Sole a volontà, ma le Regioni più esposte non vanno in testa alle classifiche del fotovoltaico. A primeggiare sono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna che insieme vantano circa 300 mila impianti a servizio di famiglie ed imprese. Sicilia, Puglia e Campania sono in classifica, ma dietro a Piemonte e Lazio, che superano anche Toscana e Sardegna. Complessivamente in Italia sono installati 986.313 impianti di tutte le taglie e che sviluppano una potenza di 22,5 Gigawatt. A fine anno la potenza potrebbe salire a 23 Gigawatt, intercettando quella tendenza allo sviluppo delle rinnovabili necessaria per gli obiettivi della transizione ecologica ed lo sviluppo di una vera economia circolare.
Non sono male i dati dell’ultimo report di EnergRed, la Company di servizi servizi energetici molto attiva per le Pmi. La società stima per la fine del 2021, 554 nuove installazioni. Autorizzazioni permettendo, evidentemente. Gli investimenti finora sono stati virtuosi nel Nord Italia, ma incentivi statali come il Superbonus 110% hanno rimesso in moto il mercato dappertutto. Un mercato agevolato per le ristrutturazioni che Enea, a sua volta, tiene sotto osservazione.
Roma è la prima provincia con 40.000 impianti fotovoltaici funzionanti, seguita da altre 9 province del Nord tra cui Brescia, Treviso, Padova, Torino, Milano, Bergamo. La classifica regionale è, invece, capovolta per quanto riguarda la potenza installata. In testa c’è la Puglia che con un minor numero di impianti sviluppa una maggiore potenza green. Mediamente gli italiani usufruiscono di circa 450 watt di fotovoltaico pro-capite all’anno. Notizia anche questa incoraggiante sulla via della diversificazione delle fonti ad uso domestico. Ma l’ulteriore sviluppo potrà essere assicurato dalla nascita delle comunità energetiche che per Moreno Scarchini, Ceo di EnegRed sono da incentivare.
Il punto è: come accelerare investimenti ed organizzazione sociale per modelli di economia circolare? La politica ha il dovere di risolvere a monte le inefficienze accumulate in anni di legislazione disorganica. Ci sta provando con il Decreto semplificazioni bis. Noi continuiamo a constatare lentezze nei processi autorizzativi in ogni parte d’Italia, ha detto l’Amministratore unico del Gse Andrea Ripa di Meana la settimana scorsa in audizione al Senato.
“La definizione da parte delle Regioni e degli Enti locali delle zone idonee a ospitare una determinata quantità di impianti di energie rinnovabili dovrebbe costituire un passo avanti decisivo nella velocizzazione del processo autorizzativo”. Purtroppo chi vuole investire sconta problemi di ogni tipo, compresa l’incertezza sull’assegnazione di capacità energetica per ciascuna zona. I soldi? “I meccanismi di incentivo sono la parte finale del problema”, ha aggiunto Ripa di Meana. Eppure è quello che lo Stato sta facendo per non fallire gli obiettivi dei prossimi anni.