I risultati delle elezioni in Francia consegnano la vittoria netta a Marine Le Pen e al suo Rassemblement national (Rn) che dominano così il primo turno delle legislative con una percentuale che si attesta al 33,1 per cento. Lontana la maggioranza macroniana, Ensemble, al 20%, mentre la sinistra unita arriva al 28 per cento. Secondo una proiezione in seggi diffusa dall’istituto Elabe per Bfm Tv, il Rassemblement national otterrebbe fra i 255 e i 295 seggi nella nuova assemblea nazionale dopo il secondo turno di domenica prossima, 7 luglio, e, a catena, la carica di premier per il delfino di Le Pen, Jordan Bardella: val la pena ricordare che la soglia per ottenere la maggioranza assoluta è 289 seggi. Il Nuovo Fronte Popolare della gauche otterrebbe fra i 120 e i 140 seggi. In terza posizione, la maggioranza presidenziale fra i 90 a i 125 seggi. Seguono i Républicains che potrebbero avere fra 35 e 45 seggi. Da sottolineare l’affluenza record: alle urne domenica 30 giugno il 66,7% degli aventi diritto al voto.
Voto in Francia, cosa ha detto Macron
Il presidente Emmanuel Macron è stato il primo a prendere la parola: “Davanti al Rassemblement national, è arrivato il momento di un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno”. Proprio in vista del ballottaggio, infatti, Macron ha chiesto di studiare ogni singolo collegio elettorale della Francia per trovare alleanze “caso per caso”, inclusi accordi con candidati della France Insoumise (Lfi), per bloccare l’avanzata di Le Pen e Bardella: lo ha riferito Bfm Tv. Una nuova riunione strategica è stata fissata per stamani all’Eliseo, nel tentativo di disegnare un nuovo arco repubblicano contro il rullo compressore nazionalista che ha trionfato al primo round.
Cosa ha detto Le Pen
“Si tratta di un risultato storico. Non era mai successo che decine di candidati del Rassemblement national venissero eletti già dal primo turno delle elezioni politiche. Credo anche che sia una grande speranza per milioni di francesi”: Marine Le Pen, parlando con i cronisti nel suo feudo di Hénin-Beaumont, nel nord della Francia, ha risposto così a chi chiedeva quale fosse il suo stato d’animo dopo la vittoria del Rassemblement national al primo turno del voto francese.
Cosa ha detto Bardella
Con una postura abilmente “istituzionale”, Jordan Bardella non ha parlato davanti ai militanti, come Marine Le Pen, ma soltanto davanti a un gruppo di giornalisti, nel quartier generale parigino del partito: “L’esito del voto in Francia rappresenta un verdetto senza appello, un’aspirazione chiara dei francesi al cambiamento”. Per il candidato premier dell’estrema destra, “l’alternanza è a portata di mano”, c’è una “speranza senza precedenti in tutto il Paese”. “Sarò il primo ministro di tutti” ha aggiunto, sostenendo che il voto di domenica sarà uno “dei più determinanti di tutta la storia della Quinta Repubblica”.
Francia elezioni, cosa può succedere ora
Se l’appello di Jean-Luc Mélenchon è stato vibrante e senza ombre, la situazione di quello che dovrebbe essere l’argine all’ondata dell’estrema destra è molto fluida. “La nostra consegna è chiara, neppure un voto, neppure un seggio in più per il Rassemblement National”, ha detto Mélenchon annunciando “il ritiro dei nostri candidati ovunque siamo arrivati stasera in terza posizione”. Con l’indicazione, conseguente, di votare per l’avversario locale di Rn, nella fattispecie la maggioranza macroniana. Dalla quale però, dopo le parole del presidente che chiama “all’unione repubblicana”, vale a dire fare blocco contro l’estrema destra, non sono arrivate indicazioni altrettanto chiare.
Ballottaggio Francia, cosa sono i patti di desistenza
Persino Edouard Philippe, uno dei leader della maggioranza, ha dato indicazioni decisamente contrastanti con quelle di Macron, invitando i suoi militanti “a fare desistenza per evitare l’elezione di candidati Rn o Lfi, La France Insoumise”. Dal momento che Lfi è il partito decisamente più forte della coalizione di sinistra, la diga della desistenza cederebbe ovunque ci saranno candidati della maggioranza che desistono ma i cui voti non andranno al Front Populaire se il candidato locale sarà di Lfi. Conscio dell’enorme posta in gioco e della percezione non positiva de La France Insoumise fra centristi e destra moderata, Raphael Glucksmann, che ha riportato il Partito socialista al terzo posto nelle Europee, ha lanciato il grido d’allarme: “Abbiamo 7 giorni per evitare una catastrofe in Francia”. I Républicains che non hanno seguito Eric Ciotti nel suo accordo con Marine Le Pen, e che hanno comunque ottenuto un considerevole 10%, hanno già annunciato, da parte loro, che non daranno consegne di voti ai loro elettori.
Il voto in Francia e gli effetti sull’Europa
Il risultato del secondo turno delle legislative francesi, il prossimo 7 luglio, avrà un’ampia ripercussione sull’intera vicenda europea, quella delle nomine Ue e dei top jobs: soltanto dieci giorni più tardi, infatti, Ursula von der Leyen, andrà al Parlamento europeo a chiedere il voto di fiducia sul mandato che il Consiglio europeo le ha dato. “Pertanto – è il commento a caldo di Enrico Letta – è evidente che se l’8 luglio a Matignon, sede del governo francese, siederà Bardella (quindi se ci sarà un governo Rassemblement national), la vicenda sarà totalmente diversa rispetto a una situazione in cui le altre forze politiche dovessero prevalere e ci fosse, quindi, una maggiore continuità europeista”. E quali saranno le mosse di Giorgia Meloni?