A dare ascolto alle indiscrezioni che arrivano da chi sta preparando le liste elettorali per il 25 settembre, ci sono forti probabilità che il Pd candidi al Senato a Milano Susanna Camusso, ex segretaria generale della Cgil, sempre in prima fila contro ogni sussulto di riformismo, decisamente anti-Draghi e perfino molto scettica sul Green pass. Ma come si fa a candidare quella che a detta di molti è stata in assoluto il peggior segretario generale di un sindacato che ha avuto l’onore di essere guidato da personaggi come Giuseppe Di Vittorio, Luciano Lama, Bruno Trentin solo per citare i più famosi? Se non è un boomerang questo cos’altro è?
C’è chi dice che, stringendo l’alleanza con Carlo Calenda ed Emma Bonino, il Pd abbia la necessità di coprirsi a sinistra con Camusso e chi, più maliziosamente, pensa che la candidatura dell’ex sindacalista valga a mettere alla prova i nervi, già non saldissimi, di Calenda costringendolo a rompere l’alleanza col Pd o a ingoiare il rospo.
Camusso, “paladina della guerriglia di retroguardia contro il riformismo”
Sia come sia, la candidatura della Camusso non è solo un insulto al riformismo ma al puro buon senso. Ma come si fa a chiedere il voto degli elettori di un partito come il Pd, che vorrebbe intestarsi l’agenda Draghi, per una che ha sempre visto il premier uscente come il fumo negli occhi e che, come ha scritto Il Foglio, ha testardamente condotto “una costante guerriglia di retroguardia contro ogni progetto riformista” e che, per non farsi mancare nulla, ha pure accarezzato l’ambiguo populismo anti Green-pass? C’è un limite al gusto dell’orrido.
Populismo, demagogia, massimalismo e odio per il riformismo: sono questi gli ingredienti che connotano l’identikit politico-sindacale della Camusso e che offuscano l’immagine del Pd. Ma allora viene da chiedersi: per il partito di Letta è proprio il caso di affidarsi a un candidato così? E per di più a Milano, un tempo culla del riformismo progressista? Insistendo sulla Camusso un regalo più grande il Pd non potrebbe davvero farlo a Matteo Renzi, che non perderà un secondo per mettere in evidenza la confusione di idee che regna al Nazareno.