La nuova Enel che Francesco Starace propone agli investitori e ai piccoli risparmiatori è un gruppo “più efficiente, più agile”, più facile da capire. Sono queste le parole conclusive usate dall’amministratore delegato del gruppo elettrico nel corso della presentazione dei dati 2014 e del piano industriale 2015-2019 a Londra. Una lunga e dettagliata presentazione che ha il senso del “punto e a capo” cioè di un forte segnale di cambiamento rispetto alle precedenti gestioni.
Confermati i driver di crescita sulle rinnovabili, sul business delle reti e sui servizi innovativi ai clienti.
Confermati, anche, i miglioramenti di efficienza con un taglio di costi nominali dell’8%; la volontà di destinare più investimenti alla crescita del business (+6 miliardi rispetto al precedente piano) a quota 18 miliardi e meno alla manutenzione degli impianti (-1,6 miliardi).
In sostanza un turnaround della strategia finalizzata, in definitiva, alla crescita della redditività in modo di sostenere un debito che tornerà a crescere quest’anno (39,2 miliardi previsti) per finanziare lo sviluppo e poi scenderà a fine periodo a 36,3 miliardi: un livello comunque elevato ma sostenibile per un gruppo che punta a generare 17 miliardi di Ebitda a fine periodo contro i 15,4 attuali.
In questa cornice, le cessioni rallentano la corsa che ha visto Enel mettere in vendita 4 miliardi di asset nel 2014, abbattendo il debito a quota 37,9 miliardi, un miglioramento risultato superiore alle attese. Per il futuro, la logica è piuttosto quella di una rotazione degli asset in linea con l’avanzamento tecnologico. Venendo alle cifre, i primi 2 miliardi sono già in cantiere con la cessione di Slovenske Elektrarne ormai in dirittura d’arrivo: “Le offerte vincolanti per Sloveske Elektrarne stanno arrivando – ha precisato Starace – il termine per la presentazione è il 9 maggio”. Altri asset per circa 2 miliardi destinati alla vendita sono già stati “identificati”, un altro miliardo è previsto nell’arco di piano in modo di arrivare così a 5 miliardi complessivi.
I CONTI 2014
Nell’Ebitda dello scorso anno, si registrano apporti in calo dall’America Latina (-352 milioni) e in aumento dall’Italia (+215 milioni) rispetto al 2013. Il 70% dell’Ebitda è arrivato da attività regolate o semi-regolate. Sulla redditività hanno inciso non solo i 6,4 miliardi di svalutazioni che hanno riguardato principalmente gli asset di generazione termoelettrica in Italia (con 1,4 miliardi, considerato il piano di chiusure su 23 centrali obsolete) e Slovacchia (2,1 miliardi), ma anche l’aumento delle tasse (+850 milioni) versate per effetto dell’extradividendo di Endesa. Un’operazione-pulizia che consente ora, nelle intenzioni del management di ripartire da basi più solide, liberando dal bilancio ammortamenti che non sono più giustificabili e liberando quindi risorse per maggiori utili in futuro.
IL PIANO 2015-19
Il piano complessivamente mette in campo 34 miliardi di flusso operativo. Di questi, 18 miliardi andranno a investimenti e 15,5 miliardi corrisponderanno alla generazione di cash flow. Dal punto di vista finanziario il punto forte è il rafforzamento del dividendo. Non solo sarà comunque pagata una cedola di 14 centesimi sull’esercizio 2014 (erano 13 nel 2013) ma si procederà con un progressivo aumento del pay out dall’attuale 40% verso il 65% a fine piano, con step del 5% in più l’anno. Tuttavia, ha spiegato Starace, per dimostrare agli investitori “la determinazione nell’attuazione del piano che proponiamo, nel periodo transitorio garantiamo una soglia minima di dividendo che potrà essere alzata se gli utili si riveleranno più alti delle attuali previsioni”. Si tratta quindi di 16 centesimi per il 2015 e 18 centesimi per il 2016.
La visione del management Enel è sempre più globale, vista la presenza del gruppo in Africa, Nord e Sud America ed Europa, con l’intenzione di allargare l’orizzonte anche in Asia. Il primo dei cinque pilastri della nuova strategia, illustrato da Starace, riguarda la maggiore efficienza del capitale operativo: è previsto il riequilibrio tra la quota destinata alla manutenzione (da 3,6 a 3 miliardi) e quella destinata alla crescita. Inoltre altri risparmi arriveranno dalla semplificazione organizzativa già avviata (la spesa scende da 9,9 a 9,2 miliardi) con un taglio complessivo dei costi dell’8% nominale (da 13,5 a 12,2 miliardi) a fine periodo.
La crescita dell’Ebitda (+6,7 miliardi nel periodo) è spinta da investimenti che aumentano a 18 miliardi con il 54% destinato alla crescita ed il restante alla manutenzione degli asset (le percentuali erano invertite nel precedente piano: 58% manutenzione, il resto crescita).
Saranno le attività nelle rinnovabili a fare la parte del leone, beneficiando del 48% dell’aumento del Capex (+8,8 miliardi per 7.100 Megawatt aggiuntivi), il 30% andrà alle reti cioè all’altro grande driver su cui punta Enel. Il 49% degli investimenti sarà concentrato in America Latina dove è maggiore la necessità di infrastrutture, ha chiarito Starace.
Quanto ai clienti, Enel punta sul mercato libero dove intende portare la quota di clienti in Italia e Iberia a 26 milioni di consumatori tra elettricità e gas.
Utilizzando queste leve, Enel conta di portare l’utile netto a 4,1 miliardi nel 2019, di ridurre del 20% il costo del debito. Il Free cash flow è previsto a 15,5 miliardi, in aumento a fine periodo di 1,5 miliardi, dopo aver pagato 18 miliardi di investimenti e 14 miliardi di dividendi.
Il titolo Enel sale del 2,6% in Borsa a fine mattinata.