Quelle di oggi e domani sono elezioni speciali, gravate dalla cappa di tristezza e di paura creata dalla’infame strage di Brindisi contro le ragazze della scuola Morvillo Falcone. Sembra di essere tornati all’incubo degli anni bui della Repubblica. E’ in questo contesto che anche i ballotagi cambiano segno.
?Sono ballottaggi strani quelli per i quali sono chiamati domani e lunedì alle urne gli elettori delle città già protagoniste del voto amministrativo di due settimane or sono. In primo luogo si svolgono in un momento delicatissimo della vita politica del Paese e mentre l‘attenzione degli osservatori politici è rivolta sia dentro che al di fuori dei confini nazionali: è in corso un G8 e ci si interroga soprattutto dei destini, all’interno della zona euro, della Grecia, della Spagna e dell’Italia. La strage di Brindisi aggiunge timori a timori.
In secondo luogo si ha l’impressione che tutta la toponomastica politica sia in movimento: il voto di due settimane or sono ha segnato una batosta senza precedenti per la destra, con la sconfitta i contemporanea del Pdl e della Lega. Il tutto confermato nei giorni successivi da un Umberto Bossi, ormai, se non in uscita, ai margini del movimento che aveva inventato e fondato. Nè le cose sono più chiare nel partito di Berlusconi, visto che in questi giorni si parla addirittura della possibilità di una frammentazione del Pdl in più partiti o gruppi parlamentari (i moderati con Alfano e Berlusconi, gli arrabbiati con Santanchè e Brambilla e Brunetta, gli ex An per conto loro). Naturalmente sono ipotesi fantapolitiche, e non è un caso che i più avveduti (almeno sul piano dell’esperienza), come gli ex An, invitino tutti a tenere i nervi a posto. Senza pensare che di tutto ha bisogno in questo momento il Paese meno che di una frammentazione selvaggia che ricorda tanto la Grecia.
Ma torniamo ai ballottaggi e in particolare a tre città test: Palermo, Genova e Parma. Test soprattutto per il Pd che uscito meglio dei suoi avversari del centro-destra dal primo turno, ma che ora si trova ad affrontare tre situazioni anomale.
L’anomalia più semplice è quella che riguarda Palermo. Qui a contendersi la poltrona di sindaco saranno due esponenti del centro-sinistra, o meglio della cosiddetta foto di Vasto: Leoluca Orlando dell’Idv e Ferrandelli del Pd. Vincerà il primo, almeno così ci dice il primo turno. E certamente nel Pd non è mancato che avrebbe preferito non arrivare al ballottaggio. Ma Ferrandelli le primarie di coalizione le aveva vinte, mentre Orlando non vi aveva neanche partecipato, decidendo di scendere in campo proprio perchè Ferrandelli non era candidato a lui gradito. Così il Pd ha dovuto sostenere il suo candidato per onor di firma. E si tratterà da lunedì di cercare di fare in modo, che la campagna elettorale lasci meno veleni possibili, per poter comunque sfruttare politicamente la sconfitta (davvero tosta) delle destre siciliane.
Meno complicata la situazione di Genova. Candidato favorito è Marco Doria, vincitore delle primarie di coalizione, ma considerato più vicino a Vendola che al Pd. Il partito di Bersani però non ha avuto difficoltà a sostenerlo tanto al primo turno che al ballottaggio. Insomma qui la foto di Vasto non è stata lacerata. E, a meno di sorprese, Doria dovrebbe prevalere su Enrico Musso, messo in campo dall’Udc, che questa volta potrà però poter contare anche sul sostegno del Pdl.
Occhi puntati invece su Parma. Qui al primo turno ha prevalso il candidato doc del Pd Vincenzo Bernazzoli, ma a contendergli il ballottaggio c’è il grillino Federico Pizzarotti, sul quale, per dispetto, potrebbero convergere anche i voti del Centro-destra. Se un’operazione del genere dovesse riuscire per il Pd sarebbe davvero un problema. Non soltanto perderebbe il comune di Parma, ma vedrebbe gli sconfitti del primo turno (la destra) risultare comunque determinanti nella scelta del nuovo sindaco, in nome del vecchio adagio togliattiano del “tanto peggio, tanto meglio”.
Ma soprattutto l’accondiscendenza di Grillo ad un’operazione del genere renderebbe difficile aprire quel dialogo con i giovani rappresentanti del movimento cinque stelle, del quale il partito di Bersani ha comunque necessità, per evitare il consolidarsi, non solo a Parma, di una deriva qualunquista.
Fin qui i ballottaggi di domenica e lunedì. Resta intanto una difficile situazione di politica interna con una domandaa che prevale su tutto: dopo il terremoto delle amministrative e, mentre manca meno di un anno alle politiche, fino a che punto reggerà la maggioranza delle “divergenze parallele” che sostiene il governo Monti? I segnali che arrivano dai campi minati della giustizia e della Rai sono tutt’altro che incoraggianti. Bersani e il Pd, in vista delle politiche non possono mostrarsi su questi temi arrendevoli dinanzi alle interdizioni del Pdl. Berlusconi, a sua volta non ha voglia di elezioni, ma non vuole neanche apparire in difficoltà sui temi tradizionali della sua propaganda e dello scontro con la magistratura. Compito difficile per il governo tecnico tenere insieme queste opposte esigenze.