Gli Emirati Arabi Uniti costituiscono una delle economie più importanti del Medio Oriente, grazie ad una posizione geografica strategica che li rende uno snodo perfetto per raggiungere diversi mercati europei, asiatici e africani. Il PIL pro-capite del Paese è tra i più alti al mondo (67.700 dollari nel 2017), collocandosi al 21° posto su 190 Paesi nella classifica Doing Business della Banca Mondiale che misura la facilità di fare impresa. Nel corso del 2017, secondo i dati diffusi da SACE, fra i settori maggiormente in crescita negli EAU spiccano costruzioni, alimentari e bevande, food processing, infrastrutture, gioielli ed alta moda. Dopo un 2017 particolarmente debole dal punto di vista della crescita economica (+0,8%, il ritmo più basso dal 2009), il PIL del Paese è tornato a crescere di circa il 3% nel corso dello scorso anno e ora si attende un’ulteriore accelerazione dell’attività economica (+3,7%, in media, nel periodo 2019-20), principalmente grazie al traino degli investimenti, con un ulteriore incremento medio del PIL del 3,5% nel triennio 2021-23.
Negli ultimi 20 anni, l’interscambio commerciale tra Emirati Arabi e l’Italia ha registrato una fortissima espansione (passando da 1,3 miliardi di euro nel 1997 a 5,4 mld nel 2016): numerose sono ora le opportunità per il Made in Italy, soprattutto nei settori di infrastrutture e costruzioni, energetico, ICT, biomedicale e farmaceutico, e agricoltura. A questo proposito, SACE ha appena pubblicato una guida aggiornato per imprese e investitori italiani. Come si vede, i prodotti più richiesti sono le cosiddette “4 F” del modello di specializzazione del Made in Italy di qualità, vale a dire Food, Fashion, Furniture e… Ferrari. Inoltre, non vanno dimenticati i macchinari per il sollevamento e la movimentazione merci, packaging e la lavorazione dei prodotti alimentari e, più in generale, tecnologie per il settore delle costruzioni.
Gli EAU rappresentano oggi il primo mercato di destinazione dell’export italiano fra i Paesi del Golfo ma, come ribadito dagli analisti, è essenziale elaborare prima una strategia di approccio ben strutturata con piani di marketing coerenti e precise modalità di internazionalizzazione, preferibilmente individuando e selezionando adeguati interlocutori locali. Il mercato locale continuerà a offrire ottime opportunità per export e investimenti, se non mancherà la capacità di monitorare i rischi al fine di mitigarli: tra quelli che potrebbero influire negativamente sulla crescita del Paese, vanno considerate una dinamica economica globale più debole, eventuali turbolenze e volatilità nei mercati emergenti, nonché un’escalation globale sul versante del protezionismo. Eventuali nuove tensioni geopolitiche nell’area del Medio Oriente, inoltre, avrebbero un impatto negativo sulla fiducia degli investitori e, di conseguenza, sui flussi di investimenti esteri. Infine, impatti significativi potrebbero arrivare da nuovi shock sul prezzo del petrolio, per un’economia ancora estremamente influenzata dagli idrocarburi nonostante gli sforzi di diversificazione.