“Intercettare la fascia di consumatori non classificabili come poveri in senso stretto ma la cui bassa capacità di spesa li espone a rischi quando aumentano i prezzi dell’energia”. Sono le parole del presidente di Area Stefano Besseghini. L’Autorità ha presentato il Rapporto sui bonus sociali per energia elettrica e gas nel 2023, che dipinge un quadro allarmante: milioni di italiani sono in debito per le bollette energetiche. Nell’ultimo anno sono stati erogati 7,5 milioni di bonus sociali, con una spesa complessiva di 2,4 miliardi di euro. La platea dei beneficiari cresce a ritmi impressionanti, facendo guadagnare all’Italia un nuovo primato in Europa. Lombardia e Campania sono le due Regioni che si contendono i vertici della classifica: la Lombardia per le erogazioni del bonus gas, la Campania per quello elettrico.
A chi vanno i bonus
Da due anni i bonus vanno ai possessori di reddito Isee pari a 15 mila euro o a 30 mila se sono famiglie numerose. Nell’uno e nell’altro caso rispecchiano situazioni di povertà energetica. Lo Stato copre questi costi per ridurre i debiti verso le società di servizi energetici. Tuttavia, non si riesce ancora a trovare sistemi alternativi di compensazione che potrebbero far parte di un welfare energetico strutturale. Secondo Besseghini, trasferendo alcuni oneri di sistema presenti in bolletta alla fiscalità generale, si potrebbero incrociare meglio i livelli di reddito e intervenire povertà energetica. La verità è che l’energia costa e le sacche di povertà rilevate dall’Arera sono diffuse ormai in tutto il Paese. I primati di una Regione del Nord e una del Sud rappresentano livelli statistici, mentre si avverte sempre più il bisogno di una seria politica energetica nazionale con l’acceleratore premuto sulle fonti rinnovabili. D’altronde agli squilibri del caro energia delle famiglie fa da contrappeso quello dell’industria che paga l’energia mediamente il 30% in più dell’industria europea.
Un serio piano energetico
Nel suo discorso dopo il voto al Parlamento europeo Ursula von der Leyen ha parlato di un Clean Industrial Deal per aiutare le industrie di tutta l’Unione nella transizione energetica. Un passaggio che l’Italia dovrebbe cogliere al volo per intervenire efficacemente sia per le famiglie che per le imprese. Lo può fare in attesa che Bruxelles definisca meglio tempi e modi del provvedimento annunciato da Ursula. Il Piano Energia e Clima è una base per procedere spediti e le buone intenzioni esposte vanno calate nella realtà. In un solo anno ci sono stati 1,5 milioni di clienti elettrici e 1 milione di clienti gas in più rispetto al 2022. Le fonti rinnovabili costano meno, creano sistemi efficaci e circolari. Quello che il governo dovrebbe capire è l’allarme sociale progressivo che smentisce anche molte analisi socio-economiche e mettere mano a qualcosa di strutturale. È un operazione complessa ma non impossibile, a condizione di non usare i bonus come strumento di consenso politico. Finché non lo farà, dimostrerà un’inadeguatezza nell’affrontare questi temi. Perché Giorgia Meloni, per esempio, non dedica al problema un quarto del tempo che impiega per il Piano Mattei per l’Africa? Il suo mainstream su un nome glorioso della politica energetica italiana può risultare anche fuori luogo rispetto ai numeri forniti dall’Arera. Numeri italiani.