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Elezioni Germania: Merkel vince ma perde voti, boom ultradestra, crollo Spd

Le elezioni politiche confermano Angela Merkel alla guida della Germania per la quarta volta ma terremotano la scena politica tedesca, fanno saltare la Grande coalizione tra i centristi di Cdu-Cus e i socialdemocratici della Spd, aprono il problema della difficile governabilità, spostano a destra l’asse politico e lanciano un segnale preoccupante a tutta l’Europa, Italia compresa.

Le ultime proiezioni ufficiali parlano chiaro:
1) l’Unione Cdu-Csu che sostiene la Merkel si conferma come il primo partito con il 33% dei voti ma perde circa un milione di consensi arretrando dell’8,6%;
2) vistoso e determinante anche il crollo dell’Spd di Schulz che prende solo il 20,5% con una perdita del 4,9% che spinge i socialdemocratici all’opposizione;
3) clamoroso il trionfo dell’ultradestra dell’Afd che riceve il 12,6% dei voti con un balzo in avanti dell’8,3% che le permette di diventare la terza forza politica della Germania e di tornare in Parlamento;
4) buono anche il risultato dei Liberali dell’Fdp che raccolgono il 10,4% dei voti con una crescita del 5,6% che spiano loro la strada verso il ritorno nel Bundestag e verso il nuovo governo;
5) in ascesa anche i Verdi che prendono il 9% dei voti con un progresso dello 0,6% che li rafforza nelle probabili trattative di governo;
6) migliora anche l’estrema sinistra della Linke che incassa il 9% con un avanzamento dello 0,4%.

Allo stato attuale la distribuzione dei seggi parlamentari dovrebbe essere la seguente: 238 a Cdu-Csu, 148 a Spd, 95 a Afd, 78 ai Liberali, 66 alla Linke e 65 ai Verdi.

Mi aspettavo un risultato migliore” ha subito commentato senza giri di parole Merkel, che ha promesso di recuperare i voti andati all’estrema destra cercando di capire le paure per l’immigrazione che hanno spinto l’elettorato verso l’Afd e ha lanciato un accorato appello ai socialdemcratici che hanno deciso di passare all’opposizione: “Ripensateci”.

Tutto può succedere, ma è difficile che l’Spd di Schultz, che ha vissuto ieri uno dei gioni più amari della sua storia, possa tornare sui suoi passi e restare nella Grande coalizione che ha governato la Germania in questi anni.

Se perciò i socialdemocratici lasciano il governo, Merkel dovrà fare di necessità virtù e provare a costituire lacoalizione Giamaica, cosiddetta per la varietà dei colori delle forze politiche che dovrebbero comprenderla: Cdu-Csu, Liberali e Verdi. Ma non sarà facile, perché la distanza iniziale sui contenuti programmatici tra i tre partiti è notevole. I Verdi hanno già messo le mani avanti dicendo che faranno solo ciò che condivideranno, senza sconti di sorta. Ma per la Cancelliera il negoziato più difficile sarà con i Liberali, che non sono più quelli dell’ex ministro degli Esteri Gensher ma si sono spostati nettamente a destra sulla politica economica, sull’immigrazione e sulle politiche per l’Europa. I Liberali hanno rivendicato in campagna elettorale la poltronissima del ministro delle Finanze Schaeuble e questo sarà sicuramente uno dei nodi più spinosi dei negoziati per formare il nuovo Governo.

L’indebolimento di Merkel e il trionfo dell’ultradestra sono un pessimo segnale per l’Europa dove il prevedibile irrigidimento del nuovo governo tedesco sulla politica economica e sull’immigrazione rischia di complicare da subito il futuro del nuovo cantiere Europa che si era  aperto con l’elezione di Emmanuel Macron alla guida della Francia e il rilancio dell’asse franco-tedesco con la possibile partecipazione di Italia e Spagna. Diventeranno più forti anche le posizioni della Bundesbank che non ha mai apprezzato il Quantitative easing della Bce di Mario Draghi e che da tempo si interroga sulle ragioni per le quali la ricchezza delle famiglie italiane sia cresciuta più di quella delle famiglie tedesche.

Per l’Italia il voto tedesco non è un buon segnale, non solo per il successo dell’ultradestra ma soprattutto per gli effetti sul nuovo governo di Berlino, che l’uscita dei socialdemocratici e l’ingresso di Liberali e Verdi non potrà non avere. Effetti che si faranno sentire anche sulla nostra campagna elettorale dove l’asse populista composto dai Cinque Stelle di Di Maio e dalla Lega di Salvini rischia, se non contrastato apertamente, di fare nuovi danni.

AFD SI SPACCA

“Faremo opposizione in parlamento e sarà un compito gravoso, ma la nostra ambizione è andare al governo nel 2021”. Lo ha detto Frauke Petry, co-portavoce federale dell’Afd, nel corso della conferenza stampa a Berlino. “Non farò parte del gruppo dell’Afd in parlamento”, ha aggiunto Petry prima di lasciare la sala, ancor prima di rispondere alle domande dei giornalisti. Negli ultimi mesi si sono manifestate divisioni tra la Petry e gli altri dirigenti del partito che fa il suo ingresso in parlamento con il 13% dei consensi.

“E’ un peccato che un talento come Petry prenda questa decisione”, replica Alice Weidel, candidata alla cancelleria Afd. Del resto, ha proseguito Weidel in conferenza stampa, se l’Afd è passato da sondaggi che lo davano al 6% al risultato attuale del 13%, il merito maggiore è di Alexander Gauland. “Mi piacerebbe che Frauke Petry parlasse con noi”, ha proseguito Weidel. “Sono mesi che non riusciamo a parlarci”.

Si conclude così con una rottura pubblica il burrascoso rapporto tra la co-portavoce federale Petry e la nuova guardia del partito, rappresentata dai due candidati alla cancelleria Weidel e Gauland. L’altro portavoce federale, Joerg Meuthen, presente in conferenza stampa, si è scusato con i giornalisti per il comportamento della collega: “mi dispiace, non era concordato”.

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