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Elezioni Uruguay: oggi si vota e il centrosinistra è favorito con Orsi, nel segno di Mujica

Imagoeconomica

Ormai 89enne e malato di tumore all’esofago, Josè Mujica farà probabilmente ancora in tempo a vedere la sua coalizione progressista al governo dell’Uruguay. Ritiratosi dalla vita politica nel 2020, l’ex guerrigliero tupamaros, finito in carcere per 12 anni dopo il colpo di Stato nel 1973, e poi presidente dal 2010 al 2015 e leader del Frente Amplio che ha governato il piccolo Paese sudamericano dal 2005 al 2020, ha trovato il suo erede: si chiama Yamandu Orsi, ha 57 anni e vuole riportare l’Uruguay ad essere quello che fu con Mujica, cioè un modello di politiche sociali, diritti civili e sviluppo sostenibile che ispirò i socialismi di tutto il mondo e diede il via alla cosiddetta “onda rossa”, un periodo fortunato per i governi progressisti in Sudamerica. 

Elezioni Uruguay: centrosinistra favorito con Orsi

Dopo la parentesi con il governo uscente di centrodestra guidato da Luis Alberto Lacalle Pou, domenica 27 ottobre l’Uruguay torna alle urne e secondo tutti i sondaggi gli elettori sono nettamente orientati a ridare fiducia al centrosinistra: Orsi è al 42% nelle intenzioni di voto, con quasi 20 punti di vantaggio su Alvaro Delgado, leader del Partido Nacional e appoggiato dal presidente Lacalle Pou, che non può ricandidarsi perché nel Paese ispanofono non si può guidare il governo per due legislature consecutive. 

Al terzo posto c’è Andres Ojeda del Partido Colorado, altra formazione di centrodestra che però corre per conto suo, spalancando così le porte ad una possibile vittoria del Frente Amplio già al primo turno. Se invece Orsi non dovesse superare il 50% dei voti si andrebbe al secondo turno, in programma il 24 novembre e con il pupillo di Mujica ancora favorito, anche se con l’insidia di un ricompattamento degli avversari.

Si vota anche per eleggere il nuovo Parlamento 

Il 27 ottobre però non si tengono solo le presidenziali, ma anche le legislative per comporre il nuovo Parlamento (30 senatori e 99 deputati) e il referendum sulla riforma della previdenza sociale, che il governo conservatore ha proposto nel 2023 disponendo in particolare l’innalzamento dell’età pensionabile da 60 a 65 anni. È proprio contro questo tipo di misura che Orsi ha costruito la sua campagna e il suo consenso, promettendo di ripristinare le politiche che avevano portato l’Uruguay ad essere uno dei Paesi più benestanti del Sudamerica: l’indice di povertà estrema è oggi dello 0,3%, di gran lunga il più basso dell’area, mentre quello di povertà durante l’era Mujica era passato dal 40% a meno dell’8%, con il salario medio aumentato del 55%, il PIL che cresceva in media del 4% all’anno e il numero di persone con copertura medica salito da 700.000 a 2,5 milioni. 

Come sta oggi l’Uruguay

Oggi però il tasso di povertà è pericolosamente risalito oltre il 10%, e a preoccupare è soprattutto il futuro, visto che tra i minori la percentuale è del 20%, tre punti in più rispetto a prima della pandemia e soprattutto 9 volte in più che tra gli over 65, cioè la generazione reduce dagli anni d’oro della crescita. 

Negli ultimi anni invece l’Uruguay ha perso di vista le classi meno abbienti ed è diventato un Paese per ricchi: da esportatore di carne bovina, cellulosa e soia, ora è un porto sicuro per milionari stranieri in cerca di paradisi fiscali, e sempre per via delle agevolazioni sulle tasse si sta trasformando in una piccola Silicon Valley, con l’industria tech che ormai rappresenta il 4% del Pil e i due terzi dell’export. Hanno infatti scelto il Paese da 3,3 milioni di abitanti Microsoft, che ci ha costruito il suo primo laboratorio sull’intelligenza artificiale nell’emisfero australe, e Google che sta investendo quasi 1 miliardo di dollari per un data center a Canelones, proprio la città di cui Orsi è stato sindaco.

Le proposte del centrosinistra di Orsi

Orsi però vuole ora riportare al centro l’agenda sociale e ambientale, dunque oltre che proporre una riforma più morbida sulle pensioni – con la consapevolezza comunque che il Paese, in crisi demografica e con l’aspettativa di vita salita a 78 anni, non può più permettersi un’età pensionabile a 60 anni – ha promesso un aumento del 50% dei sussidi della Tarjeta Uruguay Social e un piano nazionale di emergenza contro la siccità, un problema che sta affliggendo da un paio di anni tutto il Sudamerica. Il candidato del fronte progressista non intende sottrarsi nemmeno da un tema sempre molto sentito come quello della sicurezza, promettendo l’assunzione di migliaia di poliziotti in tutto il Paese, ma sostenendo pure che “bisogna essere duri contro il crimine ma ancora più duri contro le sue cause”. Ecco perché Orsi si oppone al tentativo del centrodestra di modificare la Costituzione, inserendo nel referendum anche l’autorizzazione per le operazioni notturne della polizia contro il narcotraffico, pratica vietata dalla Carta perché rischierebbe di riportare il Paese agli anni bui della dittatura militare. 

Sempre in tema di dittature, Orsi ha intenzione di adottare in politica internazionale una postura moderata e filo occidentale, e infatti ha già preso le distanze senza se e senza ma dal regime di Nicolas Maduro in Venezuela. Sulla politica economica, eredita un Paese che negli ultimi anni si è progressivamente allontanato dall’alleanza del Mercosur per cercare un legame sempre più stretto con la Cina.

L’Uruguay non è stato l’unico a prendere questa strada, poiché ormai mezza America Latina – Brasile, Cile e Perù in primis – è di fatto dipendente da Pechino e se da un lato le economie ne stanno traendo beneficio dal punto di vista commerciale, dall’altro è innegabile che la strategia meriti una riflessione, perché il continente non può vivere solo di export di commodities alimentari ma ha bisogno di reindustrializzarsi e di avere una visione comune sulle politiche ambientali. L’obiettivo di Orsi, nel solco di Mujica e in virtù dell’amicizia col presidente brasiliano Lula, è di rinforzare anche l’asse con i Paesi vicini. 

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