All’alba della presentazione della strategia europea per la creazione di un mercato dell’idrogeno verde in tre tappe, con traguardo al 2050, non manca l’alzata di scudi contro quell’idrogeno blu che sembrerebbe indispensabile per il processo di transizione. Mercoledì 8 luglio la Commissione Europea ha adottato la strategia per l’integrazione del sistema energetico e quella per l’idrogeno. I due piani introducono una nuova agenda d’investimenti a favore di un sistema energetico integrato dove l’idrogeno dovrebbe favorire la decarbonizzazione dell’industria, dei trasporti e della produzione di energia elettrica. La produzione di idrogeno dovrebbe crescere nel mix energetico europeo partendo da una quota del 2% per arrivare a rappresentare il 13-14 % delle fonti energetiche continentali nel 2050. Per quella data le tecnologie per la produzione di idrogeno green dovrebbero raggiungere la piena maturità, permettendo tra l’altro la decarbonizzazione dei settori più difficili: trasporti e siderurgia.
Obiettivo cardine è promuovere la diffusione e il consumo di idrogeno verde, i cui costi non sono ancora competitivi rispetto al cosiddetto idrogeno blu, prodotto dalle fonti fossili. Con la nuova strategia Ue dell’idrogeno, Bruxelles punta a promuovere un aumento consistente della produzione di elettrolizzatori che consentono di trasformare l’energia in idrogeno mediante elettrolisi dell’acqua. In altre parole, il meccanismo consiste nell’utilizzare energia per scomporre le molecole d’acqua in ossigeno e idrogeno gassoso. L’idrogeno può poi fornire capacità di stoccaggio per compensare la variabilità dei flussi delle energie rinnovabili. Il fabbisogno di nuove infrastrutture per il trasporto dell’idrogeno è limitato, essendo possibile la riconversione almeno parziale della rete gas esistente. L’idrogeno verrebbe quindi immesso nella rete come arricchimento del metano trasformando la rete gas in un buffer per la produzione elettrica incostante delle fonti rinnovabili.
Secondo un report pubblicato venerdì dall’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia però, per il 65% delle Autorità nazionali la rete di trasporto non ammette attualmente l’introduzione di idrogeno. Nella maggior parte dei casi lo sviluppo di reti in grado di trasportare miscelazioni di idrogeno e biometano sembrerebbe infatti fermo allo stadio di progetti pilota.
L’elettrolisi dell’acqua è però un processo estremamente energivoro e benché l’obiettivo al 2050 sia quello di produrre idrogeno attraverso fonti di energia rinnovabile, nel breve e medio periodo sembrerebbe inevitabile l’utilizzo di fonti fossili. Il periodo di transizione promuoverebbe quindi anche l’idrogeno blu, ma la nuova strategia sottolinea la necessità di mantenere basse le emissioni di carbonio dovute al processo di produzione dell’idrogeno dal gas e questo sarebbe possibile con la cattura e lo stoccaggio del carbonio liberato. Vari analisti del mercato delle innovazioni green, però, non nascondono i loro dubbi sulla reale possibilità che le tecnologie di cattura e stoccaggio possano diventare economicamente accessibili e quindi guadagnare mercato.
A reagire positivamente alle nuove prospettive che pone l’idrogeno al momento sembrano essere i mercati finanziari, come ha dimostrato l’andamento di alcuni titoli in borsa in occasione del lancio ufficiale, anche questo avvenuto mercoledì, della European Clean Hydrogen Alliance, che riunisce istituzioni, industrie e società civile. L’italiana Snam, tra le società leader europee per le infrastrutture del gas, ha partecipato al lancio della nuova strategia dichiarando l’impegno d’investire per abilitare un maggiore utilizzo di idrogeno attraverso le proprie infrastrutture. Le parole dell’amministratore delegato di Snam, Marco Alverà, hanno infatti sostenuto i corsi del titolo a piazza Affari che ha chiuso con un apprezzamento di quasi il 2,2%.
Le infrastrutture del gas dovrebbero permettere il passaggio di un combustibile sostenibile da utilizzare per la conversione di centrali e impianti a carbone e per alimentare settori industriali energivori come quello della siderurgia. Non a caso Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione nonché responsabile per il Green Deal europeo, ha lanciato un appello al governo italiano affinché si impegni nel rendere Taranto un campione europeo dell’acciaio verde. Ma i focosi dibattiti che si intravedono all’orizzonte su ciò che è green e sostenibile e ciò che non lo è potrebbero rendere difficile il perseguimento dei buoni propositi dell’Unione europea. In occasione del lancio delle nuove strategie infatti, l’europarlamentare pentastellata Rosa D’Amato ha ammonito con toni duri i fautori delle nuove politiche energetiche, sottolineando che l’idrogeno del futuro è l’idrogeno verde e non l’idrogeno blu, che invece “salvaguarda gli interessi delle lobby e finanzia le grandi industrie inquinanti dell’acciaio”. Per Fabio Massimo Castaldo (M5S), vicepresidente del Parlamento europeo, non si deve più investire nell’ampliamento dell’infrastruttura fossile esistente. Un appello che odora di rammarico per la resistenza fallita al gasdotto Tap/Snam che a ferragosto farà approdare in Puglia il suo primo gas azero.