Si è concluso l’atteso faccia a faccia tra Letta, Calenda e Della Vedova per decidere il futuro della coalizione di Centrosinistra. Dopo settimane di tira e molla, incontri rinviati e due ore di batti e ribatti il Partito Democratico, Azione e Più Europa correranno insieme per le elezioni del 25 settembre. Superato lo scoglio sulle candidature nei collegi uninominali: nessuno dei leader della coalizione correrà nel maggioritario. Stavolta è ufficiale, il patto è siglato con tanto di firma, e nessuno potrà fare retromarcia.
Alla fine, è prevalsa la linea di fronteggiare in qualche modo la valanga del centrodestra per non consegnarsi separatamente al nemico. Intanto, tra Meloni e Salvini è gara sulle priorità del programma.
Accordo Letta Calenda: nessun leader nei collegi uninominali
Per quanto riguarda il nodo della composizione delle liste, sui cui l’accordo ha rischiato di arenarsi, per aumentare le possibilità di vittoria dell’alleanza i tre hanno condiviso la scelta di non candidare nei collegi uninominali né ex parlamentari pentastellati e di Forza Italia usciti nell’ultima legislatura, né i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza. Quindi fuori Di Maio, Calenda, Letta, Fratoianni, Gelmini e Carfagna.
Collegi divisi: 70% al Pd, 30% ad Azione-Più Europa
Uno dei punti dell’accordo raggiunto riguarda la quota dei candidati in cui “la totalità dei candidati nei collegi uninominali della coalizione verrà suddivisa tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito Democratico) e 30% (+Europa/Azione), scomputando dal totale dei collegi quelli che verranno attribuiti alle altre liste dell’alleanza elettorale. Questo rapporto verrà applicato alle diverse fasce di collegi che verranno indentificati di comune intesa”.
Le parti si impegnano inoltre a chiedere che “il tempo di parola attribuito alla coalizione nelle trasmissioni televisive sia ripartito nelle stesse percentuali applicate ai collegi”.
Nell’accordo rigassificatori, salario minimo e no aumento carico fiscale
Correggere il reddito di cittadinanza e il Superbonus 110%, nessun aumento del carico fiscale complessivo, completamento del Pnrr, una politica di bilancio prudente dare “assoluta priorità” all’approvazione delle leggi in materia di diritti civili e Ius scholae. Sono i punti programmatici dell’accordo, un’intesa di progresso e moderazioni “in linea con gli intendimenti tracciati dal governo Draghi”, specificando che “i partiti che hanno causato la sua caduta si sono assunti una grave responsabilità dinanzi al Paese e all’Europa”.