Il ministro della Salute e leader di Articolo 1, Roberto Speranza, non riesce a proprio a rinunciare al Movimento Cinque Stelle o, come polemicamente lo definisce lo scissionista Luigi Di Maio, al “partito di Conte” che forse però, dopo il terremoto aperto da Beppe Grillo sul doppio mandato parlamentare, bisognerebbe chiamare “il partito di Grillo e di Conte”.
SPERANZA RIAPRE A CONTE: “APPARENTAMENTI TECNICI SENNO’ LA SINISTRA PERDE”
Pur criticando l’errore di Conte in Parlamento che, negando la fiducia al Senato al Governo Draghi, ha fornito un assist fantastico a Lega e Forza d’Italia, che non aspettavano occasione migliore per far cadere il Governo, Speranza, in un’ampia intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera, avverte che se la sinistra si divide dai Cinque Stelle va incontro alla sconfitta elettorale e apre perciò uno spiraglio a M5S. “Non si tratterebbe – spiega il leader di Articolo 1 – di fare alleanze o coalizioni (Ndr. con i Cinque Stelle” ma apparentamenti tecnici, come la legge elettorale prevede.
Quello di Speranza non sembra però un semplice escamotage tecnico ma una manifestazione di nostalgia verso i Cinque Stelle. Nella sua intervista ci sono infatti due cartine al tornasole degli effettivi orientamenti di Articolo 1. La prima riguarda l’agenda Draghi e la seconda i rapporti con Calenda e Renzi.
SPERANZA: “L’AGENDA DRAGHI ERA UN COMPROMESSO” E CALENDA E RENZI MEGLIO DI NO
Pur facendo parte del Governo come ministro della Salute, Speranza sminuisce l’agenda Draghi sostenendo che “l’agenda del governo Draghi era un compromesso tra forze politiche diverse” mentre “noi abbiamo bisogno di un’agenda fortemente sociale e radicalmente alternativa alla destra” che però non risulta sia mai stata proposta dal leader di Articolo 1 durante la sua permanenza al Governo.
Ma c’è un altro punto dell’intervista che chiarisce le posizioni di Speranza ed è quello sui rapporti con Carlo Calenda e Matteo Renzi. “La fragilità del sistema politico italiano – sostiene il ministro riferendosi a loro – ha fatto esplodere troppi personalismi e a volte persino narcisismi e io su questo terreno non voglio starci”. Di narcisismo è stato spesso accusato anche Giuseppe Conte ma su questo ovviamente Speranza sorvola. Ma c’è un altro punto su cui il ministro sorvola: se la politica deve fare i conti anche con gli espedienti tecnici per vincere le elezioni, perchè i voti attribuiti a Conte sono decisivi e quelli di Calenda e Renzi no? Forse Speranza ce lo dirà in una prossima intervista. O forse mai.