Riflettori sempre più puntati su Enel a poche ore dal piano strategico che l’amministratore delegato Francesco Starace presenterà giovedì 19 marzo a Londra agli analisti finanziari. Diversamente che nel caso dell’Eni, la politica del dividendo non dovrebbe subire scossoni. Il che in concreto significa che se lo scorso anno Enel ha pagato 13 centesimi per azione con un pay out del 40%, anche quest’anno dovrebbe mantenere sostanzialmente inalterato il livello di remunerazione degli azionisti.
Una buona notizia in un momento in cui i gruppi dell’energia devono fare i conti con una coperta sempre più corta ed un mercato che, vuoi per la crisi, vuoi per i cambiamenti in corso nella produzione di energia e per gli obiettivi di efficienza energetica, ha subìto un drastico calo dei consumi elettrici piombati ai livelli pre-2008.
Proprio l’efficienza sarà uno dei driver di crescita per l’Enel del prossimo triennio così come lo saranno le reti intelligenti, le rinnovabili e l’innovazione tecnologica (con l’Italia in pole position sui contatori elettronici). Fattori su cui Starace punta per generare più cassa insieme ad una semplificazione del gruppo nella sua architettura (in gran parte già avviata con le operazioni di fine anno) che produca risparmi e faccia emergere agli occhi degli investitori il potenziale del gruppo e la sua adeguatezza a sostenere il debito.
“Enel sarà capace di generare, a fine anno – aveva dichiarato Starace in un’intervista a First online – un Ebitda di oltre 15 miliardi. Un debito di 2 volte e mezzo l’Ebitda è del tutto in linea con i nostri principali competitor. Perché il debito dovrebbe scendere ancora? Lo chiede il mercato, perché finora ha messo in dubbio che fossimo in grado di garantire stabilmente questo livello di redditività. Ma noi vogliamo convincerlo che siamo perfettamente capaci di farlo”. I numeri, per ora, gli hanno dato ragione visto che i dati preliminari sui conti 2014, diffusi il 5 febbraio scorso, indicano un Ebitda a quota 15,7 miliardi e un debito a 38 miliardi, al di sotto dell’obiettivo di riduzione prudenzialmente stabilito a 39,4 miliardi.
Anche per questa ragione, l’attesa di molti analisti è che Enel rivedrà nel nuovo piano strategico la politica di dismissioni, confermando alcune cessioni ma variandone potenzialmente il perimetro: in parte lo ha già fatto con lo stop alla cessione della rete in Romania, mentre risulta confermata la scelta di vendere le centrali di Slovenske Elektrarne che i rumors danno per vicina alla conlusione con l’interessamento di quattro acquirenti (Fortum, Cez, Eph e un consorzio ungherese che include Mol e Mvm). Le offerte vincolanti sono attese per aprile.
“L’urgenza sulle cessioni non è più pressante e riteniamo possa portare benefici al bilancio di quest’anno di Enel per il mancato deconsolidamento”, hanno precisato gli analisti di Equita che sul titolo Enel hanno mantenuto il rating buy e il prezzo obiettivo a 4,80 euro. Sempre Equita ha disinnescato l’incognita rappresentata dalle potenziali svalutazioni di assets per cifre valutate dal Sole 24 Ore da 1 a 2 miliardi di euro.
Giovedì infatti, Francesco Starace darà le nuove cifre a cui intende allineare la corazzata Enel nei prossimi tre anni. E siccome, a più riprese, ha affermato di voler allineare i dati al consensus di mercato e comunque allo scenario più realistico di generazione dell’Ebitda atteso dagli analisti, c’è chi ha finito per dare per scontata una svalutazione delle centrali termoelettiche. Centrali che saranno fra l’altro oggetto, in Italia, di un importante piano di revisione e riconversione che interesserà una ventina di impianti obsoleti. “Le svalutazioni rappresentano partite non recurring e non cash e quindi riteniamo non intacchino l’attesa di un utile ordinario di 3 miliardi di euro circa, come base di calcolo per il dividendo” conclude Equita.
Sul campo delle indiscrezioni e anticipazioni, è arrivata anche la possibilità di un delisting di Enel Green Power dalla Borsa di Madrid che il gruppo ha dato tra le ipotesi oggetto di valutazioni per risparmiare sui costi della doppia-quotazione con Milano (che comunque resterebbe). Le altre attese degli analisti sono per una ulteriore sforbiciata ai costi con recuperi di efficienza significativi; oltre a una riduzione del capitale investito nella manutenzione. Dalla riorganizzazione varata all’Enel, con la creazione di 5 divisioni globali e 4 macroaree geografiche Starace si attende 1,6 miliardi di risparmi equivalenti al 10% circa dei 16,5 miliardi indicati nel precedente piano per la manutenzione, sul modello di quanto è già stato ottenuto in Enel green power. Per ora si tratta di stime, tra poche ore conosceremo i numeri sui quali il vertice Enel gioca la sua nuova sfida.