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Energia dal mare: Italia in pole con il progetto Pelagos

Enea ha dato il via allo hub italiano che partecipa al Pelagos Blue Energy Cluster, il progetto europeo da 2,4 milioni di euro che promuove lo sfruttamento delle energie marine per produrre energia elettrica. Sfruttabili lo stretto di Messina, la laguna di Venezia, le bocche di Bonifacio in Sardegna.

Arriva ancora una volta da un centro di ricerca italiano la determinazione nell’esplorare e utilizzare fonti di energia alternative. Ed è ancora l’Enea a candidarsi per un hub mediterraneo che sfrutti le risorse del mare.

Il mare nostrum, per arricchire il potenziale energetico italiano e continentale. Cresce il progetto europeo da 2,4 milioni di euro, concepito nell’ambito programma Interreg-Med. Il valore scientifico è fuori discussione, così come l’investimento destinato a migliorare gli approvvigionamenti energetici complessivi.

Le industrie sono pronte a condividere i risultati, mentre l’Enea conquista un nuovo riconoscimento. Pochi giorni dopo la
presentazione su scala mondiale del primo disco che cattura energia dal sole. “impegno stavolta è rivolto al mare, a creare la rete italiana del Pelagos Blue Energy Cluster, il segmento voluto dalla Ue che promuove , appunto, lo sfruttamento delle energie marine. Cercare nei movimenti marini tutto ciò che può far bene all’ambiente e al clima, è l’approdo finale.

Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio Enea di modellistica climatica, spiega che il mediterraneo offre notevoli opportunità di sfruttamento, anche se la maggiore disponibilità delle risorse energetiche marine in Europa resta quella della costa atlantica. Poco male, ma il lavoro deve essere svolto e l’ Ente italiano è stato riconosciuto leader della gestione generale.

Non potrà deludere, per rispetto anche ai tanti ricercatori che lavorano in laboratori e strutture di eccellenza in condizioni difficili.
Al workshop “Blue Energy: trend tecnologici e opportunità di mercato per le imprese italiane”, in collaborazione con Unioncamere Veneto, l’apprezzamento è stato generale e l’industria attende gli esiti. In realtà i ricercatori con sapienza, si sono spinti in avanti quando hanno chiarito che tra non molto si tratterà di trasferire i risultati e le conoscenze scientifiche a livello industriale e presso i decisori politici nazionali ed europei.

Pelagos Blue Energy crea una rete di piccole e medie imprese, compagnie elettriche, operatori finanziari e clienti finali in Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Gli italiani hanno competenze nello sviluppo tecnologico e nella mappatura delle risorse marine utili alla conversione dell’energia del moto ondoso. Il Mediterraneo è il campo sperimentale privilegiato e gli oltre 8 mila chilometri di costa nazionali diventeranno la “fabbrica” di produzione.

Uno studio, sempre firmato Enea, classifica sei tipologie di fonti reperibili: onde, maree, correnti di marea, correnti marine, gradienti di temperatura e salinità. Quando, poi, si parla di dispositivi, si apprende che le emissioni di gas serra in questi processi sono davvero poche. Sfruttabili lo stretto di Messina, la laguna di Venezia, le bocche di Bonifacio in Sardegna.

Perché tutto questo non è stato fatto sino ad oggi? Per coperture finanziarie e sinergie industriali. I 2,4 milioni di euro  sono buona cosa, ma in fase sperimentale si sempre fatica ad accreditarsi in maniera proporzionale allo sforzo di ricerca. Eppure a livello europeo le stime prevedono una potenza energetica installata lungo le coste pari a 188 gigawatt entro il 2050. Un trend che sposa gli obiettivi della strategia mondiale contro i gas serra e favorisce quel mondo industriale che condivide la green strategy.

Tre anni fa il governo italiano ha dato una mano con una dotazione per gli studi. La circostanza di una nuova strategia per la produzione di energia elettrica deve far sperare in una accelerazione delle tecniche di utilizzo. Il mediterraneo può tornare a fare notizia per cose di alto valore economico e sociale. I capitali necessari non dovranno mancare.

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