L’acqua che manca non preoccupa solo i coltivatori e le aziende che usano energia elettrica da fonti tradizionali. La carenza idrica – nonostante il contrappasso dell’alluvione di Emilia Romagna, Toscana e Marche – non sfugge agli osservatori economici. Gli analisti di Cassa Depositi e Prestiti hanno preso in esame quello che è accaduto nel 2022 e nei primi mesi del 2023. Una valutazione socio-economica di una risorsa su cui si continua ad intervenire in maniera disarticolata. In un incontro specifico su “Disponibilità idrica e produzione di energia: rischi per la transizione?” gli economisti hanno tratteggiato uno scenario che può non vedere mai l’Italia ai primi posti per la transizione verde. È evidente che le variazioni climatiche hanno effetti su produzione, commercio, acquisti e molte altre cose. Mettono in discussione la capacità di adattamento dei sistemi sociali e naturali alle follie del clima. Ma stare fermi o avventurarsi in teorici piani per tenere insieme sviluppo e identità nazionale (incontenibile abuso a destra) senza aprire cantieri, è ridicolo e umiliante. L’analisi di Cdp studia i danni provocati dai cambiamenti climatici sull’energia idroelettrica. La disponibilità di questa fonte pulita diminuisce di anno in anno e nel medio periodo il trend potrebbe condizionare tutto il processo di transizione. Da qui scaturisce il problema della sicurezza del sistema elettrico italiano e le incertezze sul futuro “che si basa sullo sviluppo di alcune tecnologie a basse emissioni di carbonio che richiedono elevati quantitativi d’acqua”.
Energia: l’idropotabile è senza infrastrutture
Si sbaglia se in controluce nello studio si nota la mancanza di infrastrutture e le indecisioni di governo e Regioni nel costruire sistemi di stoccaggio idrico? No.”Il potenziamento della capacità di stoccaggio di acqua, la manutenzione e l’ammodernamento degli impianti idroelettrici esistenti, potrebbero contribuire ad attenuare tali rischi” rispondono gli analisi di Cdp. “C’è un problema di infrastrutture e manutenzione del territorio ” ha detto in Emilia Romagna il ministro Matteo Salvini. “Dighe, bloccate da troppi anni, servono. Il territorio va infrastrutturato e messo in sicurezza”. Bene, quando si inizia? Dove sono sono i progetti e con quali tempi di realizzazione? Non si sa e spesso dubitiamo anche della volontà dei team di esperti a fianco del governo di organizzare le risposte migliori. Il 2022 è stato l’anno più caldo e meno piovoso degli ultimi due secoli; anche i dati dei primi mesi del 2023 mostrano un innevamento ai minimi storici. Oltre ad aumentare la frequenza e l’intensità di eventi metereologici estremi, il cambiamento climatico, modificando i valori medi di temperatura e precipitazioni, rende i flussi d’acqua sempre più irregolari. “Il fabbisogno idrico cresce con il rischio di creare tensioni sui diversi possibili utilizzi dell’acqua. Per garantire la sicurezza idrica è necessario riorganizzare in modo ottimale il sistema dello stoccaggio dell’acqua e sono necessari potenziamenti infrastrutturali” sostengono in Cdp. E si sa che la Cassa può investire. Un esempio è la GreenIT – 51% Plenitude (Eni) e 49% da CDP Equity – che ha in programma investimenti per 1,7 miliardi di euro nelle rinnovabili. Il ministro delle Infrastrutture dovrebbe saperlo.
L’aiuto del Piano Clima…. quando arriverà?
Il clima pazzo ha ridotto l’energia elettrica prodotta con l’acqua dal 15- 20% al 10%: valore più basso dal 1950. A questo punto la conclusione degli analisti di Cassa Depositi e Prestiti si aggiunge ad altre simili sull‘assenza del Piano Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici che il governo non sblocca. Nessuno discute della rispettabilità del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Si è impegnato a presentare il Piano entro il 30 giugno e lo aspettiamo con grande interesse per capire il destino ambientale del Paese. Visto da destra, naturalmente, con precedenti scandalosi su condoni edilizi, leggi speciali, destrutturazione di uffici, eccesso di gas. Tuttavia quel Piano, fanno notare gli analisiti “in attesa di approvazione, potrebbe essere uno strumento importante per ridurre i rischi derivanti dai cambiamenti climatici e migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali”. Gli impianti idroelettrici sono nella storia energetica dell’Italia e dell’Europa. Per riprenderli si muovono le grandi compagnie europee, mentre sugli invasi esistenti si possono aumentare i volumi di accumulo, ridurre la quantità di sedimenti trasportati dai fiumi, ripulirli anche per questioni igienico-ambientali. L’energia idroelettrica offre sicurezza e si integra con le altre rinnovabili, ricordano in Cdp. Una precisazione che fa bene a chi deve decidere cosa fare.