Nei giorni complicati della Cop28 di Dubai la partita dell’energia in Europa segna un punto a favore della Francia. Il presidente Emmanuel Macron e la premier Elisabeth Borne evidentemente non vogliono passare alla storia dell’Unione come gli unici sostenitori del nucleare.
L’appello di venti paesi a triplicare il nucleare entro il 2050 li aiuta, ma a Parigi si pensa anche ad altro. La Commissione Ue ha concesso al governo 4,12 miliardi di euro per due parchi eolici a mare. Due grandi strutture galleggianti nel golfo del Leone con una durata di sostegno di 20 anni. È una decisione straordinaria visto che sono tra i primi progetti commerciali di questo tipo in Francia.
Non si può nemmeno escludere che il sostegno ad una fonte energetica non primaria rientri in una certa realpolitik dell’Unione al giro di boa del mandato parlamentare. Di fatto Macron abilmente avvicina il paese ad una diversificazione delle fonti, abbassando la dipendenza estera per la parte non coperta dell’atomo.
Ognuno dei due parchi avrà una capacità tra 230 e 280 MW e produrrà più di 1 Terawatt di elettricità rinnovabile all’anno.
Buoni gestori e nuova legge cercasi
Il sostegno europeo andrà a due soggetti gestori che nel 2024 saranno selezionati attraverso una procedura di gara. Vincerà l’azienda che presenterà la migliore differenza tra prezzo di gara del beneficiario e prezzo di mercato dell’elettricità.
La disponibilità di nuova energia si lega al contenimento dei prezzi per famiglie ed imprese. Una partita tutta interna che non abbandona la presidenza Macron su cui la destra va allo scontro. Noi faremo una nuova legge sull’energia, ha detto la premier Borne. “Farà parte dei primi provvedimenti che presenteremo nel 2024. Dovrà contribuire a rafforzare la nostra competitività. Dobbiamo rivedere l’intero quadro dei prezzi per proteggere i consumatori e le imprese che hanno subito la fiammata dei prezzi “.
Parole che cercano di rendere meno conflittuale il rapporto governo-cittadini, esploso- e mai del tutto dimenticato- nel 2019 con le proteste dei gilet jaune, proprio a causa dei prezzi dei carburanti.
Più in generale la crisi morde il potere d’acquisto dei francesi ed ha posto all’esecutivo centrista il problema di un piano di reindustrializzazione. La stessa legge sull’energia “è un pilastro per la reindustrializzazione” ha detto Borne a Le Figaro.
Il 2023 si conclude con diversi disallineamenti tra le promesse elettorali e la pratica quotidiana di milioni di francesi. L’energia diversificata può diventare un calmante sociale