Al primo test importante – le elezioni amministrative di Roma che si terranno in autunno – la fantomatica alleanza tra Pd e Cinque Stelle va in frantumi. L’ex premier e futuro capo del M5S, Giuseppe Conte, ha cancellato tutte le perplessità iniziali e si è schierato in appoggio della candidatura della sindaca uscente, Virginia Raggi, malgrado la pessima performance della sua prima sindacatura che la iscrive di diritto, insieme ad Alemanno, tra i peggiori primi cittadini della storia della Capitale.
La conferma della candidatura della Raggi, malgrado il dissenso di una parte dei Cinque Stelle romani, ha indotto l’ex segretario del Pd e attuale Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti a rinunciare ad ogni proposito di candidarsi alla guida di Roma. Di conseguenza a farsi avanti per il Pd è stato l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che parteciperà alle primarie del Pd per dare poi l’assalto al Campidoglio. “Mi metto a disposizione di Roma con umiltà ed orgoglio” ha detto in un tweet.
Ironico il commento dell’ex ministro dello Sviluppo economico e attuale leader di Azione, Carlo Calenda: “Il candidato del Pd per Roma lo ha di fatto scelto il Movimento Cinque Stelle”. A sostegno di Calenda si schiera Italia Viva, anche se l’ex ministro dovrebbe spiegare perchè non perde mai occasione per rimbrottare Matteo Renzi ma poi ne gradisce i voti a Roma.
Sul versante del centrodestra sembra invece farsi avanti la candidatura dell’ex Governatrice del Lazio, Renata Polverini, dopo la rinuncia dell’ex Capo dell Protezione Civile, Bertolaso. Ma per arrivare al ballottaggio sarà una bella battaglia, perchè in una situazione così frantumata nessuno è sicuro del successo.
Per il Pd sarà una battaglia decisiva perchè se Gualtieri non dovesse conquistare il Campidoglio per la segreteria di Enrico Letta sarebbe una doppia sconfitta: non aver riacciuffato la guida della Capitale e aver visto l’agognata alleanza con i Cinque Stelle andare in frantumi alla prima occasione.