“Il mercato italiano è uno dei promettenti d’Europa. La ragione? Una domanda robusta e sofisticata in un mercato poco bancarizzato. Una condizione che ha permesso la crescita degli operatori più agguerriti d’Europa, tipo Fineco o Banca Generali. Solo negli Stati Uniti ci sono piattaforme paragonabili per efficienza dell’offerta ”. Parola di Lorenzo Gazzoletti, direttore generale delegato di Oddo Bhf, boutique finanziaria con una doppia vocazione: i mercati azionari, terreno di caccia del broker parigino da cinque generazioni; l’esperienza nel credito, nel finanziamento all’export e nell’assistenza a 2.300 società del Mittelstand, il cuore dell’economia tedesca, patrimonio di Bhf, l’anima d’oltre Reno. Una boutique finanziaria per modo di dire, viste le dimensioni (oltre 100 miliardi di euro in gestione, 2,300 dipendenti) che lo qualificano come uno di più importanti player finanziari indipendenti nel cuore d’Europa che ha ormai scelto l’Italia come suo terzo mercato di sviluppo, con l’avvio di una succursale autonoma. Sotto la regìa di Gazzoletti, scuola Bocconi, che però non abbandona il quartier generale di Parigi, uno dei pensatoi più attrezzati per seguire, con centinaia di analisti, l’evoluzione delle imprese nel cuore d’Europa. Naturalmente con l’occhio rivolto alle prossime sfide elettorali in Francia..
Quali sono gli umori della City parigina ad un mese esatto dal ballottaggio tra i più votati per l’Eliseo?
“Il sistema istituzionale francese è stato costruito in modo da proteggere il Paese dagli effetti di un voto emotivo, di pura protesta. La nostra previsione, supportata dai sondaggi è che lo sfidante, probabilmente Emmanuel Macron piuttosto che François Fillon, sarà in grado di battere largamente Marie Le Pen. Sarà interessante, però, vedere la composizione della nuova assemblea parlamentare. Nell’ultima legislatura François Hollande è stato condizionato da una maggioranza parlamentare di sinistra, scelta da Marine Aubry”.
E stavolta?
“Credo che Macron sarà affiancato da una maggioranza parlamentare di destra. Si profila una nuova coabitazione tra ul presidente vissuto come vicino ai socialisti e una maggioranza più conservatrice. Ma questo non è per forza un male. L’importante, e questo non vale solo per la Francia, è che le forze politiche siano consapevoli che il sistema è di fronte all’ultima chance: se non si aprirà una stagione di riforme la prossima volta i populisti sfonderanno”.
E c’è lo spazio per le riforme?
“In Francia lo spazio è enorme. Il Paese ha bisogno di forti iniziative sul mercato del lavoro, la burocrazia e di una profonda riforma fiscale. Speriamo che si passi presto ai fatti, perché sotto la pressione del fiscal compact, si sta logorando una generazione di uomini politici: di questo passo resteranno in piedi sono solo i populisti. Per questo le elezioni rappresentano un po’ l’ultima occasione”.
L’Italia non sta meglio…
“Da quel che sento dire da gestori e banchieri direi che i problemi italiani sono simili ma con un’aggravante: la pessima dinamica demografica che rappresenta un’ipoteca molto pesante sulle possibilità future di crescita. Ma un Paese indebitato come l’Italia ha urgente bisogno di crescere. Purtroppo il quadro europeo, per ora, non aiuta. Non resta che sperare in un voto tedesco che aiuti Angela Merkel ad emanciparsi dalla tutela di Schaeuble. Intanto si sta allargando la forbice dell’inflazione: sale oltre Reno perché la Germania scoppia di liquidità importata a fronte del surplus, resta troppo bassa in Italia ”.
Messa così non si capisce l’ottimismo dei mercati.
“Le Borse ragionano su un orizzonte temporale più breve. E le prospettive, a questo proposito, sono buone. Sia dal punto di vista macroeconomico, grazie all’azione delle banche centrali sia, soprattutto, dei conti aziendali. Anzi, c’è un fatto nuovo. Dal 2010 in poi abbiamo avuto che fare con bilanci deludenti: sono fatte ogni inizio anno, in questi anni previsioni positive a gennaio per poi rivederle al ribasso, Al contrario, nel 2017, si stanno rivedendo le stime di utile al rialzo. Almeno di un paio di punti”.
Meglio l’Europa o l’America?
“L’Europa ha senz’altro più chances. Se teniamo conto dei p/e e dell’andamento delle obbligazioni emerge la maggior convenienza dei listini europei”.
In Italia c’è, per giunta, l’effetto Pir sulla raccolta. Quanto può valere?
“I corrispondenti francesi, i PEA, coprono una parte rilevante del mercato. Il vero problema è fornire una materia prima adeguata agli operatori: l’Aim non offre un’offerta di buona qualità, lo Star rischia di rivelarsi troppo piccolo. Speriamo che cresca l’offerta i titoli di buna qualità”.
Forse è la volta buona. Il credito bancario non basta più a sostenere l’economia.
“L’offerta sul mercato mobiliare delle banche è stata meno efficiente in Italia rispetto ad altri Paesi. Ma questo, per paradosso, si è rivelato un grande vantaggio per l’offerta indipendente”.
In che senso?
“Una banca efficiente tende a promuovere i prodotti di casa a scapito degli altri. In Italia, al contrario, sono cresciuti le società indipendenti, le reti e le banche più dinamiche che sono andate a caccia dei prodotti migliori da offrire ai clienti. Solo la Svizzera, in pare, vanta competitor altrettanto attrezzati. Per non parlare della clientela, assai più preparata c sofisticata di quel che non si creda. Per questo Oddo Bhf guarda con grande attenzione e fiducia all’Italia dove abbiamo già registrato una crescita importante, ancor prima di dotarci, come è avvenuto di recente, di una struttura indipendente. Il nostro obiettivo è crescere ulteriormente sia nel segmento alto delle reti dei promotori e dei consulenti finanziari che degli istituzionali, il target più recente”.