Ha pronto un piano di pace per l’Ucraina. Ma anche una zona “amministrativa speciale” per Taiwan, nonché un modo per far ripartire Internet in Iran, alla faccia di mullah e di ayatollah. Un megalomane? No, Elon Musk riscuote il plauso dell’ambasciatore cinese negli Stati Uniti, tratta direttamente con Putin (anche se nega un incontro con lo zar del Cremlino come da rivelazioni di Ian Bremmer, l’animatore del think tank Eurasia) e batte cassa a Washington.
Venerdì scorso il plurimiliardario ha sollecitato il governo Usa a finanziare lo sforzo di Starlink, il sistema satellitare che ha consentito all’Ucraina di garantirsi una decisiva superiorità nei confronti dell’esercito russo. Da soli, ha detto, non ce la facciamo più, anche se sabato ha corretto il tiro: andiamo avanti comunque, perché è giusto. Ma nel frattempo, il messaggio è stato inviato: a terra come nello spazio la Casa Bianca deve tenere in debito conto i programmi dello scienziato miliardario nell’ennesimo momento di svolta della carriera incredibile di un genio fuori dalle regole.
Elon Musk e la sua settimana di fuoco: attesa per i conti Tesla
In settimana, infatti, Wall Street esaminerà con grande attenzione i conti di Tesla, in attesa di capire le prossime mosse del leader dell’auto elettrica. Ma soprattutto, per sapere se e quante azioni dovrà vendere Musk per finanziare l’acquisizione di Twitter: 44 miliardi che super Elon si è impegnato, salvo nuovi colpi di scena, a saldare entro il 28 ottobre, pena il rischio di penali miliardarie imposte dal giudice deciso a far rispettare l’offerta, poi rinnegata, avanzata in primavera dal tycoon.
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Una sconfitta? Forse. Anche lui, pur con un patrimonio superiore ai mille (o forse duemila) miliardi di dollari, fa fatica a racimolare la cifra cash. E, a giudicare dai numeri, è certo che l’offerta è assai generosa, almeno di un terzo (se non di più) più alta del valore del cinguettio del passero più costoso della storia. Inoltre, visti i severi vincoli imposti dalle autorità (in Europa, in particolare), Musk avrà le mani legate nella gestione dei messaggi e della loro moderazione. Ma l’ex enfant prodige, che ancor oggi riscuote i diritti su un videogame che ha inventato a dodici anni, non si dispera: Twitter, dice, è coerente con la “visione X” dell’umanità.
Di che si tratta? Difficile dirlo, almeno per ora. Quel che è certo è che Musk si è spinto assai al di là del suo maestro Niklas Tesla o di Thomas Alva Edison nella scommessa sul futuro: lungo la strada che, lui assicura, ci porterà a colonizzare Marte (e così a sfuggire all’inquinamento del pianeta Terra), grazie ai satelliti ed alle astronavi di Space X finanziate dalle comunicazioni di Starlink, laddove sulla Terra a garantire la sopravvivenza energetica contribuiranno batterie ma anche innovazioni a basso impatto ambientale. Magari finanziate dalle criptovalute che lo scienziato in arrivo dal Sud Africa (per questo non potrà aspirare alla Casa Bianca) padroneggia in maniera disinvolta spesso a danno dei milioni di “fedeli” disseminati soprattutto tra gli azionisti di tutto il pianeta Borsa.
Elon Musk: visionario? Alleato di Trump? Un miliardario diverso da tutti gli altri
Un visionario? Senz’altro sì. Un bluff? Senz’altro no, anche se il plurimiliardario, 51 anni, ha dimostrato in più di un’occasione di conoscere a fondo le arti del poker, snobbando le ingiunzioni delle autorità di Borsa. Un alleato di Donald Trump? Sembrerebbe di sì, vista la vicinanza a Peter Thiel, l’altro miliardario che ha gestito la scelta dei repubblicani pro-Trump in vista delle elezioni mid term. Lui stesso ha twittato che le scelte dei democratici lo “costringono” a votare a destra. Di sicuro non assomiglia in alcun modo ai miliardari filantropi tipici della storia Usa. Lui, a differenza dei vari Carnegie, Rockefeller, Buffet o Bill Gates non pensa di dover rimediare con l’impegno all’eccessiva ricchezza accumulata. Tutto quel che ha raccolto, del resto, non è servito a comprare yacht o case da sogno. Al contrario Musk è impegnato con tutto sé stesso realizzare il sogno di traghettare l’umanità verso il futuro come lo vede lui.
In politica estera Musk vuole giocare la partita in proprio
Per questo non è facile inquadrarlo in una visione di politica estera Usa. Non è un paladino della open society come George Soros piuttosto che della pace universale, come cercò di essere Andrew Carnegie, il re dell’acciaio che incontrò il Kaiser Guglielmo alla vigilia della Guerra Mondiale. No, mister Musk è convinto di poter giocare la partita in proprio, senza vincoli ideologici o lacciuoli che frenino la sua visione planetaria: sostiene senza riserve l’Ucraina ma si è spinto a formulare un compromesso che consenta a Putin di conservare la Crimea e aver garanzie sul non allineamento di Kiev. Secco il no di Zelensky (“Non compreremo una sola Tesla” sibilano in Ucraina), così come la risposta di Taiwan alle prese con l’espansionismo di Xi che, tra l’altro, ha risparmiato fino all’ultimo dai lockdown l’attività della fabbrica Tesla di Shanghai.
Ma i no opposti al patron di Tesla in patria e fuori non fermano l’attivismo di Musk, punto di riferimento politico e di business destinato a crescere. Un po’ perché nessuno come lui offre l’idea di un’alleanza tra mondo dell’energia (batteria e solare), della mobilità (Tesla) e delle comunicazioni (Starlink) rinnovando l’attualità di una risposta scientifica e razionale ai problemi di crescita. Ma, soprattuttto, Musk ha un asso nella manica: senza Starlink l’Ucraina avrebbe messo sotto le armate di Putin? Sarà pure un esperto di bluff l’ex ragazzo di Johannesburg (madre ancor oggi piacente ex modella), ma ha trovato il modo per leggere le carte altrui.