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Elezioni Francia, le nuove alleanze a destra e a sinistra minacciano Macron: “Con me chi dice No agli estremi”

Imagoeconomica

“Le maschere sono cadute e ora è il momento di combattere per i valori fondamentali”. Con queste parole, il presidente francese Emmanuel Macron ha delineato la sua strategia in vista delle imminenti elezioni legislative. A soli 18 giorni dal voto, Macron svela il suo piano per ottenere una “chiara maggioranza” per il resto del suo mandato quinquennale. Tuttavia, l’inquilino dell’Eliseo potrebbe aver sottovalutato le mosse degli avversari, sia a destra che a sinistra, che stanno tessendo alleanze “contro natura” per sfidare la sua coalizione centrista, Ensemble, all’Assemblée nationale.

Ma che ruolo avrà Macron nella campagna elettorale? Quali passi è disposto a fare verso i Repubblicani e il centro-sinistra? E se il Rassemblement National dovesse vincere? Prima facciamo un passo indietro.

Minaccia a destra

La sorprendente alleanza tra i Républicains (Lr) di Éric Ciotti e il Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen è un vero banco di prova per la coalizione centrista. Questa convergenza potrebbe rafforzare il fronte di destra, ampliando la loro base elettorale e sottraendo voti al campo di Macron. L’annuncio ha scatenato reazioni intense anche all’interno del suo stesso partito, con molti neogollisti che si oppongono all’idea di un’alleanza con l’estrema destra. Tuttavia, Ciotti sostiene che unire le forze con il Rr sia l’unica via per rinvigorire la destra e contrastare la “maggioranza impotente” di Macron, così come la partnership tra il Partito Socialista e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.

Inoltre, Ciotti ha annunciato che, nei collegi dove i candidati della destra tradizionale saranno in vantaggio, il Rr non presenterà alcun candidato proprio. Questa strategia potrebbe dare un vantaggio iniziale a Ciotti stesso, che non dovrà affrontare un candidato del Rassemblement National nel suo collegio a Nizza.

Nel frattempo, Marine Le Pen ha deciso di chiudere la porta al partito Reconquête di Eric Zemmour, affiliato ai Conservatori di Meloni nell’Unione europea. “C’è stata una rottura inspiegabile delle trattative”, ha comunicato Marion Maréchal, nipote di Le Pen che recentemente ha aderito a Reconquête. La leader dell’estrema destra considera ora Zemmour un ostacolo sulla sua strada verso il potere.

Minacce a sinistra

Nel frattempo, anche la sinistra si sta riorganizzando. Il nuovo cartello elettorale, il Nouveau Front Populaire, riunisce socialisti, verdi, comunisti e Insoumis (la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon). Questa coalizione, ispirata all’unità di sinistra precedente alla Seconda Guerra Mondiale, ha il potenziale per ottenere tra il 22% e il 25% dei voti, una percentuale significativa che potrebbe influenzare l’esito delle elezioni legislative. Tuttavia, l’esclusione di figure chiave come Raphaël Glucksmann e il mancato accordo su candidature specifiche sollevano domande sulla coesione e la tenuta dell’alleanza. L’intellettuale Raphaël Glucksmann, dopo aver ottenuto il 14% alle europee, con una piattaforma che univa il partito socialista e il movimento Place Publique, ha annunciato il suo ritiro dalle discussioni per il Fronte Popolare, mentre il partito socialista ha preso le distanze dal suo ex candidato alle elezioni europee per mantenere il suo sostegno elettorale.

Il discorso di Macron: ecco cosa ha detto

“Si vede ora la differenza fra chi difende i propri interessi e chi difende quelli comuni”. Macron ha criticato senza mezzi termini le alleanze innaturali tra estremi politici, denunciando l’alleanza della destra repubblicana con l’estrema destra e la sinistra con l’estrema sinistra. Ha colpito con fermezza la destra di Le Pen e Bardella, accusandoli di aver promosso un clima di antisemitismo durante la campagna elettorale. Non è mancato un attacco diretto ai repubblicani di Ciotti, colpevoli, secondo Macron, di tradire l’eredità dei grandi leader del passato come De Gaulle, Chirac e Sarkozy. Ha condannato questa alleanza come un patto con l’estrema destra, sottolineando l’importanza di rimanere fedeli ai principi della destra repubblicana. Macron ha criticato La France Insoumise per aver causato “disordine costante” e ha espresso preoccupazione per la mancanza di coerenza nell’azione dell’Assemblée Nationale, che ostacola la formazione di coalizioni stabili.

Macron ha chiamato alla raccolta coloro che dicono no agli estremi, presentandosi come il leader del blocco centrale e invitando a costruire un progetto comune. Ha inoltre esposto gli obiettivi del suo governo, che includono la protezione dei valori repubblicani, la lotta contro la discriminazione, l’intensificazione del lavoro e una politica economica rigorosa. Sulla scena internazionale, ha criticato l’ambiguità dell’estrema destra nei confronti della Russia e ha sottolineato l’importanza di un’azione politica basata su progetti federativi e sulla riunione di forze moderate.

Elezioni in Francia: gli scenari

Emmanuel Macron, che aveva promesso di tornare al popolo francese molto rapidamente dopo la sua decisione a sorpresa di sciogliere l’Assemblea nazionale la sera delle elezioni europee, si trova ora a fronteggiare una battaglia difficile. Attualmente terzo nei sondaggi, dietro al blocco di destra e al cartello elettorale delle sinistre, rischia di non ottenere la tanto necessaria maggioranza parlamentare. Sarebbe un’altra sconfitta, forse ancora più amara delle precedenti. Il suo successo dipenderà dalla sua abilità nell’affrontare le turbolente correnti e nel contrastare le mosse degli avversari.

Ma quali sono i possibili scenari? Uno potrebbe portare alla conquista della maggioranza parlamentare da parte del Rassemblement National di Le Pen, con Jordan Bardella come primo ministro. In questo caso, Macron potrebbe scegliere di rimanere al potere nonostante la sconfitta, come ha già dichiarato, adottando una strategia volta a “logorare” Le Pen in vista delle successive elezioni presidenziali nel 2027. Tuttavia, potrebbe anche verificarsi uno scenario in cui nessun partito raggiunge una chiara maggioranza, il che potrebbe portare Macron a governare tra le maglie di alleanze instabili (utilizzando l’articolo 49.3 come ha già fatto neglii ultimi anni), anche se ciò comporterebbe una situazione politica difficile e potenzialmente conflittuale.

E se Le Pen vincesse? Seguirà la strada della normalizzazione come ha fatto Giorgia Meloni in Italia, o rappresenterà una minaccia per l’intera Europa? Nel frattempo, le alleanze politiche si sbriciolano e si riformano, con ogni partito che cerca di assicurarsi il proprio pezzo di potere nel caos. Siamo sull’orlo di una svolta politica epocale, che potrebbe cambiare il volto della Francia e dell’Europa.

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