Enel promossa, con Vodafone e Wind. Telecom Italia rimandata, almeno per ora. La pagella (implicita) è arrivata ieri da Matteo Renzi con il lancio del piano fibra, sponsorizzato da Palazzo Chigi, che porterà nelle case e nelle aziende degli italiani l’Internet superveloce ad almeno 30 Mega entro il 2020. L’annuncio ha trasformato in realtà quel che finora appariva come un miraggio, considerato che la velocità media di connessione in Italia è ferma a 5,4 Megabit al secondo nonostante in determinate aree e con determinati operatori siano già disponibili velocità ben maggiori. Ma c’è fibra e fibra e il vero salto di qualità sta nel fatto che adesso si realizzerà un’infrastruttura Ftth, Fiber to the Home: ora, quindi, il cavo arriverà nello scantinato, sul pianerottolo o addirittura dentro l’appartamento mentre finora si fermava alla cabina telefonica.
Non è un cambiamento di poco conto perché l’Ftth è l’infrastruttura migliore e più veloce, quella davvero in grado di portare alle famiglie ma soprattutto alle industrie i servizi più evoluti. In cinque anni, Renzi promette di realizzare una rivoluzione di cui Francesco Starace, Ad dell’Enel, diventa il braccio operativo. E Telecom Italia? “Il progetto di Enel è solo uno dei tanti progetti, io mi auguro che sia replicato anche all’estero. E siamo pronti a incoraggiare quelli di tutti gli altri” scrive Renzi nella sua enews. Si parte con 224 città, tutte le maggiori, nelle aree già in concorrenza. La seconda tappa è per il 29 aprile con i primi bandi di Infratel per le aree a fallimento di mercato.
MOSSE E CONTROMOSSE
La palla passa dunque al campo “avversario”. Ma quali scenari si aprono ora? Vodafone e Wind sono saltati sul carro di Enel Open Fiber (Eof). Da sempre Vodafone Italia, cui va riconosciuta una posizione d’avanguardia, ha sostenuto il modello Ftth come il migliore possibile e l’Ad Aldo Bisio, che vanta una quota del 15% sul mercato nazionale della fibra ottica, ha già annunciato che porterà 2 milioni di clienti sulla nuova rete di Eof. Significa che i suoi clienti che ora ricevono fibra fino al Cabinet o che sono coperti da Adsl riceveranno, appena sarà possibile, un miglioramento del servizio a costi presumibilmente invariati. Enel infatti, infilando la fibra là dove installa i nuovi contatori digitali di seconda generazione, è in grado di realizzare l’infrastruttura con un risparmio del 30-40% sui costi. Tutto fa pensare che questo “sconto” si trasferirà nelle tasche dei consumatori innescando maggiore concorrenza. Anche Wind ha la sua convenienza a salire sulla locomotiva Eof: è il secondo operatore italiano di telefonia fissa ma ha una quota di mercato stimata intorno all’1% sulla fibra ottica. Il progetto Enel diventa dunque un forte acceleratore per l’Ad Maximo Ibarra.
LA GRANDE METROWEB
Il resto della partita si gioca sull’asse con Metroweb e , naturalmente, sulle mosse che farà il nuovo Ad di Telecom, Flavio Cattaneo. Starace sta trattando con Metroweb, controllata da Cassa Depositi, per una partnership del 30%. L’ultimo incontro è stato venerdì e i tempi si stringono tanto che si parla di chiudere entro una o al massimo due settimane. L’alleanza ha senso: Metroweb porta in dote una città come Milano dove Enel non può intervenire sui contatori visto che la rete è di A2A. E lo stesso problema si pone con Roma dove la rete di distribuzione è di Acea. Certo, sono possibili accordi diretti con le due utility ma una Grande Metroweb su scala nazionale, non a caso citata in conferenza stampa da Francesco Starace come un obiettivo strategico, consentirebbe di arrivare alle due Capitali – industriale e istituzionale – anche senza di loro.
LO SPIN OFF DELLA RETE E IL RUOLO DI POSTE
Anche Telecom ha avviato da tempo trattative con Metroweb chiedendo il 67% della partnership nella fase iniziale, da far salire al 100% a conclusione del piano di cablaggio. Tutto questo, però, ora è stato spazzato via dalla scesa in campo di Eof: è evidente che Metroweb dovrà scegliere su quale partner puntare oppure cercare portare anche Telecom a bordo. Vivendi, azionista di riferimento con il 24,9%, ha già mandato segnali distensivi: “Siamo in Italia per investire nel lungo periodo non per ridurre gli organici”, ha dichiarato il Ceo Arnaud de Puyfontaine. Il gruppo di Bolloré, ha detto, punta a costruire “un media group latino con partner-chiave nelle Tlc”. Strategico, in questa direzione, l’accordo con Mediaset su Premium appena raggiunto con tanto di scambio azionario fra le due case madri. Infine, “Telecom Italia deve investire – è l’altro messaggio lanciato dai francesi – siamo allineati con il Governo”. Un modo per dare il via alla “società della rete” modello Terna, aperta a tutti gli operatori, e sdoganare lo spin off del network Telecom? C’è chi lo ha interpretato proprio così immaginando, nella partita, un ruolo di primo piano anche per Poste Italiane dove ora c’è Francesco Caio, il Mister Agenda Digitale che disegnò per primo il progetto per un’Italia a tutta fibra ottica.