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Energia, Parigi blocca i prezzi: scossa shock per Edf, cede Enel

Foto di bertrand71 da Pixabay

La scossa che rischia di mandare in tilt l’Europa è partita da Parigi. Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha annunciato giovedì sera che il rialzo delle tariffe di vendita dell’elettricità da febbraio sarà solo del 4%, contro il 44% che sarebbe necessario senza intervento dello Stato. Il provvedimento, a tre mesi dal voto delle Presidenziali, cadrà soprattutto sulle spalle di Edf, il colosso che gestisce l’energia nucleare che sopporterà così una perdita tra i 7 e gli 8 miliardi di mancati guadagni, obbligata per legge a cedere ai concorrenti più piccoli una parte della produzione a prezzi calmierati. Immediata la ricaduta sulle quotazioni in Borsa precipitate del 25% circa fin dalle prime battute.

Il salasso di Edf, che in Italia controlla Edison, ha avuto un effetto immediato sulla quotazione di Enel in calo del 2%, un ribasso superiore a quello delle altre utilities che hanno contenuto le perdite sotto il punto percentuale.  Ma, come scrive Equita, data la scarsa visibilità delle scelte della Ue, la decisione del governo francese aumenta l’incertezza sullo scenario a livello europeo, già incerto di suo. L’aumento dell’energia, infatti, è frutto di più fattori tra cui spicca il contrastato rapporto con Mosca, decisa a far pesare la carta del gas nella partita sull’Ucraina.  Da mesi la Polonia e il Parlamento europeo chiedono alla Commissione di indagare su quanto sta facendo Gazprom nel mercato del gas. Il colosso russo rispetta i contratti, ma rifiuta richieste di forniture aggiuntive e sta lasciando svuotare i suoi impianti di stoccaggio in Europa. E la commissaria Margrethe Vestager giovedì ha lanciato il primo vero avvertimento a Gazprom. “Fa pensare che un’impresa di fronte alla crescente domanda limiti le forniture. Questo è un comportamento abbastanza raro nel mercato.

E’ in questo quadro che si gioca la partita dei prezzi italiani, sotto la spada di Damocle dell’impatto del caro energia che minaccia la ripresa dell’industria oltre ai budget delle famiglie. Sempre giovedì si è tenuta una riunione a Palazzo Chigi per discutere il tema del caro energia. Erano presenti i rappresentanti dei ministeri e l’Authority Arera. Anche in Italia il tema del giorno sono gli interventi da prendere per sterilizzare almeno in parte l’impatto del caro energia, Provvedimenti contingenti, perché si spera che la bolla del caro gas si sgonfi in primavera, ma che finalmente andranno inquadrati in scelte coerenti con una politica di più ampio respiro. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, rispondendo ad una domanda sulla ipotesi di una tassazione anche in Italia della extra-marginalità delle imprese energetiche, ha spiegato che “opinione condivisa all’interno del governo è che gli extraprofitti… debbano in qualche modo contribuire alla fiscalità generale per permettere di intervenire nei confronti delle categorie più svantaggiate”. Un’indiretta replica all’amministratore dellEnel Francesco Starace che in un’intervista a Repubblica ha negato l’esistenza stessa di extraprofitti.

Intanto filtrano le linee del documento che il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha predisposto per il premier Mario Draghi. Dal lavoro emerge che l gas resta una fonte di transizione necessaria per il nostro Paese, indipendentemente dalla tassonomia europea ancora in corso di discussione in cui si incrociano, con grande confusione, il tema del gas ed il nucleare caro a Parigi. 

Sul fronte interno la squadra di Cingolani propone di accelerare la produzione del gas disponibile nella Penisola già oggi, senza nuove perforazioni: è possibile, secondo i tecnici, raddoppiare da 4 a 8 milioni di metri cubi lo sfruttamento dei giacimenti entro 24 mesi. In tal modo si potrebbero ridurre le importazioni ed introdurre per il gas domestico una serie di sgravi fiscali a vantaggio di famiglie ed imprese (evitando l’effetto Edf grazie a sconti ai produttori). Il tutto da coordinare con il confronto in sede Ue, a partire dal criterio del prezzo del gas che oggi fa da benchmark per fissare il valore delle varie forme di energia. 

Le scelte, insomma, non mancano, anche se il passaggio è stretto: secondo Standard & Poor’s il rincaro potrebbe costare alle aziende tra i 30 e o 35 miliardi di euro. E pure per Piazza Affari il salasso non sarà indifferente, anche se Starace ha pronto un sostanzioso palliativo per i soci: la quotazione in Borsa già nel 2022 sia di Gridspertise, la società del gruppo dedicata alla trasformazione digitale delle reti elettriche, sia della nuova società che si occupa di ricarica delle auto elettriche nata dalla scissione di Enel X.

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