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Enel accelera su Ebitda e digitale, cedola in rialzo a 21 cent nel 2017

Un aumento dell’Ebitda ordinario a quota 17 miliardi, risparmi aggiuntivi per 500 milioni e 4,7 miliardi di investimenti nella digitalizzazione (reti e contatori evoluti). L’utile netto ordinario è atteso in crescita a 4,7 miliardi a fine periodo (+14%). Con questo mix il gruppo Enel annuncia a Londra un aumento del pay out dal 60 al 65% nel 2017 e dal 65 al 70% nel 2018 e 19, con dividendo minimo a 21 centesimi a partire dal prossimo esercizio. La cedola si confronta, in deciso incremento, con i 18 centesimi di quest’anno e con i 16 dell’esercizio 2015. Il titolo Enel guida i rialzi delle blue chip a Piazza Affari: +3,84% a 3,788 euro alle 10 del mattino.

I due driver su cui il management di Enel, che presenta questo martedì mattina a Londra il nuovo piano industriale 2017-19 con investimenti complessivi fino a 20,9 miliardi nel periodo, sono la digitalizzazione e una forte attenzione al cliente “per preservare e far crescere l’asset più importante di Enel, il suo portafoglio di oltre 60 milioni di clienti finali, con l’obiettivo di generare 3 miliardi di euro di Ebitda nel 2019”. Confermato l’Ebitda per il 2016 a 15 miliardi.

Nel digitale l’obiettivo è di digitalizzare gli asset, l’operatività e i processi del Gruppo e potenziare la connettività, per generare un incremento cumulato dell’Ebitda per 1,6 miliardi di euro tra il 2017 e il 2019.

Sul versante dei risparmi, il team guidato da Francesco Starace, Ad e direttore generale del gruppo presente a Londra con il Cfo Alberto De Paoli e con l’intero staff dei direttori di divisione, punta su un recupero di 1 miliardo di euro nel 2019 rispetto al 2016, con un incremento di 500 milioni di euro rispetto al piano precedente, principalmente attraverso una riduzione dei costi operativi sostenuta proprio dalla digitalizzazione annunciata.

La crescita industriale è centrata sui business delle reti e delle fonti rinnovabili; in quest’ultimo settore il piano prevede un modello di business a minore intensità di capitale, denominato “BSO” (“Build, Sell and Operate”).

Prosegue infine la semplificazione del Gruppo: razionalizzazione della struttura a livello Paese in tutte le geografie di presenza del Gruppo, in particolare in America Latina (dove è stato completata la fusione in Enersis America) e nelle rinnovabili.

Altre novità annunciate riguardano la gestione del portafoglio: cresce da 6 a 8 miliardi di euro l’obiettivo di rotazione degli asset, con un target di rinnovamento su base triennale e dismissioni per 3 miliardi complessivi.

Nella strategia del gruppo spunta anche l’attivazione di un programma di acquisto di azioni proprie fino a 2 miliardi di euro. L’opzione sarà presentata all’assemblea annuale degli azionisti di Enel nel 2017. Nel periodo di piano sono previste dismissioni per 3 miliardi. Il gruppo intende reinvestire profitti per 4,5 miliardi di euro con un programma che privilegerà il riacquisto di minorities in America Latina che oltre all’eventuale buy back da sottoporre agli azionisti. Il gruppo punta sulla crescita organica ma considera anch acquisizioni di piccole aziende nelle reti per altri 2 miliardi e 500 milioni per finanziare nuovi investimenti.

Una forte accelerazione di tutti gli obiettivi: “All’inizio del 2015 abbiamo presentato la nostra strategia di trasformazione e lo scorso anno, in questo periodo, ne abbiamo aggiornato i contenuti – sottolinea l’Ad Francesco Starace – prevedendo un raggiungimento accelerato dei target. Da allora abbiamo superato gli obiettivi che ci eravamo posti e, con un anno di anticipo, possiamo adesso implementare ulteriormente la nostra strategia”.

Il piano 2017-2019 di Enel prevede “investimenti complessivi più o meno in linea con il precedente piano, attorno ai 21 miliardi”, con un “riequilibrio del capex tra reti e rinnovabili”, ha poi precisato Starace. Nel nuovo piano gli investimenti nelle reti salgono del 26% rispetto al precedente piano a 5,8 miliardi dai 4,6 miliardi previsti in precedenza, quelli in rinnovabili scendono a 5,2 miliardi, in calo del 29% dai 7,3 miliardi del precedente piano. Questo nonostante la prevista realizzazione di una capacità aggiuntiva di 6,7 GW nei prossimi tre anni che si avvarrà del modello ‘BSO’ (‘build, sell and operate’) a minore intensità di capitale.

Importante anche la riduzione del debito: l’obiettivo al 2016, ha confermato il Cfo Alberto De Paoli, è di planare a 37,2 miliardi ma per i prossimi tre anni “il target è di mantenerlo stabile”. Nelle slide illustrate a Londra il debito si attesta a circa 38 miliardi nel 2017 e 2018 e a circa 37,5 miliardi al 2019. Il rapporto tra flusso di cassa operativo e indebitamento finanziario netto sale dal 25% del 2016 al 30% del 2019.

(Testo aggiornato alle 12)

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