I sondaggi elettorali, si sa, valgono quel che valgono e non sarebbe la prima volta che i sondaggisti sbagliano tutto. Sarà anche vero, ma nei pensieri e nelle paure c’è da qualche giorno e soprattutto da ieri un sondaggio che spaventa il vertice del Pd e quello dei Cinque Stelle. E’ il sondaggio Winpoll-Il Sole 24 Ore, pubblicato dal quotidiano economico milanese.
Se si votasse in tempi brevi, il centrodestra prevarrebbe sul centrosinistra 50,8% contro 42,9%. Eppure, malgrado il Governo Conte 2 venga bocciato sull’emergenza sanitaria, sulla crisi economica e sul Recovery Plan, il premier Giuseppe Conte raccoglierebbe un evidente successo se decidesse di presentare una sua lista elettorale, che diventerebbe addirittura la prima nel centrosinistra. I numeri parlano chiaro e clamorosa è la redistribuzione dei voti che una lista del premier provocherebbe nel centrosinistra: la lista Conte è accreditata del 16,5% dei voti, il Pd del 13% e i Cinque Stelle dell’8%. Tradotto: se Conte presenta la sua lista, sbaraglia Pd e Cinque Stelle sottraendo una marea di voti proprio ai suoi due alleati più fedeli e mettendo in ginocchio sia Nicola Zingaretti che Luigi Di Maio.
“I risultati del nostro sondaggio – spiega il politologo Roberto D’Alimonte, docente della Luiss e considerato uno dei maggiori esperti di flussi elettorali – é simile a quello pubblicato recentemente da altri istituti, per esempio la Swg” . Ed è proprio questo che allarma Pd e Cinque Stelle perchè il sondaggio di Winpoll-Il Sole 24 Ore non è un fulmine a ciel sereno ma la conferma di un trend che era già stato individuato. “Fatti 100 i voti verso un’ipotetica lista creata da Conte – puntualizza Il Sole – il 27,9% arriverebbe da elettori che in precedenza hanno votato M5S, il 27,4% da elettori del Pd e il 24,2% da elettori del non voto e dagli incerti”.
Come peserà un sondaggio del genere sulle consultazioni in corso? Insomma, Conte sì o Conte no? Difficile dirlo, ma D’Alimonte fotografa bene la situazione sostenendo che un’eventuale esclusione di Conte dal governo potrebbe spingerlo ad accelerare la formazione di una lista ma “la sua permanenza al governo comporta dei rischi futuri quando si arriverà al voto tra un anno o due”. Bisognerebbe però anche valutare se, una volta estromesso dal governo e di fronte a una legislatura che dura, la forza elettorale di Conte resterebbe invariata e per quanto tempo.
Insomma, la scommessa è aperta e le conclusione di D’Alimonte è la seguente: “Il calcolo razionale dovrebbe portare al Conte ter con Renzi dentro, ma non è ancora detto che finisca così” perchè “un governo con Renzi e senza Conte o un governo istituzionale non possono ancora essere del tutto esclusi”. Di sicuro la crisi di governo non finirà in poche ore.