Haddad prova la rimonta impossibile. Che un candidato che ha portato a casa il 46,2% dei voti al primo turno, come è accaduto all’estremista di destra Jair Bolsonaro alle presidenziali in Brasile, vada poi a perdere il ballottaggio è un’ipotesi alquanto remota, soprattutto se si considera il vento che spira, anche in Sudamerica, a favore delle soluzioni più populiste. Ma stavolta potrebbe accadere: stando agli ultimi sondaggi, il delfino di Lula ed ex sindaco di San Paolo, Fernando Haddad, che al primo turno ha sfiorato il 30% fermandosi comunque a quasi 17 punti da Bolsonaro, sarebbe in rimonta. Nelle intenzioni di voto per il secondo turno del 28 ottobre, l’esponente del PT (Partito dei Lavoratori) registra un balzo al 36%, mentre il rivale si conferma in leggera crescita intorno al 49%. La somma non dà 100 perché ci sono tutti gli indecisi e gli astenuti del primo turno: circa un 15-20% di elettori che vanno ancora convinti e che potrebbero – eccome – fare la differenza, consolidando l’annunciato trionfo di Bolsonaro o invece spingendo Haddad nel clamoroso recupero.
La sfida, ora, è aperta. A una parte dell’elettorato iniziano a far paura alcuni propositi di Bolsonaro, soprattutto quelli che si riferiscono alla nostalgia di una dittatura militare. In più, il guru economico del “Messia”, l’economista Paulo Guedes, indicato come futuro ministro delle Finanze o governatore della Banca centrale brasiliana, è finito al centro di un’indagine per speculazioni sui fondi pensionistici statali. Una grana non da poco, anche perché Bolsonaro si candidava come il volto pulito, che avrebbe permesso al Paese sudamericano di lasciarsi definitivamente alle spalle gli scandali giudiziari di Lava Jato. Haddad da parte sua può provare a convincere, oltre allo zoccolo duro dell’elettorato fedele a Lula che di certo gli confermerà il consenso, anche una fascia di votanti moderati, per così dire di centro-sinistra. Il professore universitario infatti ha un profilo diverso da quello dell’ex sindacalista ed ex presidente, e potrebbe smentire coloro che pensano – a torto o a ragione – che con il PT ancora al potere il Brasile rischierebbe di diventare come il Venezuela di Maduro.
La Borsa intanto, che aveva reagito euforicamente alla vittoria di Bolsonaro al primo turno, inizia a vacillare dopo le dichiarazioni del candidato di estrema destra, che ora non vuole più accelerare sulla riforma delle pensioni e che ha anche frenato su alcune privatizzazioni.