C’è qualcosa di simbolico nella coincidenza temporale tra l’Italia che finisce sotto accusa in Europa per la sua avventurosa manovra di bilancio e gli ambiziosi piani di sviluppo presentati nella Milano che guarda al futuro da due dei pochi grandi gruppi italiani, l’Enel di Francesco Starace e le Generali di Philippe Donnet.
Il segnale che Enel e Generali lanciano con i loro nuovi piani industriali è chiarissimo e va oltre le attese della comunità finanziaria. Proprio nelle ore buie in cui l’Italia, per responsabilità propria, si ritrova ai margini dell’Europa, Enel e Generali, il più grande gruppo elettrico e la maggior compagnia di assicurazioni di casa nostra, mandano a dire all’intero Paese che rassegnarsi al declino non è un obbligo e che c’è un’Italia che sa e vuole crescere e che sa guardare avanti e farsi valere in tutto il mondo. È un’Italia che ci riempe d’orgoglio e che ci conforta anche in tempi in cui grande è la confusione sotto il cielo della politica e assai incerto l’avvenire.
Enel e Generali fanno mestieri diversi come diversi sono i loro piani industriali per il prossimo triennio. Ma c’è un filo rosso che li unisce, al di là della coincidenza temporale della presentazione dei loro nuovi business plan: entrambi credono nello sviluppo e nell’innovazione, entrambi sanno che il loro business non finisce alla nostra frontiera, entrambi vogliono crescere ed entrambi rinnovano la scommessa – anzitutto con se stessi – di saper remunerare con generosità gli azionisti e i risparmiatori che credono in loro con la voglia di investire e, se possibile, di fare shopping con intelligenza .
“Compreremo più di quello che venderemo”, ha sostenuto il numero uno dell’Enel, Francesco Starace, che punta ad alzare l’utile del gruppo oltre i 5 miliardi di euro investendone 27, ad accelerare sulle energie rinnovabili e sulla decarbonizzazione e ad aprire con giudizio la porta alla rete unica delle telecomunicazioni in una logica prettamente industriale. “Le acquisizioni non si annunciano prima ma si fanno” quando si trovano occasioni promettenti, gli fatto eco il capo delle Generali, il francese Philippe Donnet che si è ormai calato perfettamente nella realtà italiana e che, oltre alla rilevante crescita dei profitti e dei dividendi, ha messo in programma lo sviluppo e il consolidamento della leadership del gruppo assicurativo non solo per vie interne ma anche esterne, grazie alle risorse accumulate con il taglio dei costi, con le dismissioni e con la crescita dei ricavi.
Il core business dell’Enel resta ovviamente l’elettricità ma Starace l’ha spinta a guardare al di là della propria attività originaria per mettere le proprie capacità al servizio di un grande progetto di modernizzazione del Paese com’è, con Open Fiber, lo sviluppo delle rete a banda ultralarga. Allo stesso modo le polizze assicurative restano al centro dell’attività delle Generali ma Donnet non dimentica l’importanza – soprattutto in tempi procellosi come questi – di gestire al meglio il risparmio degli italiani e spinge la compagnia a rafforzarsi sempre di più nell’asset management, in Europa ma non solo.
Ognuno a suo modo e insieme ad altri gioielli della nostra industria e della nostra finanza, Enel e Generali ci ricordano che, anche in un momento di grave sbandamento del Paese, in Italia c’è un patrimonio di energie produttive e di competenze professionali su cui, per fortuna, si può fare sempre fare affidamento. È questa l’Italia che ci piace.