Il risultato delle elezioni in Turchia dà inizio a una fase d’incertezza politica che preoccupa i mercati. Dopo il voto di ieri l’Akp, il partito conservatore del presidente Recep Tayyip Erdogan, ha perso la maggioranza assoluta per la prima volta negli ultimi 13 anni e si ritrova costretto a formare un governo di coalizione, altrimenti si tornerà alle urne.
Il riflesso finanziario non si è fatto attendere: oggi in apertura la Borsa di Istanbul è arrivata a perdere l’8%, mentre la lira turca ha registrato un crollo del 5% nei confronti del dollaro, a quota 2,79. Per frenare il crollo della valuta, la Banca centrale turca ha annunciato un taglio dal 4% al 3,5% dei tassi applicati sui depositi in dollari e dal 2% all’1,5% su quelli in euro.
Sul versante istituzionale, inoltre, le elezioni di ieri hanno determinato anche il fallimento del progetto di Erdogan, che puntava a instaurare una repubblica presidenziale.
Quanto ai risultati dei singoli partiti, l’Akp si conferma prima formazione con il 41% dei voti, ma registra un crollo delle preferenze rispetto alla precedente tornata elettorale (-10% circa). I 259 deputati ottenuti (su 550 complessivi) sono molto meno anche dei 330 che sarebbero stati necessari per far passare l’emendamento presidenzialista alla Costituzione.
Il partito di sinistra filo-curdo Hdp, invece, ha superato la soglia di sbarramento del 10%, arrivando quasi al 13% e riuscendo a entrare in Parlamento con 78 seggi al suo primo tentativo elettorale.
Il partito d’opposizione Chp ha ottenuto il 25% delle preferenze, mentre il nazionalista Mhp è andato poco oltre il 16%. Elevata l’affluenza alle urne. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Anadolu, è stata dell’86%.
