Federico Testa se ne va. Ha firmato la lettera di dimissioni con la quale comunica al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che “per motivi personali” non può proseguire il suo incarico di presidente dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. La notizia ha colto di sorpresa gli addetti ai lavori e il personale dell’ente che Testa in questi anni ha completamente rivoluzionato, accreditandolo come un centro di ricerca di livello internazionale su molti temi cruciali della transizione energetica ed ecologica e soprattutto come punto di riferimento per il trasferimento di tecnologie alle imprese.
“Purtroppo – scrive Testa – problemi personali mi impediscono di continuare a garantire il livello d’impegno che ho avuto in questi anni e sono convinto che, in un momento come questo, sia doverosa, soprattutto nei ruoli operativi, una dedizione assoluta per affrontare le sfide che abbiamo davanti”.
“Mai come in quest’ultimo periodo l’ENEA ha acquisito un ruolo centrale sulle tematiche della sostenibilità, dell’energia, della ricerca, e il ‘merito’ di tutto ciò – sottolinea Testa – non può che essere ascritto a tutti quei colleghi che quotidianamente, con il loro instancabile impegno, danno lustro alla nostra Agenzia”.
“Credo che in questi anni si sia lavorato intensamente per migliorare le relazioni di ENEA con i propri stakeholder, moltiplicando gli accordi di programma, le commesse di ricerca, le possibilità di interlocuzione. Credo che – conclude Testa – questa sia la strada su cui insistere: centri di eccellenza e ricerca certamente, ma aperti e permeabili alle esigenze della società che ci circonda, per rafforzare un ruolo che oggi ci è indubbiamente riconosciuto”.
Si apre così per il premier Mario Draghi un dossier delicato per la nomina del successore al vertice dell’Enea. Federico Testa, è stato parlamentare e responsabile Energia per il Pd, è ordinario di Economia e Gestione delle imprese all’Università di Verona. All’Enea è arrivato nell’agosto 2014 come Commissario di un ente in grande sofferenza, quando a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi. Ne è diventato presidente dal 2016 con Paolo Gentiloni ed è stato confermato nel ruolo lo scorso anno con Giuseppe Conte al secondo mandato a Palazzo Chigi. Sotto la sua guida l’Agenzia è stata rilanciata e ri-focalizzata su quattro principali aree di interesse: fusione nucleare, sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, efficienza energetica, tecnologie energetiche e fonti rinnovabili. Ma soprattutto la sua presidenza è stata caratterizzata da un chiaro indirizzo di potenziamento del trasferimento dell’innovazione alle imprese, per il quale – ricordano i suoi collaboratori più stretti – è stata creata un’apposita struttura, una banca dati brevetti e l’Atlante dell’innovazione oltre che il Knowledge Exchange Program. Ne sono una chiara testimonianza gli accordi sottoscritti con importanti gruppi come Eni, Maire Technimont, Enel Green Power, Confindustria, ACEA, Terna, Confcommercio, Novamont, Versalis per citarne alcuni. Sono arrivate anche 400 assunzioni per ringiovanire la struttura dei ricercatori. E 47 nuovi contratti con la Commissione europea.
Oggi Enea partecipa con il suo centro di Frascati al Progetto DTT sulla fusione nucleare (600 milioni di investimento in via di realizzazione in partnership con ENI e importanti università italiane); è impegnata sul fronte dell’economia circolare e, da tempo, è il punto di riferimento per l’efficienza energetica e più recentemente per il Superbonus 110%. E’ stato proprio Testa a ideare la cessione del credito per i “cappotti” nei condominii.
Nella lettera che Testa ha scritto ai dipendenti, oltre ai ringraziamenti “a tutti quei colleghi che quotidianamente, con il loro instancabile impegno, danno lustro alla nostra Agenzia”, trapela però un rammarico che rivela il crescente sforzo nel portare avanti il rinnovamento di Enea. Scrive Testa: “Personalmente (ma sono consapevole esistono idee diverse, assolutamente legittime) ritengo sarebbe un errore fare passi indietro, vagheggiando il ritorno ad un ente dedicato solo alla ricerca e non anche al trasferimento della stessa ed ai servizi, laddove oggi le stesse Università stanno scoprendo l’importanza della terza missione”. Il riferimento è chiaro ed è al decreto Sostegni da poco approvato il 25 maggio con il quale la Fondazione Enea Tech, nata con una dote di 500 milioni per promuovere «iniziative e investimenti utili alla valorizzazione e all’utilizzo dei risultati della ricerca presso le imprese operanti sul territorio nazionale» è stata trasformata, per specifica volontà del ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, in Fondazione Enea Biomedical Tech. Cambia non solo il nome ma anche il suo compito: dovrà potenziare la ricerca nella produzione di nuovi farmaci e vaccini e realizzare programmi di riconversione industriale nel settore medico. La dotazione scende a 200 milioni, nulla si sa di come saranno utilizzati i restanti 300 milioni.
Per non parlare del nuovo Joint Cooperation Agreement (JCA), una nuova collaborazione con Eni su 6 progetti per la decarbonizzazione. La firma era stata annunciata per il 3 giugno con la presenza di Testa per Enea, Claudio Descalzi e Lucia Calvosa (Ad e presidente Eni, rispettivamente) ma l’invito è stato cancellato all’improvviso senza una spiegazione.