Siamo agli ultimi, infuocati, giorni di campagna elettorale. Domenica 5 novembre i siciliani saranno chiamati a scegliere il presidente della Regione e i 70 deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Un voto che già da molti mesi ha oltrepassato le coste della Trinacria sull’onda del legame diretto esistente tra Palermo e Roma, un legame che oggi diventa più che mai stretto data l’imminenza del voto Nazionale e si trasforma in un vero e proprio banco di prova in grado di influire sugli equilibri interni alle singole coalizioni e ai partiti in vista delle elezioni del 2018.
Mentre i politici nazionali e locali continuano a scornarsi cercando di accaparrarsi il maggior numero di voti possibile, i siciliani cercano di capire il da farsi in un clima di sfiducia generalizzato che rischia di essere il vero ed uno protagonista di questa tornata elettorale.
In base ad un sondaggio realizzato dall’istituto Demopolis lo scorso 20 ottobre (ultimo giorno utile per la diffusione delle rilevazioni prima del consueto divieto di divulgazione) la fiducia che i siciliani nutrono nei confronti dell’istituzione “Regione” è crollata al 12% dal 33% del 2006. Un dato che rappresenta quasi una sorta di record storico, negativo ovviamente, più basso di quasi 20 punti rispetto alla media nazionale e che rischia di far salire alle stelle l’astensione.
In questo contesto a contendersi il ruolo di presidente dell’Ars saranno in cinque: Giancarlo Cancelleri, Claudio Fava, Fabrizio Micari, Nello Musumeci e Roberto La Rosa.
Partiamo dal centrodestra. Nello Musumeci è uno dei grandi favoriti ed è l’unico candidato che si presenta al voto sostenuto da un’intera coalizione. A supportarlo Forza Italia, Noi con Salvini, Fratelli d’Italia, Sgarbi, Scelta Civica, Mpa, Partito Liberale, Cantiere Popolare, Nuovo Cdu e altre liste civiche. Il centrodestra, dopo le iniziali discussioni, è riuscito a compattarsi sull’ex presidente della Provincia di Catania, un’unione che per molti, in caso di vittoria, potrebbe aprire la strada ad una ben più ampia coalizione su scala nazionale.
Nonostante le scintille relative “agli impresentabili” presenti nelle liste a supporto di Musumeci, in base ai sondaggi la sua candidatura rimane una delle più forti, anche se a cercare di contendergli la poltrona di Presidente ci sarà il Cinque Stelle Giancarlo Cancelleri.
Il candidato del Movimento Cinque Stelle, che come da tradizione corre da solo, da mesi e mesi è impegnato in una campagna elettorale a tutto tondo per cercare di conquistare la Sicilia. Non a caso nella Trinacria sono arrivati tutti i big del Movimento: dal “nuovo capo” Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista, fino al garante “Beppe Grillo” che prima da Palermo e poi da Catania ha invitato i cittadini a votare per “un mondo nuovo”.
Mentre i due più quotati contendenti si scontrano in una battaglia di “dichiarazioni all’ultimo sangue”, la sinistra continua a litigare, confermando una divisione interna che da Roma alla Sicilia sembra insanabile e che mette a rischio non solo l’esito del voto isolano, ma anche e soprattutto quello nazionale del prossimo aprile.
Il Partito Democratico si è schierato al fianco del rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari sponsorizzato dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Al suo fianco ancora una volta Area Popolare di Angelino Alfano, ma anche Sicilia Futura, Centro Democratico e Rosario Crocetta. Il Governatore uscente, dopo aver manifestato per mesi la volontà di candidarsi, ha deciso di fare un passo indietro.
A sinistra del PD troviamo invece la lista “Cento passi per la Sicilia” sostenuta da Sinistra Italiana, Mdp, Possibile e Rifondazione Comunista. Candidato ufficiale: Claudio Fava.
Due candidati differenti che rischiano di rubarsi voti a vicenda, consegnando l’isola in mano agli avversari. Una realtà che Micari non ha mancato di sottolineare, attaccando frontalmente Mdp che ha rifiutato di aggregarsi alla coalizione di centrosinistra a causa dell’accordo con Ap: “Se teniamo conto dei sondaggi – ha affermato il candidato – sommando le percentuali che mi vengono attribuite con quelle che vengono date a Fava, il pronostico è vicino a quello di Musumeci e Cancelleri”. Poi l’accusa diretta: “Sono stati i vertici romani di Mdp a non volere l’intesa, nonostante i dirigenti locali fossero stati i primi a convergere sul mio nome”, ha concluso Micari.
A dargli ragione ci sono i sondaggi. L’ultima rilevazione effettuata da Demos lo scorso 20 ottobre a 24 ore dall’entrata in vigore del divieto sancito dalla legge, situa Musumeci al 35,5%, seguito a poco più di due punti di distanza da Cancelleri (33,2%). Molto più staccato Micari, che secondo il sondaggio dovrebbe arrivare al 15,7 per cento, tallonato proprio da Fava al 13,8%.
Per Demopolis invece a separare il candidato del centrodestra da quello del M5S ci sarebbe un solo punto percentuale: 36% per Musumeci, 35% per Cancelleri. In questo caso il divario maggiore sarebbe invece tra Micari, al 21% e Fava fermo al 7%.