Sarà Roma a dare il vero segno alle elezioni amministrative di ottobre, dove la sfida per la conquista del Campidoglio resta apertissima. A giocarsela, l’indecifrabile candidato del centrodestra, Enrico Michetti, che al primo turno ha raccolto il 30,1% dei consensi, e l’ex ministro del Pd, Roberto Gualtieri, che ha preso il 27% dei voti. Esce invece di scena la contestatissima sindaca grillina, Virginia Raggi, ironicamente battezzata come “La signora dei cinghiali”, che è rimasta sotto il 20% con il suo 10,09% è finita al quarto posto ed è stata superata negli ultimi conteggi dal leader centrista di Azione, Carlo Calenda, che ha raggiunto il 19,8% con un exploit di non poco conto, che però non è bastato per arrivare al ballottaggio.
L’esito del ballottaggio del 17 e 18 ottobre resta incerto e molto dipenderà anche dalla partecipazione al voto, che al primo turno è stata molto deludente e che a Roma è stata addirittura sotto il 50% con un’affluenza che è stata solo del 48,8%. Ora però comincia un’altra partita: se vincerà Michetti, voluto a tutti i costi da Giorgia Meloni, il centrodestra potrà espugnare la Capitale e compensare in parte la sonora debacle rimediata a Milano, Bologna e Napoli. Se, al contrario, dovesse vincere l’ex ministro dell’Economia, Gualtieri, per il Pd sarebbe un trionfo di valore nazionale. Viceversa la sconfitta a Roma sarebbe traumatica sia per il centrodestra che per il Pd e avrebbe non poche ripercussioni politiche generali.
Ma a chi andranno i voti di Calenda e della Raggi? Il leader di Azione ha messo le mani avanti dicendo che farà sapere come voterà al ballottaggio, ma che non farà nessuna alleanza e nessun apparentamento con i due candidati per rispetto degli elettori di destra, di centro e di sinistra che lo hanno votato e che non gradirebbero un trasferimento nell’uno o nell’altro campo. Quanto alla Raggi bisogna distinguere l’orientamento della sindaca uscente da quello dei Cinque Stelle: tra i grillini di tendenza Conte la propensione principale è quella di votare per il Pd e quindi per Gualtieri, ma la Raggi non ha gradito gli attacchi che ha ricevuto in campagna elettorale ed è improbabile che si schieri con il candidato del Pd.
Le prossime due settimane saranno perciò molto combattute, perché chi conquista Roma prenota in qualche modo la vittoria alle prossime elezioni politiche, anche se di mezzo c’è l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, la sorte del Governo Draghi – che dal primo turno amministrativo appare rinforzato – e un’eventuale nuova legge elettorale.
Domenica e lunedì il sovranismo di Salvini e della Meloni ha ricevuto un colpo e l’exploit di Calenda e il successo del Pd segnalano invece una nuova voglia di riformismo nel Paese, ma i giochi restano aperti e la contendibilità della Capitale avverte che l’esito finale rimane incerto.