In occasione dell’assemblea annuale di Unione Petrolifera, sono stati forniti importanti numeri circa il peso del petrolio sulla fattura energetica.
La domanda di energia primaria in Italia ha segnato nel 2016 una battuta d’arresto, influenzata da interventi di efficienza energetica e dai mutamenti dei comparti produttivi causati dalla crisi economica. Per la prima volta, e anche se per pochi decimali, il gas naturale ha superato il petrolio come fonte di energia in Italia.
Si tratta di un dato da non sottovalutare, di un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. Rispetto al 2015, infatti, la domanda di gas naturale è cresciuta dal 33 al 34,4%, superando quella del petrolio che si è attestata nel 2016 al 34,2%. A crescere però è stata anche la domanda delle rinnovabili, di 1 punto percentuale, contribuendo alla riduzione, dello stesso ammontare, delle importazioni nette di elettricità dall’estero.
In seguito all’ottimo +4,1% del 2015, i consumi di prodotti petroliferi nel 2016 hanno fatto registrare un -0,9%. Nei primi cinque mesi del 2017 la situazione sembra essere ancor più negativa: consumi in calo dell’1,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di questi consumi, 2/3 sono stati impiegati nel settore dei trasporti, con il gasolio che da solo copre il 40% dei volumi totali, seguito dalla benzina con il 30%.
– Prezzi industriali al netto delle tasse (Fonte: UP su dati Commissione Europea)
Come si può vedere dal grafico, se per il gasolio il prezzo industriale in Italia è molto simile a quello degli altri paesi europei, nel caso della benzina si nota una lieve differenza. Ad incidere sulla differenza di prezzo al consumo di entrambi è però il peso notevole della componente fiscale, che in Italia incide in maniera rilevante e determina il cosiddetto “stacco” con la Ue.
La fattura petrolifera intanto, è data in ripresa a fine 2017 (+ 3/4 miliardi), sulla scia dell’aumento delle quotazioni internazionali delle diverse fonti, in seguito al calo dello scorso anno (minimo storico, di poco superiore ai 12,5 miliardi).
L’incidenza dei trasporti sui consumi di prodotti petroliferi riporta immediatamente l’attenzione sulla mobilità sostenibile. E l’Unione petrolifera propone di intervenire per svecchiare l’arretrato parco auto italiano è già pronta: “Ai livelli attuali di emissione dei veicoli euro 6 e della loro prevista evoluzione – ha spiegato Claudio Spinaci, Presidente di Unione Petrolifera – con un progressivo ricambio di circa 2 milioni di auto l’anno, per il trasporto leggero al 2030 sarà possibile ottenere una riduzione di emissioni di Co2 del 37% rispetto al 2005″. In quell’anno, osservano i petrolieri, “il parco era tutto pre-euro 4 con emissioni medie di almeno 170 gr/km, cioè più del 33% richiesto a livello europeo sulla base degli accordi di Parigi”. Per contenere invece il problema delle polveri sottili che soffocano le grandi città Up ritiene si debba intervenire sull’intermodalità (car e bike sharing, trasporto pubblico efficiente e diffuso) e sul potenziamento del trasporto pubblico locale. Poco spazio, invece, Up assegna alla diffusione dell’auto elettrica.
Allegati: Unione Petrolifera – Assemblea 2017, Numeri