La transizione energetica italiana con il mix di fonti utili a non far collassare il paese diventa cavallo di battaglia del centrodestra? Alla Commissione Ambiente della Camera dei deputati che l’altro giorno ha approvato l’avvio di un indagine conoscitiva sul ruolo del nucleare, si è riproposta la divisione tra partiti di governo e partiti di opposizione.
La decisione finale è stata presa con il sostegno di tutto il centrodestra più Azione, mentre Pd, M5S e Avs si sono astenuti. L’indagine vuole verificare quale ruolo può avere il nucleare nel passaggio a un nuovo sistema e nel processo di decarbonizzazione. Per ora gli obiettivi europei restano fissati al 2030 e al 2050 con diverse opzioni già in campo come per l’idrogeno, il GNL, il nucleare. Non è chiaro cosa accadrà dopo le elezioni del nuovo Parlamento europeo e cosa resterà del Green Deal concepito in questa legislatura. L’Italia è uno dei paesi più interessati a capire il reale apporto delle fonti non tradizionali. Ricordiamoci che le fossili rappresentano il 70% dei nostri consumi di energia. Le industrie -soprattutto le piccole- faticano a passare alle rinnovabili e le importazioni di gas e petrolio sono alte, anche dopo la guerra in Ucraina.
La sinistra si astiene
L’astensione della sinistra sull’indagine promossa dal centrodestra deve far riflettere. La ricerca in campo nucleare è spinta al massimo e approfondire vantaggi e svantaggi, rischi e opportunità è l’occasione per superare un limite culturale rispetto alle tecnologiche che guideranno il futuro. Beninteso, tutte le tecnologie perché è evidente che nessun sistema energetico si basa su una sola fonte. “La questione nucleare va affrontata con realismo e senza ideologia, guardando le prospettive del futuro della ricerca, ma allo stesso tempo con una vera valutazione dei costi del nucleare nel suo complesso, e una valutazione sui tempi reali di sviluppo delle nuove tecnologie” ha detto Christian Di Sanzo, deputato Pd in Commissione Ambiente.
Vero. Perché astenersi, allora? Per “contenere” l’anima antinucleare del partito? Perché la proposta arriva da destra e la sinistra si identifica solo con le rinnovabili? Sui costi non ci sono dubbi: senza calcolarli non si rende un buon servizio a nessuno. L’indagine deve preparare il Paese alle scelte da fare, deve affrontare il tema del deposito delle vecchie scorie, stabilire i fabbisogni di energie di lungo periodo, ascoltare esperti e associazioni. Se andrà fino in fondo avrà compiuto un miracolo dopo 30 anni di discussioni. Ritenere che tutta l’energia nucleare sia tabù a prescindere, è una palese sottovalutazione.
Cosa si fa nel mondo
Nel mondo ci sono centrali obsolete e centrali con nuovi sistemi, più sicure e controllate. Ci sono centri di ricerca italiani impegnati in progetti europei di grande valore scientifico, così come ci sono industriali che investono capitale umano e finanziario in minireattori di ultima generazione. Quanto giova al Pd, stare accanto a chi sostiene (on. Emma Pavanelli M5S) che ” l’indagine spinta dai partiti di destracentro ricorda quelle televendite… che sotto c’è quasi sempre una fregatura”?
Le vecchie centrali italiane sono state chiuse da anni e non hanno nulla a che vedere con quelle che si progettano e si costruiscono oggi. Le strutture italiane impegnate nelle sperimentazioni e nei laboratori internazionali non hanno ricevuto l’imprimatur politico. Diversi progetti e partnership risalgono a prima che il centrodestra arrivasse al governo. Le occasioni per stare al passo con i tempi non si sprecano in un paese che non riesce a sbloccare le autorizzazioni per nuove infrastrutture e che non ha ancora un Piano Clima ed Energia vigente.
Molti anni fa il servizio studi della Camera dei deputati in un pregevole lavoro sull’energia in Italia scrisse che “le prospettive dell’energia nucleare in Italia appaiono incerte non per ragioni tecniche, ma per motivi di inadeguatezza culturale”. Dovremmo essere andati avanti, invece siamo ancora alla conta dei favorevoli e degli astenuti.