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Elezioni: nel 2024 saranno 62 i Paesi nel mondo ad andare al voto. La democrazia sarà più forte o più debole?

Imagoeconomica

Il 2024 sarà uno degli anni più ricchi di seggi elettorali aperti e, almeno sulla carta, potrebbe essere un anno decisivo per comprendere lo stato della democrazia nel mondo. Si voterà in 62 paesi con una popolazione complessiva di quattro miliardi di abitanti, poco meno della metà del genere umano. Stati Uniti, Gran Bretagna, Iran, Taiwan, India, Indonesia, Messico, Corea del Sud, Pakistan.

Si voterà per le presidenziali, le legislative o le amministrative, voteranno 16 paesi africani, 11 asiatici, 22 europei, 9 americani, 4 in Oceania. E’ possibile che si svolgano anche consultazioni anticipate, ora non previste. Forse in Israele, dopo la fine della guerra di Gaza e la discutibile guida di Benjamin Netanyahu. Forse ancora in Argentina se il radicale esperimento di Javier Milei provocherà una catastrofe sociale peggiore delle crisi economiche provocate dai suoi predecessori. Fa il punto l’annuale Indice sulla democrazia dell’Economist Intelligent Unit.

Su 71 paesi considerati dal Democracy index, solo 43 avranno elezioni pienamente libere e democratiche, tra cui i 27 stati dell’Unione europea, mentre gli altri 28 non soddisfano le condizioni di base per parlare di votazioni davvero libere e giuste, scrive l’Economist. Le elezioni non saranno libere in paesi come il Bangladesh, dove il governo ha avviato una campagna di attacco contro il premio Nobel per l’economia Mohammad Yunus, o il Pakistan, retti regimi che combinano elementi di democrazia e autoritarismo, ma soprattutto in Russia, dove vige un regime autoritario e in cui la rielezione di Vladimir Putin è scontata, e poi, naturalmente, in Iran, un Paese che influenza politicamente ed economicamente gruppi in conflitto in Medio Oriente.

Il rinnovo del Parlamento europeo: in 400 milioni al voto

In Europa si voterà per il rinnovo del Parlamento dell’Unione: un test decisivo per capire quanto il centrodestra o il centro-sinistra continentali (forse insieme) conterranno i crescenti nazional-populismi di estrema destra. Il risultato determinerà il cammino dell’Unione e influenzerà il destino delle democrazie liberali di diversi paesi europei. Tra il 6 e il 9 giugno saranno 400 milioni gli europei chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento (accade ogni cinque anni). Si vota nei 27 Stati membri e diversi partiti euroscettici e di estrema destra potrebbero cambiare gli assetti del nuovo Parlamento. L’Italia è rappresentata da 76 deputati eletti con un sistema di tipo proporzionale, in cui ogni partito nazionale fa parte di un più ampio gruppo politico al Parlamento europeo. Le destre hanno spostato recentemente l’asse politico interno in importanti Stati europei, nel nostro ma anche in Finlandia e Svezia e più di recente nei Paesi Bassi. La difficile situazione economica, le tensioni sui flussi migratori, le politiche energetiche, i meccanismi e gli accordi per garantire la stabilità finanziaria, sono elementi di tensione e temi elettorali di alcune formazioni anti-europeiste.

Elezioni anche in 5 regioni italiane

Nel 2024 si vota anche per le amministrative in cinque regioni italiane: Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria, mentre in oltre 3.700 comuni si voterà per eleggere il sindaco e il consiglio comunale. Di questi comuni, 27 sono capoluoghi di provincia e sei sono anche capoluogo di regione: Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza.

Portogallo al voto il 10 marzo

Il primo ministro socialista António Costa lo scorso novembre si è dimesso dopo aver scoperto di essere indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti legate all’estrazione di litio nel paese. È in carica per gli affari correnti. Il Partito socialista spera nel leader Pedro Nuno Santos, i progressisti e i conservatori risultano ad oggi pari nei sondaggi, ma c’è ancora tempo. Il partito Chega (“Basta”), di estrema destra, rappresenta un’insidia che potrebbe irrompere nel tradizionale bipolarsimo.

In Russia si vota il 17 marzo

Il presidente Putin ha annunciato già la sua ricandidatura e non ci sono dubbi sulla sua rielezione, anche considerando la mancanza di libera iniziativa politica di concorrenti e dell’informazione.

In ogni elezione è la qualità della democrazia ad essere in gioco, osserva l’Economist. Non nella Russia di Vladimir Putin, dove non c’è nulla di tutto questo ma, al contrario, qualcosa di tragico. Passano i secoli ma gli strumenti del potere restano sempre gli stessi: guerre imperiali contro i popoli confinanti e gulag nel gelo per i sudditi russi. Lo facevano gli zar, poi Stalin e ora Putin: ripetitivamente, con le stesse modalità repressive su un popolo cloroformizzato da secoli, ormai politicamente abituato alla sua condizione servile. In un mondo perfetto il voto dovrebbe essere il punto d’arrivo di un lungo processo democratico. Prima si dovrebbero creare una società civile, un sistema educativo, giudiziario e stampa indipendenti. Spesso il risultato finale di una repentina corsa al seggio sono corruzione, autocrazia, scontri etnici e religiosi, la tirannia della maggioranza sulla minoranza.

In primavera seggi aperti in India

Le elezioni in India, tra aprile e maggio 2024, saranno le più grandi del mondo, secondo Chatham House, un istituto politico britannico. Voteranno più di 900 milioni di persone, su una popolazione di 1,4 miliardi. Non ci sono dubbi sulla terza vittoria consecutiva di Narendra Modi e del Bjp, il suo partito nazionalista hindu: il consenso è attorno al 75%. Al voto del 2019 parteciparono 912 milioni di elettori e 677 partiti, il 780% più delle prime consultazioni del 1952. Data la crescita demografica, le prossime avranno più elettori, più candidati e più partiti. La questione tuttavia è se la più grande democrazia del mondo continuerà ad essere la democrazia conosciuta fino ad ora. A preservarla è stata una Costituzione molto avanzata per una comunità che, quando fu approvata, aveva l’85% di analfabeti. Secondo B.R. Ambedkar, che la scrisse, l’India era “una collezione di minoranze: un insieme di caste, religioni, etnie e lingue”. E’ il riconoscimento di questo mosaico che ha tenuto unito il paese. Il Bjp vuole invece trasformare l’India nel paese della maggioranza hindu. Modi può raggiungere la percentuale elettorale necessaria per farlo, stravolgendo il capolavoro dei padri costituenti.

Nel Regno Unito si vota (probabilmente) a maggio

Secondo le norme attuali, il Dissolution and Calling of Parliament Act 2022, l’ultima data in cui il Regno Unito può recarsi alle urne è gennaio 2025. Se le elezioni non fossero indette entro il 17 dicembre 2024, il Parlamento si scioglierebbe automaticamente, poiché sarebbero trascorsi esattamente cinque anni dalle ultime elezioni generali del 2019. Il premier Rishi Sunak ha già annunciato che intende indire elezioni, questo potrebbe avvenire a maggio. Il think tank Institute for Government afferma che ci sono tre probabili finestre per il voto: maggio 2024, autunno 2024 e gennaio 2025. Sunak chiederà formalmente al capo di Stato, re Carlo III, di “sciogliere” il Parlamento.

Si vota con il sistema maggioritario. I conservatori, al potere dal 2010, sono costantemente dietro il principale partito laburista d’opposizione da oltre un anno nella maggior parte dei sondaggi d’opinione. Pesano la peggiore crisi del costo della vita degli ultimi decenni e le lotte intestine tra i conservatori che hanno portato alla nomina di cinque primi ministri dal voto sulla Brexit del 2016, piuttosto che al travolgente entusiasmo per i laburisti. Recentemente si è assistito a un rimpasto di Governo che ha visto tornare dal passato l’ex premier David Cameron.

In Messico si vota il 2 giugno

Il 2 giugno 2024 i messicani andranno alle urne. Il paese ha quasi 100 milioni di elettori ed eleggeranno un nuovo presidente con un mandato di sei anni. Per la prima volta nella storia del Messico i due principali candidati alle presidenziali sono donne: Claudia Sheinbaum Pardo, ex sindaca di Città del Messico, e l’ex senatrice Xóchitl Gálvez. Le schede elettorali in tutto il Messico includeranno anche voti per coprire più di 20.000 posizioni pubbliche: un record per il paese.

Il Belgio va alle urne il 9 giugno

Election day in Belgio, si vota per le europee e per il rinnovo del Parlamento belga il 9 giugno. A gennaio il primo ministro liberale Alexander de Croo sarà presidente di turno al Consiglio Ue. La politica interna è frammentata, si contano al governo oggi sette partiti. Con gli indipendentisti fiamminghi di estrema destra dominanti nelle Fiandre, mentre i socialisti prevalgono in Vallonia e a Bruxelles.

In Usa si vota il 5 novembre

Ma è martedì 5 novembre che ci sarà l’elezione delle elezioni: le presidenziali americane. Più di 160 milioni di americani sono registrati per votare. Sceglieranno il 60esimo presidente degli Stati Uniti, che resterà in carica alla Casa Bianca per quattro anni, a partire da gennaio 2025.

Un tempo negli Usa un candidato con 91 capi d’accusa in quattro procedimenti penali sarebbe già stato interdetto dai pubblici uffici. Negli stessi Stati Uniti un presidente di 81 anni non si sarebbe candidato per un secondo mandato alla fine del quale avrebbe 86 anni: l’età di un nonno o di un tiranno, diceva Nelson Mandela. Il ritorno di Donald Trump alla corsa presidenziale negli Stati Uniti non è scontato. La Corte Suprema del Colorado ha stabilito che l’ex presidente non può candidarsi nello Stato a causa del suo ruolo nell’attacco al Campidoglio del gennaio 2021. Ma si tratta di uno Stato che sarebbe probabilmente “democratico” e dunque Trump potrebbe vincere in ogni caso. A meno che la sentenza non sia un precedente per altri Stati. Una vittoria repubblicana potrebbe cambiare l’atteggiamento geo-politico rispetto a conflitti come quello Russo-Ucraino, ma anche le scelte commerciali. Negli Stati Uniti non sempre è la maggioranza degli americani che elegge il presidente. Il “voto elettorale” più importante del “voto popolare” consente la vittoria della minoranza (di solito repubblicana) sulla maggioranza: nel 2000 Al Gore e nel 2016 Hillary Clinton conquistarono la maggioranza dei voti su George W. Bush e Donald Trump ma non quella dei collegi stato per stato.

In Austria si vota in autunno

Non c’è ancora una data per le elezioni presidenziali in Austria. Il partito di estrema destra populista FPÖ è al 30%. Durante la pandemia l’FPÖ ha trovato sponda nell’elettorato proponendosi come paladino della libertà contro le chiusure e le restrizioni dovute al Covid19. Insieme ad altri partiti di destra, come l’AfD tedesco, la Lega italiana e il Rassemblement National francese, l’FPÖ fa parte di Identità e Democrazia al Parlamento europeo.

Che cosa farà l’Intelligenza Artificiale?

C’è infine un altro pericolo: l’uso improprio dell’Intelligenza Artificiale. Alcuni pessimi esempi sono stati già dati. Come e quanto cambierà i modelli di linguaggio delle elezioni del 2024? Chiedendoselo con una certa preoccupazione, l’Economist pensa tuttavia “di credere che l’Ia non sia sul punto di distruggere 2.500 anni di esperimenti umani con la democrazia”.

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