Con i prezzi del petrolio e soprattutto del gas che hanno toccato i massimi storici, le aziende energetiche in Italia non se la cavano male, anzi, si può dire che abbiano fatto il pieno di utili dopo lo shock provocato dalla pandemia. Lo dicono i bilanci delle compagnie energetiche italiane quotate in Borsa, anche perché sono le sole che consentono una lettura degli andamenti economico attraverso le relazioni trimestrali.
Ma quali sono gli utili delle società energetiche? Una fotografia dettagliata sui numeri è fornita dal Rapporto sui bilanci delle Società dell’energia 2014-2021, realizzato dal Centro Studi Comar, che fornisce anche qualche previsione sul 2022. Cifre che spiegano la tanto discussa tassa sugli extraprofitti, che con il Governo Meloni sale al 50%. Un provvedimento semplificato dal fatto che sono tutte società a controllo pubblico, ma complicato dal fatto di essere aziende quotate in Borsa. Ma andiamo per ordine.
Aziende energetiche quotate in Borsa: quali sono le e quanto valgono?
Le società dell’energia quotate scendono da 21 a 20: A2a, Acea, Acinque, Alerion Clean Power, Algowatt, Ascopiave, Ecosuntek, Edison, Enel, Eni, Erg, Eviso, Falck Renewables, Gas Plus, Hera, Iren, Italgas, Saras, Snam e Terna. Invece Elettra Investimenti è stata revocata dalle negoziazioni lo scorso giugno.
La loro capitalizzazione su Borsa Italiana, a fine 2021, era pari 182,3 miliardi di euro, il 23,5% della capitalizzazione totale (768,8 miliardi). In cima alla classifica c’era Enel, con una capitalizzazione di 71,6 miliardi, nettamente superiore rispetto a Intesa Sanpaolo (44,2 miliardi), la seconda società fra quelle presenti sul mercato azionario.
Ma le turbolenze registrate dai mercati nel 2022, tra la depressione indotta dal Covid-19 e lo shock energetico dell’era Moderna (il terzo dopo il ’73 e il ‘’79), hanno fatto scendere la capitalizzazione delle società dell’energia, al 31 ottobre 2022, a 146,8 miliardi di euro, con un calo di 35,5 miliardi di euro (-19,4%). E l’Eni è riuscita a spodestare Enel dal primo posto.
Record di fatturato e utili nel 2021 per le aziende energetiche
Secondo l’analisi Comar, nel 2021, il fatturato ha sfondato i 351 miliardi con un aumento del 60,8% rispetto all’anno della pandemia, registrando una crescita del 14,6% rispetto al picco raggiunto nel 2014 di 306,9 miliardi. Anche gli utili aggregati, pari a 16 miliardi, risultano più che raddoppiati rispetto al periodo pre-Covid (6,9 miliardi nel 2019) e neanche paragonabili con le perdite accusate nel 2020 (2,6 miliardi), nel pieno della pandemia.
Una buona misura della redditività delle aziende energetiche è il margine operativo netto, che ha sfiorato il record di 31,7 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto ai 15,9 miliardi del 2020 (+98,6%) ed oltre un terzo in più rispetto ai livelli del 2014 (+36,3%).
Fra il 2020 ed il 2021, cresce anche l’indebitamento, che passa da 20,2 miliardi ai 187,6 miliardi di euro, (+12%). Questo stock complessivo del debito risulta anche in aumento del 35,2% sui 138,7 miliardi del 2014; il rapporto tra debiti finanziari e fatturato, dopo il balzo al 76,8% nell’anno dello scoppio della pandemia (di ben 20 punti in più sul 2019), è tornato al livello fisiologico del 53,5%.
Boom di utili nel 2022: Eni supera Enel e si piazza al primo posto
L’andamento tendenziale del 2022, ipotizzato sulla base dei dati dei primi 10 mesi di 15 Società quotate, rappresentative del 50-55% del settore, evidenzia un fatturato pressoché raddoppiato (+99%) a 291,8 miliardi di euro dai 146,5 miliardi del 2021. Nell’aumento di fatturato si distinguono Edison (+233%), A2A (+161,7%), Alerion Clean Power (+142,5%), Hera (+123%), Saras (+105%), Eni (+100%). Mentre i minori incrementi si sono registrati in Snam, italgas e Terna (sotto il 10%).
Ma il fatturato non rispecchia il vero andamento, bisogna guardare l’utile. Se andiamo a guardare gli utili delle aziende energetiche quotate, questi sono più che raddoppiati (+132%) passando da 8 miliardi di euro a 18,7 miliardi, e questo per merito “delle società del sub-settore petrolifero più che da quelle del sub-settore elettricità e gas”, spiega Comar. E qui la classifica cambia. Saras ha visto l’incremento più che consistente, pari a +559%, seconda Eni con un +472%.
I debiti finanziari, evidenzia il rapporto, sono aumentati sino al 25%, “anche per le domande di consistenti garanzie liquide a copertura degli acquisti sulle borse del gas. Una situazione di stress finanziario che sta già comportando, in taluni casi, una riduzione degli investimenti pianificati”.