Enel chiude il 2016 con 3,2 miliardi di utile, in crescita del 45,7% e si presenta come il gruppo elettrico più rinnovabile d’Europa. Parola di Francesco Starace amministratore delegato e direttore generale del gruppo elettrico multinazionale, ascoltato in audizione giovedì pomeriggio alla commissione Industria del Senato. Il primato green riguarda la capacità di impianti che utilizzano fonti rinnovabili (acqua, sole, vento, biomasse) e non la capacità complessiva installata in cui la francese Edf conserva il primo posto ma serve a fare capire la svolta che è stata impressa al gruppo negli ultimi tre anni, con un vero e proprio boom dei nuovi megawattora rinnovabili installati quest’anno dalla divisione Enel green power (oltre 2.000) mentre per il prossimo triennio 2017-19 il piano strategico che sarà presentato agli azionisti il 3 maggio spinge l’acceleratore sulla sostenibilità integrata, l’auto elettrica e la decarbonizzazione. Lo stesso Ad ha spiegato, in una intervista a FIRSTonline, l’accelerazione sulla mobilità elettrica.
Francesco Starace ha presentato ai senatori i risultati ottenuti dal gruppo nel triennio (il mandato scade in primavera con l’approvazione del bilancio 2016) come mercoledì ha fatto Matteo Del Fante, Ad di Terna, anch’egli in scadenza. Il manager ha confermato i conti preliminari 2016 già annunciati lo scorso febbraio e gli obiettivi presentati con l’ultimo piano industriale 2017-19 di novembre.
“Enel – ha sottolineato – ha chiuso il 2016 con un utile di 3,2 miliardi di euro, a fronte di un fatturato di 70,6 miliardi di euro e un ebitda di 15,2 miliardi. Nel raffronto con i dati del 2013 il fatturato è diminuito del 12% (nel 2013 era stato di 80,5 miliardi di euro) e l’Ebitda è diminuito, nello stesso arco di tempo, del 4% (da 15,8 a 15,2 miliardi)” per effetto principalmente della diminuzione delle vendite di elettricità e della contemporanea forte riduzione dei prezzi. In questo contesto, l’Ad ha tutta via messo in evidenza la crescita dell’utile “da 3,1 a 3,2 miliardi, pari a un +3% realizzato anche grazie a una riduzione dei costi dell’8%”. Una difesa della redditività aziendale che è riuscita a mantenere un Ebitda al di sopra dei 15 miliardi mentre i dividendi garantiti agli azionisti sono passati da 1,2 a 1,8 miliardi dal 2013 al 2016, in crescita del 50%. Ciò ha consentito allo Stato italiano di incassare complessivamente 1,1 miliardi nel triennio. Il debito netto è contestualmente diminuito di 2,1 miliardi e il patrimonio netto è salito di 0,6 miliardi a 53,4 miliardi. Si tratta, ha ancora sottolineato l’Ad, di “risultati ottenuti a fronte di uno scenario assolutamente avverso, con una domanda elettrica italiana scesa del 3% e dell’1% in Spagna, e un prezzo in Italia diminuito del 30%”.
Tutti confermati gli obiettivi del nuovo piano industriale 2017-19: crescita dell’utile a 3,6 miliardi quest’anno, investimenti in Italia per 6,7 miliardi di euro pari al 32% del totale degli investimenti del Gruppo. Di questi 6,7 miliardi, poco più d’un terzo (2,5 miliardi) saranno a beneficio della digitalizzazione.
A Starace sono state chieste spiegazioni per il piano di riacquisto di azioni proprie per 2,5 miliardi, che verrà sottoposto all’assemblea dei soci. Secondo alcuni, il piano servirebbe per consentire allo stato “proprietario” di tornare sopra il 25 per cento del capitale. Secondo Starace, invece, “il piano non è fine a sé stesso, ma come una opzione attivabile se non riuscissimo a portare a buon fine il riacquisto di minorities in America Latina” nell’ambito del piano di riorganizzazione delle controllate.”Per il riacquisto di quote da terzi – infatti – esiste spazio negoziale, ma non esagerato” ha concluso il manager.