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Elezioni, Sardegna a destra ma il Pd risorge: batosta per il M5S

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Christian Solinas è il nuovo presidente della Regione Sardegna. Il candidato del centrodestra prevale sui rivali con il 47,8%. Secondo il rappresentante del centrosinistra Massimo Zedda con il 32,9% delle preferenze. Crolla il Movimento 5 Stelle: Francesco Desogus si ferma all’11,2%, mentre al livello di “partito” i pentastellati crollano al 9,7%. Alle elezioni del 4 marzo avevano superato il 42%.

Solinas, classe 1976, cagliaritano, viene dal Partito sardo D’Azione, di cui è segretario dal 2015. Senatore della Lega, ex democristiano di rito cossighiano, è stato assessore ai Trasporti nella giunta berlusconiana di Ugo Cappellacci.

“Oggi ha vinto la Sardegna. Ringrazio i sardi della fiducia, è stato premiato il progetto di governo che abbiamo presentato. Non ho mai visto un testa a testa, che non rispondeva al vero, 14 punti di vantaggio rappresentano un dato incontrovertibile“, dice Solinas subito dopo la vittoria.

Il centrosinistra perde dunque la guida della Regione Sardegna, ma rispetto ai risultati delle politiche e delle regionali d’Abruzzo, segna una performance incoraggiante, con il Partito Democratico che raggiunge il 13,4% e rimane primo partito, tallonato dalla Lega con il 11,3%.

“Il risultato – afferma Zedda quando lo spoglio è oltre la metà – dà la vittoria al centrodestra. Ho provato a chiamare Christian Solinas e gli ho già mandato un messaggio per augurargli buon lavoro”.

A vincere la sfida interna al centrodestra è al momento il Carroccio, seguito dal Partito Sardo D’Azione con il 9,9% e da Forza Italia con il 8%. Fdi al 4,7%. In totale, la coalizione di centrodestra ha raggiunto il 51,77% dei voti.

“Dalle politiche a oggi se c’è una cosa certa è che su sei consultazioni elettorali, la Lega vince 6 a zero sul Pd. Anche in Sardegna, dopo il Friuli, il Molise, Trento, Bolzano e l’Abruzzo i cittadini hanno scelto di far governare la Lega. E come in Abruzzo anche in Sardegna è la prima volta che ci presentiamo alle Regionali. Grazie a tutti quelli che hanno deciso di darci fiducia”. Questo il commento del segretario della Lega, Matteo Salvini.

Ma a subire la sconfitta più pesante è il M5S. Dopo il pesante calo registrato poche settimane fa in Abruzzo, dove i pentastellati erano comunque riusciti a mantenersi sopra il 20%, la Sardegna rappresenta un campanello d’allarme definitivo in vista delle elezioni europee del 26 maggio e soprattutto certifica un’inversione a U nei rapporti di forza presenti all’interno del Governo. Un capovolgimento già testimoniato dai sondaggi, che tuttavia, con l’avallo delle elezioni, potrebbe determinare cambiamenti importanti nell’asse che guida l’Esecutivo. Cerca però di minimizzare Luigi Di Maio che, a scrutinio ancora in corso, ha affermato: “Non vedo nessun problema. Ovviamente i dati ufficiali non ci sono ancora: ma noi siamo ‘positivi’ perché per la prima volta in Sardegna entriamo con consiglieri regionali”, ha affermato, precisando che il Movimento è “vivo e vegeto” e proseguirà nella sua riorganizzazione.

“E’ inutile che si confronti il dato delle amministrative con le politiche – continua il vicepremier – noi a livello amministrativo abbiamo sempre avuto risultati diversi da quello nazionale e anche in questo caso la Sardegna non fa eccezione”.

Le parole del capo politico però non fermano l’analisi di “cause e conseguenze” del tracollo. Difficile vedere alla base del tracollo pentastellato solo lo scarso radicamento sul territorio che da sempre caratterizza i Cinque Stelle e che tradizionalmente condiziona tutti i risultati locali del partito. Dopo otto mesi di governo, l’emorragia di consensi sembra lasciar presagire qualcosa di più.

Lo scrutinio dei voti, iniziato alle 7 del 25 febbraio è andato molto a rilento: i dati sono stati resi noti noti soltanto in modo aggregato, con una modalità predefinita. In particolare, i Comuni che hanno da 1 a 10 sezioni hanno fornito il dato al termine delle operazioni (100% delle sezioni scrutinate), quelli che hanno tra le 11 e le 30 sezioni hanno dato i primi risultati quando si arriverà al 50% dello scrutinio, mentre per i Comuni più grandi, come i capoluoghi e la stessa Cagliari, il dato è stato fornito quando si è arrivati al 25% delle sezioni scrutinate.

La Regione Sardegna ha confermato anche il dato sull’affluenza. Sono andati a votare 790.709 elettori su 1.470.401 aventi diritto, cifra che in termini percentuali corrisponde al, 53,77%.

(Ultimo aggiornamento: ore 10.15 del 26 febbraio).

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