Il piano per la chiusura di 23 centrali Enel è al nastro di partenza. Il primo banco di prova sarà la gara sull’impianto di Alessandria (66.000 metri quadri, fuori servizio dal 2013): tra pochi giorni l’Enel annuncerà l’accordo con il Politecnico di Milano cui sarà affidato l’incarico di definire i requisiti di partecipazione al concorso di idee per la riconversione dell’area dove ha sede l’impianto. Sempre il Politecnico sarà poi chiamato a valutare i progetti che, verosimilmente dal 1° luglio, saranno presentati dalle imprese interessate.
L’intero programma ha per obiettivo la valorizzazione, riconversione o riutilizzo sotto altra forma di impianti per 13 milioni di kilowatt che sono vecchi o già fuori produzione o comunque fuori mercato. In pratica, impianti senza futuro. Se Alessandria farà dunque da apripista e da impianto-pilota, il modello di “concorso di idee” che sarà adottato per la centrale pemontese dovrebbe poi essere replicato su altri insediamenti. Valutazioni in stato avanzato riguardano poi le centrali di Piombino, Bari, Genova e Porto Tolle dove la vecchia centrale a olio è spenta e il progetto di riconvertirla a carbone è stato definitivamente abbandonato. Si parla infatti di un impianto a biomassa da 5 Megawatt ed altre attività da definire. Per Genova e Bari sarebbero invece in corso colloqui tra Comune e l’autorità portuale per utilizzare in chiave logistica le aree dismesse.
L’altra faccia del piano, riguarda i risvolti occupazionali. Entro fine giugno Enel completerà il piano per la riallocazione del proprio personale dalle centrali in chiusura: o verso altri impianti o verso la rete di distribuzione e la controllata Enel Green Power su cui si concentrerà la crescita del gruppo nei prossimi anni. In nessun caso, ha più volte sottolineato il vertice Enel, saranno persi posti di lavoro. Nessun ricorso, perciò a mobilità o cassa integrazione; eventualmente a prepensionamenti là dove possibile.
I 23 impianti sono divisi in più gruppi a seconda del possibile riutilizzo.
Il primo racchiude quelle centrali che potrebbero continuare a produrre energia elettrica se venissero riconvertite per poter utilizzare un’altra tecnologia o fonte (ad esempio fonti rinnovabili).
Il secondo gruppo è quello di impianti inglobati nel tessuto urbano che non sono più pensabili come siti di generazione elettrica. Queste centrali potrebbero essere riprogettate per essere destinate ad altri scopi, industriali e non. Il modello potrebbe essere, ad esempio, la Bankside Power Station di Londra, ex centrale a nafta, poi diventata Tate Modern, una tra le gallerie d’arte moderna più visitate al mondo. Sempre a Londra la Battersea Power Station, ex centrale a carbone è ora in fase di riconversione a complesso commerciale e abitativo.
L’ultimo gruppo, infine, comprende quegli impianti che, pur non essendo ubicati all’interno di città, non hanno più possibilità di continuare l’attività di generazione elettrica. Per questi siti Enel intende valutare proposte alternative, promuovendo in alcuni casi dei “concorsi di idee”. Proprio come quello da cui si partirà ad Alessandria.