Il Presidente Anev Simone Togni critica i ritardi dell’esecutivo e gli impegni presi da Di Maio. Il decreto sulle rinnovabili non ha accolto i consigli degli industriali. A rischio progetti e investimenti.
Le rinnovabili, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, sono settori dell’industria che guideranno nei prossimi anni la crescita occupazionale a livello globale. Chi non la pensa così, alzi la mano. Eppure il governo, che questi concetti li espone assai spesso, è in ritardo sulle misure che avrebbe dovuto adottare. Nella settimana delle polemiche sulle trivelle e del documento di Confindustria sulle opportunità nel settore energetico ed ambientale, torna a farsi sentire la primaria industria italiana dell’eolico. Siamo stanchi di aspettare , dice Simone Togni, presidente di Anev, l’Associazione di categoria.
In un intervista al nostro giornale, Togni aveva tracciato lo scenario per i prossimi anni, gli investimenti, la riqualificazione degli impianti entro il 2020, a condizione che governo e Parlamento avessero accelerato i provvedimenti più volte annunciati. Invece siamo fermi. Ed anche stavolta il passo da lumaca rischia di non farci cogliere tutte le opportunità derivanti dagli scenari energetici dei prossimi anni. La polemica che ha fatto rischiare (?) la crisi di governo sulle autorizzazioni per le nuove ricerche di idrocarburi ne è il sintomo. Anche il disagio dell’industria delle rinnovabili è la cifra di un sintono grave per il business compromesso. Preserviamo il sottosuolo da chissà quali disastri, ma poi continuiamo a circolare con auto a benzina o diesel , abbiamo bisogno di petrolio e gas ancora per molti anni , arranchiamo sulla geotermia e via discorrendo. Comunque il decreto sulle rinnovabili che Di Maio aveva annunciato a luglio proprio ad un convegno dell’Anev, è stato inviato alla Commissione Ue. In ritardo e soprattutto senza aver recepito le proposte delle aziende eoliche, dicono gli operatori . In altre parole : delusione. Passeggera ? Non si direbbe a leggere quello che Togni scrive in un articolo sulla rivista Terra Mia , condiviso con la sua organizzazione. Non è l’unico leader dal fronte rinniovabili.
Le risposte del governo al momento sono poche e dalla strada in- out per Bruxelles si aspettano il ritorno con le autorizzazioni previste per nuove installazioni e nuova produzione di energia dal vento. La vicenda , sia detto, non ricade tutta sulle spalle del governo Conte. Sono tre anni che l’Italia deve mettere mano al sistema delle rinnovabili in coerenza con gli obiettivi sul clima . Il momento è propizio per la nostra industria. Tanto più che nelle stanze che contano in Europa si sta esaminando il Piano Energia e Clima che stabilirà una volta per tutte come procedere. “ È veramente sconfortante – spiega Togni- notare come anche questo esecutivo, nato sotto gli auspici di un grande cambio di passo rispetto a una politica seduta sulle posizioni retrograde rispetto alla politica energetica degli ultimi 50 anni, si stia invece pian piano uniformando ai precedenti governi tanto criticati.” Ci vuole il coraggio , dicono gli industriali, e più in dettaglio la capacità di credere nello sviluppo delle fonti pulite. Se le importazioni di energia continuano a pesare sul bilancio e sulla spesa per non far fallire le imprese e consentire agli italiani di continuare a vivere in modo dignitoso, su qualcuno deve ricadere la responsabilità di non essere al passo dei tempi. Con una transizione graduale verso le rinnovabili, mentre non si possono abbandonare ancora le fossili. Lasciando stare, per carità di patria, il discorso sulle infrastrutture , sul potenziamento delle reti di trasporto e di distribuzione , sulle centrali, sulle agevolazioni fiscali. Il Governo Conte deve dar prova di lungimiranza per rimediare alla schizofrenia che sta dimostrando, dicono all’Anev. La posta in gioco sono gli obiettivi – non solo italiani, evidentemente – ma europei e mondiali che reclamano strumenti efficienti per raggiungerli . Il sistema energetico italiano ha un alto contenuto tecnologico apprezzato in tutto il mondo anche per la sua capacità di innovarsi. Decine di aziende grandi e piccole hanno accettato la sfida del passaggio ad un nuovo ordine energetico ed ambientale. Ma se manca lo Stato?
View Comments (1)
Consueto comunicato della lobby dell'eolico italiano a cui interessa solo ricevere lauti finanziamenti mascherati da finte idee ambitaliste e di protezione dell'ambiente.