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Elezioni Usa: il risultato dipende dalla Fed. Il Premio Nobel Krugman incalza Powell: “Taglio tassi ora o sarà recessione”

FIRSTonline

Paul Krugman lancia un campanello d’allarme sul New York Times: l’economia americana potrebbe essere a un passo dalla recessione. Anche se ufficialmente non sono ancora in crisi, l’aumento della disoccupazione e il rallentamento del mercato del lavoro sono segnali preoccupanti. Il premio Nobel per l’Economia e colonna portante del pensiero economico moderno accusa la Federal Reserve di non aver abbassato i tassi di interesse a luglio, un ritardo che potrebbe peggiorare la situazione. Con le elezioni presidenziali del 2024 all’orizzonte, la Fed potrebbe trovarsi intrappolata tra le necessità economiche e le pressioni politiche, rischiando di compromettere il già fragile equilibrio economico.

La tempesta economica: segnali di pre-recessione

Krugman dipinge un quadro preoccupante per l’economia americana. “Anche se non siamo ancora ufficialmente in recessione, i segnali di pre-recessione sono sempre più chiari, tra cui l’aumento della disoccupazione e il rallentamento del mercato del lavoro”. Oltre ai dati ufficiali, anche sondaggi privati e il clima economico generale indicano un rallentamento: il calo nella spesa dei consumatori e la crescente cautela di grandi rivenditori come Amazon suggeriscono difficoltà in arrivo. “Nessuno di questi segnali grida recessione, ma aumentano il rischio di un rallentamento imminente”, sottolinea il premio Nobel.

Krugman sottolinea che la Federal Reserve ha recentemente commesso un errore significativo non abbassando i tassi di interesse a luglio; anzi, avrebbe dovuto iniziare a farlo mesi fa. Questo ritardo potrebbe aggravare ulteriormente le difficoltà economiche già in atto. Secondo lui, la Fed dovrebbe considerare un abbassamento dei tassi di mezzo punto percentuale – una misura più decisa rispetto al tradizionale quarto di punto – nella riunione di metà settembre. “Speriamo che il recente crollo dei tassi di interesse a lungo termine, che riflette le aspettative di futuri tagli da parte della Fed, sia sufficiente a evitare una recessione non necessaria”, scrive Krugman. In poche parole, un intervento tempestivo è cruciale per evitare che l’economia precipiti in una recessione.

“Sono certo al 100% che ci sarà una recessione se la Fed non interviene prontamente? Naturalmente no — l’economia, come la vita, è intrinsecamente incerta. Ma i decisori che aspettano la certezza assoluta prima di agire rischiano sempre di muoversi troppo tardi”.

La cautela della Fed: un prezzo troppo alto?

Krugman esamina perché la Fed sia così riluttante a ridurre i tassi di interesse. Dopo averli alzati drasticamente per combattere l’inflazione alta del 2021-2022, la Fed sembra esitare a fare altrettanto ora che l’inflazione sta rallentando. Questa cautela potrebbe derivare dalla paura di ripetere l’errore di non aver agito in tempo nell’ultimo ciclo inflazionistico. Tuttavia, Krugman avverte che aspettare certezze matematiche prima di prendere decisioni può condurre a interventi tardivi e potenzialmente dannosi.

Il timore di un ritorno all’inflazione degli anni Settanta ha spinto la Fed a mantenere i tassi troppo alti per un periodo prolungato. Tuttavia, nella seconda metà del 2023, è diventato evidente che tali preoccupazioni erano esagerate; l’inflazione scendeva costantemente senza i periodi prolungati di alta disoccupazione temuti da alcuni economisti. Nonostante ciò, la Banca centrale americana non ha abbassato i tassi, probabilmente aspettando di avere una conferma definitiva della risoluzione del problema. In parte, la Fed potrebbe essere stata ingannata da dati fuorvianti: l’aumento apparente dell’inflazione mensile all’inizio del 2024 si è rivelato più rumore nei dati che un reale incremento.

Inoltre, la Fed potrebbe essere stata paralizzata da un trauma inflazionistico, reagendo con eccessiva cautela dopo le critiche per non aver alzato i tassi abbastanza presto in passato. Per un lungo periodo, l’economia ha resistito bene nonostante i tassi elevati; ora però le crepe cominciano a emergere. La parte più frustrante di questa situazione è che “rischiamo di sprecare una vittoria già ottenuta: l’America ha raggiunto ciò che molti consideravano impossibile, un atterraggio morbido con un’inflazione contenuta senza un’impennata della disoccupazione”. Ma questo successo potrebbe essere compromesso se il “pilota” aspetta troppo a lungo per correggere il corso.

L’effetto politico: il ruolo delle elezioni Usa

Krugman non manca di sottolineare un aspetto cruciale: il ruolo della Fed in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2024. Un eventuale taglio dei tassi potrebbe essere visto come un tentativo della Fed di influenzare il risultato elettorale, favorendo i Democratici e, di conseguenza, Kamala Harris a battere Donald Trump. Krugman riconosce che un abbassamento dei tassi potrebbe migliorare la situazione economica e, quindi, sostenere la campagna elettorale dei Democratici, ma avverte che tali decisioni devono essere prese esclusivamente sulla base di considerazioni economiche, non politiche.

La Fed rischia di trovarsi in una posizione delicata, dove ogni decisione economica viene scrutinata attraverso una lente politica. Tuttavia, Krugman è chiaro: l’azione della Fed deve essere guidata dalle necessità economiche e non dalle pressioni esterne. Un ritardo nell’adozione di misure adeguate potrebbe comportare gravi conseguenze per l’economia e, di riflesso, per il panorama politico.

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