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Elezioni regionali in Abruzzo, oggi urne aperte: si vota fino alle 23. La maggioranza vuole la rivincita, l’opposizione punta al bis dopo la Sardegna

Imagoeconomica

I seggi per le elezioni regionali in Abruzzo si sono aperti alle 7 e si chiuderanno questa sera alle 23. Al termine della giornata, inizieranno le operazioni di spoglio. Si va al voto in 305 Comuni: il totale dei votanti è pari a 1.208.276 di cui 592.041 uomini e 616.235 donne su una popolazione censita di 1.275.950. Le sedi dei seggi elettorali sono 1.634 di cui 13 ospedaliere. Le sezioni sono a Chieti 460, a L’Aquila 405, a Pescara 396 e a Teramo 373. Alle Regionali del 2019 i votanti furono il 53%, in netto calo rispetto alle consultazioni precedenti, quelle del 2014, quando andò a votare il 61,56% degli aventi diritto. Alle più recenti Politiche, quelle del 2022, andò alle urne il 63,99% degli abruzzesi.

Elezioni regionali Abruzzo: dato affluenza sarà decisivo

Decisivo, nella sfida odierna, risulterà il dato sull’affluenza. Cinque anni fa Marco Marsilio, governatore uscente e ricandidato, ottenne il 48,03% dei voti, la sua coalizione il 49,20%. L’allora candidato del centrosinistra, Giovanni Legnini raggiunse il 31,29%; la sua coalizione, con 7 liste, arrivò al 30,64%.

Elezioni regionali Abruzzo, chi sono gli sfidanti

Gli sfidanti di questa tornata elettorale sono Marco Marsilio, candidato del centrodestra, e Luciano D’Amico, sostenuto dal cosiddetto campo largo, l’alleanza di centrosinistra che va dal Pd al Movimento 5 Stelle, fino all’ex Terzo Polo di Azione e Italia Viva. Va detto che solo qualche settimana fa i due non avrebbero immaginato di avere i riflettori di tutta Italia puntati sui rispettivi comitati elettorali. La tensione è palpabile: nel rush finale che ha portato all’apertura dei seggi, tutti i protagonisti della politica nazionale sono accorsi nelle quattro province abruzzesi per garantire il proprio sostegno: la testimonianza che la partita disputata qui non è solo una contesa locale, ma qualcosa di più.

Elezioni regionali Abruzzo: test dopo l’effetto Sardegna

A decidere il risultato finale, però, saranno gli elettori abruzzesi. Dalle 7 alle 23, ad urne aperte, la palla è tutta loro. Intanto, nel lungo silenzio elettorale, i leader politici sfogliano pronostici e coltivano speranze. Da una parte e dall’altra, gli occhi sono puntati sui dati dell’affluenza. Con il secondo dato parziale, quello delle 19, che potrebbe già smorzare entusiasmi o accrescere timori. Il centrodestra, a sostegno di Marsilio, è convinto di poter raggiungere un risultato storico: confermare un presidente uscente alla guida della Regione. Il centrosinistra, con il campo larghissimo a sostegno di D’amico, crede in una rimonta considerata quasi impossibile all’inizio della competizione. Il responso delle urne sarde ha riacceso gli animi nell’opposizione: è “l’effetto Sardegna”, come lo definiscono in molti, che ha reso sempre più concreta l’idea che in Abruzzo si potesse giocare un mini-test per la politica nazionale. La premier Giorgia Meloni, dopo aver forzato sulla candidatura sarda di Paolo Truzzu, mette la faccia su un altro candidato di bandiera: il fedelissimo Marsilio, primo presidente di Regione in quota FdI. Il centrosinistra, di contro, evidenzia il nervosismo e la preoccupazione degli avversari, insiste sul fatto che una sconfitta del candidato di Meloni in Abruzzo possa rappresentare un duro colpo per il governo. Ipotesi respinta dai leader del centrodestra, che uniti sul palco di Pescara minimizzano: nessun contraccolpo per la maggioranza. Tuttavia, le urne abruzzesi rimangono un’ulteriore prova, dopo quella sarda, per soppesare gli equilibri interni tra i partiti al governo. Anche in vista delle elezioni europee.

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