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Elezioni presidenziali francesi: Macron pensa al secondo turno, Le Pen incalza, Mélenchon insegue

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La campagna elettorale è finita, viva la campagna elettorale. Si saprà fra poche ore chi sarà passato al primo turno delle elezioni presidenziali Francia 2022 che si svolgeranno domenica 10 aprile in Francia, ma Emmanuel Macron è già in campo per affrontare il secondo,  domenica 24.  

Non sarà affatto una passeggiata per lui, come pure era parso agli inizi di questa tornata elettorale 2022, offuscata come è stata dalla guerra in Ucraina, e alla quale il presidente uscente, travolto dagli impegni internazionali, ha partecipato solo nelle ultime settimane. Tutti gli analisti sostengono, infatti, che si troverà di fronte Marine Le Pen, come nel 2017, ma che stavolta, almeno a leggere i sondaggi che li vedono incollati a pochi punti l’uno dall’altra, lei al 21% , lui al 26,5%, la leader dell’estrema destra avrebbe qualche carta in più per diventare la prima presidente della Francia.

Elezioni presidenziali Francia 2022: Macron primo ma Le Pen cresce

Non si capisce se la paura sia vera o sopravvalutata, fatto sta che anche i sostenitori di Macron la prendono molto sul serio. Il candidato presidente cinque anni fa aveva superato il primo turno con il 24,01%, Le Pen con il 21,30%.  Se i sondaggi avranno avuto ragione, Macron ha aumentato i propri sostenitori mentre la leader dell’ex Fronte Nazionale è rimasta allo stesso punto.  

Ma la politica non funziona come la matematica e soprattutto i voti non sono tutti uguali, dipende da chi li esprime. 

Ed è per questo che stavolta Marine Le Pen rappresenta un problema per il presidente uscente. 

Tutta colpa dell’infelice risultato della campagna di Valérie Pécresse, presidente della regione più importante della Francia, quella della capitale, l’Ile de France, due volte ministra durante la presidenza di Sarkozy, scesa in campo per riunire il fronte moderato e cacciare Macron, ma finita, secondo i sondaggi, in fondo classifica. 

E’ in questo bacino che Le Pen potrebbe raccogliere quei sostenitori che farebbero la differenza al secondo turno: per rientrare nelle stanze del potere, dal quale sono esclusi da anni,  gli ex gollisti, francesi perbene e liberali, potrebbero votarla. 

La destra estrema di Zemmour frena ma sulla carta ha il 10%

Anche perché Marine Le Pen si è rifatta il trucco, non fa più paura, avendo abbandonato gli arnesi più truci delle famiglie di destra estrema al suo amico-nemico di viaggio, Eric Zemmour.  

E’ lui ad essere ufficialmente contro l’Europa, contro l’euro, contro gli stranieri. Marine Le Pen, ha messo la sordina a questi temi, concentrandosi sulla vita dei francesi e il loro potere di acquisto. Dettaglio non insignificante, per Zemmour voterà una parte della famiglia Le Pen, a cominciare dalla nipote Marion, che ha abbandonato pubblicamente la zia per l’ex polemista del Figaro. 

Certo, Zemmour ha perso molto della sua forza propulsiva iniziale, ma continua ad avere un bel gruzzoletto di intenzioni di voto: è al quarto posto, secondo i sondaggi, con oltre il 10%, che al secondo turno sicuramente non si riverseranno su Macron.  

E Macron punta già sul secondo turno

Si capisce quindi perché il presidente in carica non voglia perdere nemmeno un minuto: il primo turno oramai è andato, ora si tratta di vincere le elezioni. 

E si capisce anche perché ha cercato di disegnare negli ultimi giorni una Marine Le Pen come era nel 2017, il male antidemocratico fatto persona. Mettendo insieme, nella polemica,  tutti e due gli estremisti di destra, Le Pen e Zemmour, sostenendo che sono due facce della stessa medaglia. Ricordando, per esempio, che è vero che lei non parla più di uscire dall’euro e dall’Unione europea, ma che l’asse anti europeo fra loro due esiste e che se fossero al governo realizzerebbero quel progetto: “Sarebbe una “Frexit dolce” ha ripetuto –  ma sempre Frexit sarebbe, cioè la rovina per i piccoli risparmiatori”.

Elezioni presidenziali Francia 2022: a sinistra Mélenchon insegue

Anche a sinistra Macron deve difendersi, e non dai socialisti (Anne Hidalgo, sindaca di Parigi), dai comunisti (Fabien Roussel, capo del Pcf),  o dai Verdi (Yannick Jadot), tutti  fuori dal campo grande, ma dall’insidioso leader della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon, France Insoumise, dato al terzo posto, dopo Macron e Le Pen, con il 16% e in crescita. Tanto che qualcuno – gli americani  della banca di affari Goldman Sachs – hanno puntato su di lui e non su Le Pen per la vittoria al primo turno.

Mélenchon ci crede più di tutti e non ha sprecato un secondo del suo tempo, diventando il candidato più  presente in tutta la Francia, talvolta nello stesso momento, come quando dal meeting di Lille ha trasmesso il suo ologramma in altre otto città. Performance che lo ha confermato il più tecnologico dei candidati, come nel 2017. Ma ha usato anche i mezzi tradizionali per raggiungere i francesi: sei carovane di sostenitori, per esempio, sono partite per ogni quartiere popolare delle grandi città con il compito di diffondere le sue proposte. Raccolte in un libro, venduto già in 200 mila esemplari, sono state tradotte nella lingua braille per i non vedenti e in quella “falc”, cioè facile a leggere e a comprendere, per chi ha difficoltà. 

L’”Indomito” chiede voti soprattutto a sinistra, ai delusi da Macron, e dalle sue “riforme per i ricchi”; ma non disdegna gli elettori tentati di votare Le Pen perché lei ha puntato sul tema che più a sinistra non si può: l’impoverimento dei francesi. E perché  Le Pen rappresenta la Francia incattivita, impoverita e pessimista, composta da persone che potrebbero votare indifferentemente a destra come a sinistra,  basta sia essere “contro”.  Pane per i denti di un radicale. 

Cinque punti lo separano da Le Pen e, se tutto il resto della sinistra frana e scatta il voto utile, il ragionamento del leader di France Insoumise prende consistenza. Anche se gli analisti più accreditati, come Brice Teinturier, direttore delegato del centro di ricerche Ipsos, ha molti dubbi. Mélenchon è meno popolare di cinque anni fa, nel 2017, infatti, aveva preso più voti al primo turno di quanto gli danno ora i sondaggi, il 19,5%;  e poi, secondo le risposte raccolte, “suscita antipatia e talvolta paura e ostilità”; ed è ritenuto, inoltre, meno “presidenziabile” degli altri due candidati, con il  27%, contro il 39%  di Le Pen e il 65% di Macron. 

Ma a sinistra c’è solo lui. Anche se forse non gli sarà sufficiente per passare al secondo turno. 

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Categories: Politica