C’è uno spettro che si aggira in Francia e ha un nome buffo: Nupes. Significa “Nuova unione popolare ecologista e sociale” ed è il cartello elettorale che ha fondato Jean-Luc Mélenchon, il radicale di sinistra, arrivato terzo nella competizione presidenziale, che adesso vuole diventare primo ministro, vincendo le elezioni legislative in Francia in programma domenica 12 giugno. È composto da comunisti, socialisti, ecologisti e lo stesso movimento di Mélenchon, La France insoumise.
Ora che la destra di Marine Le Pen è stata messa nell’angolo, è Nupes l’unico pericolo per Emmanuel Macron perché può togliergli la maggioranza assoluta dei deputati nell’Assemblea nazionale, il Parlamento francese. Un bel guaio per il presidente appena riconfermato.
I sondaggi sulle elezioni in Francia prevedono infatti un testa a testa fra le truppe di Mélenchon, Nupes, e la coalizione di Macron, Ensemble, nelle elezioni legislative francesi che si svolgono domenica 12 giugno 2022 per il primo turno e il 19 per il secondo.
Elezioni legislative Francia 12 giugno 2022: Macron tra la maggioranza assoluta e la cohabitation
Che cosa potrebbe accadere se Macron avesse solo una maggioranza relativa? Vedremo una quarta “coabitazione” in Francia? O il presidente sceglierebbe di accordarsi di volta in volta con altri gruppi parlamentari per realizzare il suo programma?
Macron in realtà è convinto di riuscire di nuovo nell’impresa, cioè di governare anche in questo quinquennio confortato da una maggioranza di partiti alleati. Nel 2017 la ottenne con facilità: 350 deputati sui 577 totali dell’Assemblea. Gliene servono di meno, 289, per essere al sicuro. E i primi risultati che vengono da alcune sezioni dall’estero, gli danno ragione: Ensemble ha vinto in 8 su 11.
Se la sua fiducia è ben riposta si capirà comunque solo alla fine del primo turno. Le squadre, partiti o coalizioni, che si sono presentate in campo questa volta sono 7, i candidati 6.293, fra di essi ben quindici ministri che se non fossero eletti deputati dovrebbero dimettersi, secondo la prassi.
E l’altro spettro, quello della “cohabitation”? C’è da chiedersi se la “coabitazione” sia realistica in questo contesto.
In un sistema di semi presidenzialismo come la Francia non c’è nulla di male a immaginarla. Ma anche per uno come Macron, attento e permeabile a ogni cambiamento, sarebbe difficile realizzare una politica comune con una forza politica che non solo la pensa esattamente all’opposto, ma mette in discussione i valori fondanti della V Repubblica, a partire dai pieni poteri costituzionali del presidente.
François Mitterrand subì la “coabitazione” due volte, con i neogollisti Jacques Chirac (1986/88) e Edouard Balladur (1993/95). La terza volta toccò allo stesso Chirac “coabitare” con il socialista Lionel Jospin (1997/2002). Ma quelle “coabitazioni” non produssero traumi perché quelle forze politiche, pur se da sponde opposte, condividevano in pieno il sistema sul quale poggiava la V Repubblica.
Il radicale Mélenchon non sembra quel tipo di politico, la “coabitazione” fra lui e Macron è veramente difficile da immaginare.
Elezioni legislative Francia 2022: i programmi di Macron e Mélenchon
Per quel che riguarda il programma, i due sono lontanissimi, sia in politica estera che in quella interna e sociale. Antiamericanismo da anni ‘60, Francia fuori dalla Nato, ambiguità sulla guerra di Putin: è questa la linea di Mélenchon. Esattamente il contrario il presidente, un banchiere cresciuto fra gli uomini di affari degli States, leale verso le strutture militari degli Alleati, nessuna ambiguità su chi abbia scatenato il conflitto in Ucraina.
Senza contare, in politica interna, la differenza di opinioni fra i due su tutto: dall’età pensionabile al resto del bagaglio di misure sociali che Macron (e non solo) ritiene impossibili da sostenere finanziariamente.
Mélenchon ha vivacizzato la campagna elettorale perché si è presentato, come accennato all’inizio, come il prossimo primo ministro. Anzi ha sempre dichiarato fin dalla chiusura delle urne presidenziali che le legislative sarebbero state il terzo turno di quelle elezioni.
Macron sull’argomento è stato lapidario. Rispondendo sulla questione al giornale Le Parisien ha detto: “C’è una Costituzione. Nessun partito politico può imporre un nome al presidente”.
Il che non può che confermare l’ipotesi di una impossibilità di “coabitazione” in caso di vittoria di Nupes.
Il rischio astensione
Al momento tuttavia, le legislative, al di là dei risultati che possono provocare, non appassionano i francesi: secondo gli ultimi sondaggi solo il 38% di essi si è detto interessato alle elezioni; e meno della metà ha dichiarato di andare a votare. Non è una novità. Anche nel 2017 l’astensione era stata fortissima: aveva votato il 48,7% degli elettori al primo turno, stavolta si arriverebbe al 46%, secondo il sondaggio realizzato da Ipsos per Le Monde.
A questo proposito è stato chiesto a Macron, nella stessa intervista in cui gli hanno chiesto di esprimersi su Mélenchon primo ministro, se non si sentisse un po’ responsabile del fatto che i francesi non andassero a votare.
“È un problema che riguarda tutte le democrazie – ha risposto il presidente – Vedo il paradosso nelle nostre società dove la volontà di esprimersi è fortissima, ma nello stesso tempo c’è la disaffezione per le elezioni”.
Che intende fare per sanare questa contraddizione? Macron non ha dubbi: “Bisogna restituire vitalità al nostro dibattito democratico. È per questo che voglio aprire la questione del proporzionale. Lo farò in autunno per arrivare alle conclusioni alla fine del 2023”. Lo stesso dibattito che ogni tanto fa capolino fra le forze politiche in Italia. Timidamente, in attesa di maggiore determinazione. E chissà se finirà per il 2023.