A che serve essere il primo partito e sfiorare il 29% come ha fatto il Pd se poi perdi le elezioni in Liguria perché hai rifiutato il voto dei centristi di Italia Viva di Matteo Renzi? Elisabetta Gualmini, già politologa dell’istituto bolognese Cattaneo e ora europarlamentare del Pd, non ha peli sulla lingua e, in un’intervista a “Il Foglio“, affonda il coltello nella ferita. “I veti di Conte su Renzi ci hanno penalizzato perché i voti di Italia Viva avrebbero potuto far vincere Orlando e questo non è accettabile soprattutto quando il risultato è in bilico”. Ma dalla Liguria la Gualmini alza lo sguardo allo scenario nazionale e sostiene: “Se si vuole trovare un’alternativa al governo Meloni bisogna mettersi tutti insieme, anche con M5S e riformisti, perché è l’unico modo in cui si vince”, L’europarlamentare, auspicando che a sinistra finisca l’era dei rancori e delle antipatie personali, è fiduciosa ma manda un segnale anche a Elly Schlein: “Ora la segretaria è nelle condizioni di dare la linea e non di subirla. Non ci si può più permettere di rincorrere il M5S”. Impossibile non essere d’accordo con Gualmini soprattutto dopo che Schlein ha detto: “Noi del Pd abbiamo dato il massimo ma siamo consapevoli che da soli non bastiamo”. Per vincere servono le alleanze senza veti verso il centro. Serve cioè una coalizione stabile di centrosinistra. Schlein lo sa ma non basta dirlo: deve far valere nei fatti la sua leadership anche sui Cinque Stelle. Ha fatto benissimo la Gualmini a ricordarglielo.