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Energia: l’industria italiana dell’idrogeno è pronta ma il Piano energia e clima non è adeguato alle attese

L’analisi del Politecnico di Milano critica la scelta del governo sulla produzione e l’impiego di un’altra fonte pulita. Ci sono fondi europei che non si possono perdere

Energia: l’industria italiana dell’idrogeno è pronta ma il Piano energia e clima non è adeguato alle attese

Il giorno in cui l’Italia avrà un programma energetico e ambientale accettato da tutti i soggetti che hanno responsabilità, sarà un giorno di concordia nazionale. Le questioni sono complesse e molto attuali, ma il governo ci mette del suo per non cadere mai nel campo giusto. Lo fa di proposito? Ai ricercatori più accreditati, sembra di sì. Ed ecco l’ultimo caso. Pochi giorni dopo aver inviato il nuovo Piano energia e clima – Pniec – alla Commissione europea, con le aperture sul nucleare, la School of Management del Politecnico di Milano ha studiato lo scenario dell’idrogeno. Una fonte energetica pulita per la quale sono in gioco miliardi di euro di investimenti sia pubblici che privati. L’Ue stessa ha messo in piedi un piano pluriennale, ma l’Italia ha preso una direzione troppo incerta nel medio-lungo periodo. In buona sostanza le percentuali di idrogeno verde indicate dal ministro Pichetto Fratin sono troppo basse, dicono dal Politecnico di Milano.

Per ridurre inquinamento e sprechi l’idrogeno verde è consigliato in quasi tutti i processi industriali e nel trasporto. Il fabbisogno italiano per i prossimi anni è di circa 7,5 milioni di tonnellate per i settori industriali, più altri  7,7 per il  civile. L’utilizzo della fonte è auspicato da migliaia di imprenditori che in un modo o nell’altro dovranno riconvertire il modo di produrre. Il Piano del governo prevede, invece, al 2030 solo 0,251 milioni di tonnellate prodotte. Non è chiaro per quale ragione le cifre indicate dal ministero siano cosi basse nonostante le tante buone parole dei mesi scorsi.

A rischio i finanziamenti europei?

Vittorio Chiesa, direttore della struttura del Politecnico che ha  preparato l’Hydrogen Innovation Report 2024 conferma che  “resta non chiara la direzione di medio-lungo periodo che si intende percorrere”. Le aziende dell’idrogeno sono pronte per dare il via allo sviluppo di una filiera nazionale. Qualcosa di molto simile a quell che è accaduto negli anni passati per il petrolio. Il Pniec rielaborato in un anno e mezzo di lavoro, poteva essere la chiave per entrare a pieno titolo anche nell’European Hydrogen Bank. È lo strumento attraverso cui la Commissione europea concede finanziamenti ai progetti di produzione da elettrolisi più competitivi. Obiettivamente non si può rischiare di non prendere questi finanziamenti.

A proposito di elettrolisi, resta la tecnologia preferita dall’Ue sebbene ce ne siano altre. Comunque per avere sul mercato idrogeno verde con l’elettrolisi occorrono anche più rinnovabili. Bisogna costruire strutture e impianti anche nella prospettiva di maggiore sicurezza nazionale. La conclusione riportata dal Report 2024 è che visto il quadro attuale, è difficile immaginare che la “produzione di idrogeno rinnovabile riesca a insidiare il massiccio utilizzo attuale di fonti fossili”. L’ ennesima critica sulle timidezze dell’eseciutivo.

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