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Energia, le Comunità Cer: cosa sono e quali sono i vantaggi

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La condivisione di energia pulita rappresenta una trasformazione del tradizionale modello di produzione e consumo di kilowattora. Con l’arrivo in Italia della regolamentazione delle comunità energetiche rinnovabili, CER, si perfeziona il concetto di generazione distribuita e lo sviluppo dell’energia a km zero. Le CER si costituiscono in forma giuridica semplice con l’associazione di persone fisiche, attività commerciali, PMI non energetiche e amministrazione locali che uniscono le forze per dotarsi di un impianto per la produzione e la condivisione dei kilowattora da fonti rinnovabili. Finora era legale, per esempio, che condomini si consociassero per finanziare l’installazione di pannelli sul tetto dello stabile, tuttavia l’energia prodotta poteva essere usata solo per alimentare le parti comuni; mentre ora con il riconoscimento giuridico dell’autoconsumo collettivo è previsto che l’impianto fornisca più utenze. 

Da un punto di vista economico si guadagna un persistente alleggerimento della bolletta nell’ordine del 20-30%. Per ogni MWh autoprodotto e autoconsumato è previsto un incentivo di 110 euro. L’eventuale eccedenza di energia viene acquistata dal GSE (50€/MWh all’incirca 3 volte il prezzo all’ingrosso dell’energia). È riconosciuta un’esenzione degli oneri di rete e di sistema per effetto della coincidenza tra produzione e consumo con uno ristoro quantificato dall’Autorità per l’Energia di 8-10€/MWh. A livello di investimento per l’impianto e i sistemi di accumulo, si beneficia delle detrazioni fiscali del 50% sugli impianti FER e per una parte della capacità installata (fino a 20kWp) anche le agevolazioni previste dal Superbonus 110%. I limiti tecnici per la costituzione di una CER sono che tutti i partecipanti devono essere serviti dalla stessa cabina di trasformazione a BT e che la potenza installa non superi i 200kWp.

La partecipazione di soggetti non energetici a progetti di energia rinnovabile rappresenta una strutturale discontinuità idealmente assimilabile a quella vissuta dal mercato dell’audiovisivi quando i negozi fisici di Blockbuster furono cancellati dai servizi in streaming come Netflix. 

È la tecnologia smart grid che porta i cambiamenti ma è la politica ad attuarli. Il concetto di mettere i cittadini al centro della filiera green riconoscendo e incentivando la figura del prosumer, colui che autoproduce, autoconsuma, stocca e condivide energia, prende forma con la direttiva europea REDII del 2018, il cui recepimento è stato anticipato in Italia con un emendamento al decreto Milleproroghe 2020 grazie all’iniziativa del senatore Gianni Girotto. Per dotarsi di regole transitorie si è ricorso allo strumento della sperimentazione in deroga e nel corso dell’anno pandemico sono germogliate alcuni progetti di comunità energetica. Il primo ad entrare in esercizio è quello di Magliano Alpi nel Cunese con la partecipazione mista di cittadini e comune. 

Attualmente è all’esame al Parlamento la legge di delegazione europea per allineare il quadro regolatorio nazionale con le nuove direttive europee introducendo elementi di semplificazione e migliorie nella valorizzazione dell’apporto della generazione distribuita in base a criteri oggetti, trasparenti e non discriminatori. Siamo nella direzione giusta sebbene a parere di alcuni ci siano ancora dei margini di perfezionamento per allargare la partecipazione. Si contesta il non riconoscimento gli enti del Terzo Settore e quelli pubblici diversi dai comuni tra i soggetti abilitati a formare una CER. Altra criticità: ragioni di riservatezza e sicurezza rendono difficile l’individuazione a priori del perimetro territoriale servito dalla stessa cabina di trasformazione; oppure la richiesta di scorporo dell’energia condivisa dalla bolletta elettrica.

A livello di transizione energetica, l’autoconsumo collettivo rappresenta una leva interessante per ridare un nuovo impulso alle rinnovabili moderne. La potenza installata nel 2020 è crollata -15% solare e -79% allontanandoci dall’obiettivo di decarbonizzazione assunto a livello europeo e nazionale – 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030.  Infine, altra ricaduta della partecipazione di cittadini a progetti FER permette di depotenziare la sindrome Nimby che non risparmia l’energia verde. 

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Categories: Economia e Imprese