Domenica 25 giugno ben 111 comuni con più di 15mila abitanti sono chiamati al ballottaggio per l’elezione del sindaco. Lo scenario delineatosi dopo il primo turno lascia spazio ad una serie di considerazioni ed analisi di carattere politico.
Tra i 25 capoluoghi di provincia chiamati al voto in questa seconda tornata, Palermo e Cuneo sono già stati conquistati al primo turno dal centrosinistra, Frosinone dal Centrodestra. Nei 22 rimanenti, il centrodestra è in testa in ben 13 capoluoghi, Verona e Genova su tutti, mentre il Pd parte in vantaggio solamente in 6 capoluoghi (L’Aquila, Lodi, Monza, Alessandria, Lucca, Pistoia).
Sembra difficile poter trarre delle conclusioni generali dai risultati del ballottaggio di domenica sera. Se infatti sul piano nazionale Forza Italia e Partito Democratico stanno provando ad aprire spiragli per il dialogo, in queste amministrative si sfidano in numerosi capoluoghi. Se, allo stesso modo, sembra difficile pensare ad un accordo Berlusconi-Salvini per le prossime elezioni politiche, in molti dei Comuni in cui il centrodestra è davanti Lega e Forza Italia hanno sostenuto lo stesso candidato sindaco.
Stesso discorso può essere fatto per il centrosinistra. Le continue liti fra Pd e scissionisti bersaniani di Mdp in tema di legge elettorale e futuri scenari sembrano essere state accantonate per queste elezioni. Nonostante tutto però, il partito guidato da Matteo Renzi rischia molto in questa tornata elettoralee.
Nonostante Di Maio ed i suoi siano convinti o cerchino di far credere di aver ottenuto risultati soddisfacenti al primo turno, il Movimento Cinque Stelle è fuori da tutti i ballottaggi nei comuni capoluogo, in attesa del riconteggio dei voti ad Asti. Queste amministrative hanno messo da parte l’entusiasmo di Grillo, e la ventata di cambiamento sembra essere stata fortemente ridimensionata. Certo è però che i voti degli elettori 5 stelle, se non andranno a ingrossare l’esercito dell’astensionismo, saranno determinanti durante il secondo turno.
Il Pd è stato il partito più votato al primo turno, ma è in calo sia al Sud, dove a pesare fortemente è l’astensionismo, sia al Nord, dove ha dovuto fare i conti con Forza Italia e Lega che, uniti, hanno dimostrato di poter competere eccome. Gli scenari che si sono creati nelle principali città al voto non possono far dormire sonni tranquilli a Renzi e ai suoi, anche perché queste elezioni, anche se non si tratta di grandi città, hanno fatto tornare alla carica, più motivato di prima, Silvio Berlusconi, pronto ad inserirsi in una scena politica governata da litigi, discussioni e ripicche.
Analizziamo ora nel dettaglio quali sono le città che offrono gli spunti più interessanti in chiave politica ed in ottica futura.
GENOVA – Da sempre il capoluogo ligure è stata una roccaforte rossa, ma il risultato del primo turno mette in serio dubbio la possibilità che questa tendenza possa essere confermata. Se il centrosinistra dovesse perdere a Genova, come molti si aspettano, il Pd dovrà sicuramente riflettere sulla disastrosa gestione delle vicende politiche in Liguria, dove già ha perso la guida della Regione in favore del centrodestra. In questo scenario caotico e poco chiaro potrebbe inserirsi il manager Marco Bucci, candidato della maxi coalizione del centrodestra che ha ottenuto circa il 39% al primo turno, contro il 33% del candidato di centrosinistra Gianni Crivello.
VERONA – Anche qui, come a Genova, il centrodestra è avanti dopo il primo turno. Anzi, il candidato dem – la professoressa Orietta Salemi – non parteciperà neanche al ballottaggio, essendo stata sconfitta per poco più di 2000 voti da Patrizia Bisinella, compagna del sindaco uscente Flavio Tosi, appoggiata da numerose liste civiche dopo essere uscita dalla Lega nel 2015. Il primo turno ha visto però in vantaggio il candidato della coalizione di centrodestra Federico Sboarina, che ha raggiunto quasi il 30%, mail soccorso rosso del Pd potrebbe far vincere Lady Tosi.
SESTO SAN GIOVANNI – Non si tratta di un capoluogo di provincia, è vero, ma Sesto San Giovanni, nell’immaginario collettivo della sinistra italiana è da sempre considerata la Stalingrado d’Italia, la città operaia da sempre governata dal Pci e dai suoi eredi. Anche qui però il Partito democratico è a rischio, e l’ombra di una sconfitta diventa un fantasma sempre più presente. Il sindaco uscente, la dem Monica Chittò, al primo turno ha raggiunto il 31% dei voti contro il 26% del candidato di centrodestra Roberto di Stefano, con una differenza di soli 1400 voti. L’allarme nel Comune-simbolo dell’hinterland milanese è però scattato quando il candidato centrista Caponi, che ha ottenuto un ottimo 24% al primo turno, ha dichiarato di appoggiare Di Stefano al ballottaggio. Per il Pd, dunque, il rischio di perdere la roccaforte è elevato.
TRAPANI – La situazione che si è creata nella città siciliana è alquanto singolare. Il candidato che aveva ottenuto più voti lo scorso 11 giugno, Girolamo Fazio, è finito sotto inchiesta ed ha dovuto ritirare la propria candidatura. Rimane così in corsa solamente il candidato dem Pietro Savona, che al primo turno aveva preso il 26,27%. Il Pd dunque si trova a dover fare i conti con una situazione paradossale ed una sfida assai difficile per questo ballottaggio: raggiungere il quorum del 50% dei votanti e ottenere almeno il 25% delle preferenze. Se a vincere dovesse essere l’astensionismo, a guidare la città sarà un Commissario nominato dalla Regione.
PARMA – Il primo turno si è concluso con i due candidati molto vicini: Marco Pizzarotti, ex M5S sostenuto dalla lista Effetto Parma, ha ottenuto il 34,78%, mentre Paolo Scarpa, candidato del Pd, ha preso il 32,73%. Saranno decisivi gli elettori della candidata del centrodestra Cavandoli, che ha ottenuto il 19%. Se cinque anni fa, in una situazione del tutto analoga, gli elettori di centrodestra scelsero di indirizzare i voti a Pizzarotti per portare il Pd alla sconfitta, quest’anno il rischio maggiore è quello dell’astensionismo.
COME SI VOTA
Urne aperte, domenica 25 giugno, dalle 7 alle 23. Lo spoglio dei voti inizierà subito dopo la chiusura delle urne, quindi già domenica in tarda serata sarà possibile avere le prime indicazioni sull’esito dei vari ballottaggi.
L’elettore vota tracciando un segno sul rettangolo dove è stato scritto il nome del suo preferito. il voto si esprime solamente per il sindaco e non è possibile scegliere l’opzione del voto disgiunto. Potranno recarsi alle urne solo gli elettori che hanno maturato il diritto di voto entro il primo turno delle comunali. Quindi voteranno solo gli elettori che hanno raggiunto la maggiore età entro la data dell’11 giugno 2017, mentre rimangono esclusi quelli che hanno guadagnato questo diritto nei giorni successivi. Per tutti valgono le regole della volta precedente: occorre presentarsi con un documento di riconoscimento e la tessera elettorale personale a carattere permanente.