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Elezioni Francia, la rimonta di Mélenchon spaventa i mercati

Cresce a vista d’occhio il consenso per il candidato di estrema sinistra, che nei sondaggi incalza Fillon e mette nel mirino la coppia di testa, Le Pen-Macron – Difficile che Mélenchon vada al ballottaggio, ma il suo programma anti europeo e oltranzista in materia fiscale già mette paura ai mercati: lo spread OAT-Bund è schizzato sopra i 70 punti base…

Elezioni Francia, la rimonta di Mélenchon  spaventa i mercati

Il tornado Jean-Luc Mélenchon irrompe sulla campagna elettorale francese. Il candidato di “La France insoumise” (la Francia ribelle, che non si sottomette), espressione dell’estrema sinistra e finora semplice outsider di una corsa che si prevede a due tra Le Pen e Macron, è improvvisamente schizzato nei sondaggi: dopo essersi lasciato da tempo alle spalle il candidato ufficiale della sinistra socialista, Benoit Hamon (che ha già dato ordine di votare eventualmente per lui al secondo turno), starebbe ora insidiando la terza piazza nella griglia di partenza, occupata dal repubblicano François Fillon, sostenuto dall’ex presidente Sarkozy.

Ormai quasi un francese su cinque (il 18%, contro il 19% di Fillon) ha dichiarato ai sondaggisti che voterebbe per Mélenchon: una quota ancora lontana dal 24 e 23% di cui sono accreditati rispettivamente l’estremista di destra Marine Le Pen e il candidato liberal-progressista Emmanuel Macron, e che dunque difficilmente porterà Mélenchon al ballottaggio, ma che in compenso già preoccupa i mercati. Alla riapertura dei mercati dopo un weekend che ha visto il candidato comunista – già vincitore morale dell’ultimo dibattito tv – in grande spolvero con un comizio molto partecipato a Marsiglia, lo spread tra il decennale francese OAT e il Bund tedesco è schizzato sopra i 70 punti base, guadagnando in percentuale quasi il 10%, su livelli toccati per l’ultima volta il 24 febbraio di quest’anno (l’8 dicembre del 2016 il valore era sui 28,5 punti base).

Mélenchon dunque, al pari di Le Pen, raccoglie il malumore dell’elettorato più arrabbiato, ma con soluzioni diverse: qualcuno rivede in questo potenziale duello quello – anch’esso teorico – tra Sanders e Trump negli Usa. Il programma del candidato più a sinistra di tutti è, a dire il vero, tutt’altro che di compromesso: Mélenchon (al pari di Le Pen, che però vuole anche il ritorno al franco) è intenzionato a rimettere completamente in discussione i trattati europei e a far uscire la Francia anche dalla Nato. Ma più che il suo euroscetticismo (comune in realtà a quasi tutti i candidati eccetto che a Macron), a preoccupare è l’oltranzismo in materia fiscale: Mélenchon non contempla che i redditi di 20 volte superiori al reddito mediano siano tassati in percentuale inferiore al 100%.

Altre misure forti inserite nel programma sono le pensioni anticipate a 60 anni (attualmente ci si va 62 anni), l’aumento del salario minimo (lo SMIC, che attualmente è di circa 1.153 euro netti al mese e che Mélenchon vorrebbe portare a 1.300 netti), il passaggio alle 32 ore lavorative settimanali dalle attuali 35, secondo il concetto del “lavorare meno per lavorare tutti”. Il leader di “La France insoumise” predica anche la copertura al 100% di tutte le spese sanitarie e l’assunzione di 10mila funzionari pubblici. Tutte proposte difficili da sostenere sul fronte del budget, ma che intanto raccolgono consensi. Inutile dire che i mercati (e le istituzioni di Bruxelles), a ormai poco più di 10 giorni dal primo turno, si aggrappano sempre di più all’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron.

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