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Enel, la centrale di Porto Tolle diventa un camping di lusso

Avanza il progetto Futur-e per la riqualificazione delle centrali termiche inattive – Sulla foce del Po Human Company conta di inaugurare un villaggio turistico open air nel 2021 – Per Montalto di Castro si punta al coinvolgimento di investitori esteri – Enrico Viale: “Favoriamo soluzioni che abbiano anche un impatto sociale positivo”

Enel, la centrale di Porto Tolle diventa un camping di lusso

La vecchia centrale Enel di Porto Tolle cambia vita. Nel 2021 diventerà un villaggio turistico open air, all’aria aperta: canoe, biciclette, sport, escursioni a piedi o a vela nel delta del Po. Questo almeno è l’obiettivo che si sono dati i nuovi, prossimi proprietari del gruppo Human company. Insieme a Montalto di Castro, Porto Tolle è la sfida più accattivante fra quelle a cui stanno andando incontro 23 impianti – cui si è aggiunta l’area ex mineraria di S. Barbara in Toscana – inseriti nel progetto Futur-e nato a fine 2014 per la riqualificazione delle centrali Enel non più attive.

LA RIQUALIFICAZIONE DELLE CENTRALI, PORTO TOLLE

I numeri sono kolossal se guardiamo ai quasi 3.000 ettari da riconvertire, ma non solo per quello. Al momento sono 9 i progetti in avanzata fase di attuazione o conclusi. Porto Tolle per il quale Enel ha firmato recentemente una lettera d’intenti con Human Company, leader nel segmento del turismo outdoor, è quello che colpisce di più con  le sue case mobili di alta qualità e ben inserite nell’ambiente incontaminato della foce del fiume. Human company, brand di proprietà 100% della famiglia Cardini-Vannucchini di Prato, nasce appunto come azienda familiare ma in poco tempo ha acquisito le dimensioni di un gruppo che estende la sua attività dai village agli ostelli, dagli hotel alla ristorazione (vedi il format Mercato Centrale della Stazione Termini a Roma).

LA RIQUALIFICAZIONE DELLE CENTRALI, COME PROCEDE

Ma Porto Tolle, con i suoi 300 ettari, non è il solo in dirittura d’arrivo: è imminente l’annuncio dell’inaugurazione a Carpi, nel sito dell’ex centrale a turbogas, del nuovo polo per la logistica che Enel ha realizzato per le proprie necessità, riutilizzando sul posto buona parte del materiale di demolizione. A Trino, invece, è stato firmato un preliminare di vendita del sito con la Galileo Ferraris, una Srl costituita da società e imprenditori locali. I nuovi proprietari ne faranno un parco tematico dedicato all’automobile con laboratori di ricerca sull’auto elettrica e un’area dedicata a stazioni di ricarica, parchi, centri per l’innovazione e servizi. Gli altri siti per i quali Enel ha avviato la procedura del concorso di progetti sono Bari, Campomarino, Portoscuso, Rossano, Gualdo Cattaneo – Bastardo. Il “pezzo forte” del pacchetto, però, è senza dubbio Montalto di Castro, sito nucleare mai nato dopo il referendum del 1987 e poi centrale termoelettrica, luogo sotto i riflettori degli ambientalisti per la sua posizione unica lungo il litorale tirrenico, tra Civitavecchia e l’Argentario.

La centrale Enel di Trino
Enel, la centrale di Trino

 

LA RIQUALIFICAZIONE DELLE CENTRALI E LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Le centrali inserite in Futur-e hanno tutte un comune denominatore: hanno concluso il loro ciclo vitale, sono fuori mercato e pur avendo contribuito allo sviluppo del Paese hanno esaurito il loro potenziale. Tenerle è un costo, abbandonarle non è possibile. L’avanzata delle rinnovabili da un lato è stata la loro definitiva condanna sia dal punto di vista tecnologico, sia ambientale; dall’altro, è stato il pungolo per una nuova destinazione. “Il progetto Futur-e è nato per affrontare le conseguenze della transizione energetica verso le fonti più pulite in una logica di portafoglio e non di singolo impianto” spiega Enrico Viale, direttore della Divisione Global Thermal Generation del gruppo Enel. “Ma l’altro fondamentale pilastro su cui poggia è quello dell’economia circolare: non si tratta infatti solo di demolire le strutture e di riportare le aree allo stato precedente ma di accompagnare il processo e restituire alle comunità il territorio in un modo economicamente valido e soprattutto condiviso. Per questo favoriamo chi propone soluzioni che abbiano anche un impatto sociale positivo. In pratica, l’accettazione da parte delle comunità che vivono in quelle aree è un fattore di successo, rende i progetti molto più realizzabili con un ritorno che si misura anche dal punto di vista economico. E’ ciò che nel mondo anglosassone si chiama creating share value, creare valore per tutti”.

Per ragioni di concretezza Enel ha privilegiato la modalità dei concorsi di progetto e nelle commissioni giudicatrici non a caso sono stati inseriti gli stakeholders, i portatori di interessi come le Regioni, gli enti locali, le università, le associazioni. Una formula che, sia pure in una logica di lungo periodo, sta cominciando a dare i suoi frutti.

“Finora – prosegue Enrico Viale – abbiamo affrontato progetti di piccole o medie dimensioni ma con l’estendersi della nostra azione ai progetti più grandi la nuova sfida sarà di portare i progetti all’estero per attirare capitali e investitori, sia come sviluppatori di progetto che come finanziatori”.

LA RIQUALIFICAZIONE DELLE CENTRALI, MONTALTO DI CASTRO

Il prototipo di questo salto di qualità futuro è Montalto di Castro, 200 ettari sul mare e 3.600 MegaWatt inattivi. Nell’aprile 2017 la commissione giudicatrice ha individuato tre progetti rispondenti ai criteri richiesti di sostenibilità sociale, ambientale ed economica. Enel lo scorso agosto ha firmato una lettera d’intenti con lo Studio Amati architetti per approfondire la proposta di uno smart village (ricezione alberghiera, terziario, aree commerciali) e di una nuova marina per imbarcazioni da diporto. Passo successivo, la firma di un preliminare di vendita. Nel frattempo Studio Amati ha raccolto manifestazioni d’interesse da soggetti nazionali e internazionali mentre Enel ha presentato il progetto a Pechino, New York, Parigi e Londra.

Rendering progetto Montalto di Castro
Enel, il nuovo progetto a Montalto di Castro

 

 

 

 

LA RIQUALIFICAZIONE DELLE CENTRALI, COSA SI FA ALL’ESTERO

Non esistono altri casi di progetti di riqualificazione delle centrali altrettanto strutturati in Europa né nel resto del mondo sebbene il trend verso la decarbonizzazione stia ormai avanzando un po’ ovunque. “Quasi tutti si pongono il problema di una chiusura graduale degli impianti a carbone e in forma più graduale anche di quelli a gas che oggi sono ancora essenziali per garantire i servizi di modulazione”, conclude Viale. Dalla sua postazione ha uno sguardo globale sui vari Paesi in cui Enel è presente (35 Paesi in cinque continenti). E così in Spagna Endesa chiuderà due centrali a carbone nelle aree di Aragona e Leon e due unità a carbone a Majorca. In Cile il governo ha avviato un tavolo per la decarbonizzazione della produzione di energia. “In Italia ci siamo mossi prima e anche per questo ci chiamano ovunque per illustrare la nostra esperienza”.

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