Il premier uscente Rajoy vince le elezioni spagnole e i Popolari si confermano primo partito guadagnando 13 seggi, ma ancora una volta dalle urne non esce una maggioranza di governo. Tiene il Psoe, che perde solo 5 seggi e resta il secondo partito di Spagna. Delude ampiamente Podemos che, malgrado l’intesa elettorale con Izquierda Unida, non va oltre il risultato delle scorse elezioni di febbraio e fallisce il duello con i socialisti. Crollano i centristi di Ciudadanos, che perdono 8 seggi.
Nel dettaglio, il Partito Popolare del premier uscente Mariano Rajoy ha vinto con il 33% e 137 seggi su 350 nel Congresso dei deputati. Il Psoe ottiene il 22,7% e 85 deputati, Podemos il 21,1% e 71 seggi, Ciudadanos il 13% e 32 seggi.
A conti fatti una maggioranza non c’è: il quorum è di 176 seggi, ma il PP si ferma molto sotto e non lo raggiungerebbe nemmeno alleandosi con Ciudadanos. Per un governo di sinistra non esistono i presupposti.
“Rivendichiamo il diritto di governare, perché abbiamo vinto”, ha detto il leader del PP, Mariano Rajoy, davanti a una folla di sostenitori festanti davanti alla sede del partito, in calle Genova, a Madrid. “Da domani – ha aggiunto – inizieremo a parlare con tutti” in vista della formazione di un futuro governo.
Restano sulla carta due sole alternative, entrambe problematiche: o la grande coalizione tra i Popolari e i Socialisti ma sole se uno o entrambi i leader (Rajoy e Sanchez) decidessero di fare un passo indietro, oppure un governo tecnico, ma non si vede una personalità indipendente in grado di assumere un incarico del genere.
Forse qualcuno ricorderà che, se avesse una legge elettorale come l’Italicum, la Spagna avrebbe già un Governo che ora non intravede nemmeno lontanamente.