C’è più Francia o più Grecia nel voto delle elezioni amministrative italiane? Se guardiamo i risultati (per ora parziali) del primo turno, la risposta è che c’è certamente più Grecia: bassa affluenza (anche se non è stato un vero e proprio tracollo), molta antipolitica (Grillo), e una diffusa frammentazione, al Nord come al Sud. Le cose potrebbero cambiare tra due settimane, quando (grazie ai ballottaggi e al doppio turno, che piace sempre più anche in Italia) il vento di Parigi potrebbe dare un po’ d’aria anche alla boccheggiante politica italiana.
Vediamo comunque le prime indicazioni del voto del primo turno. Era previsto, ma non per questo la conferma è da sottovalutare: il leghista atipico Flavio Tosi ha vinto a mani bassi a Verona, andando forse anche al di là del 55%. Può sembrare una bestemmia, ma questo è anche una sonora pernacchia a Umberto Bossi. Il quale alcune settimane or sono minacciava il candidato sindaco di espulsione dalla Lega. Poi le cose sono andate come sono andate, con il Trota, le lauree e i diamanti. E Tosi è stato ben attento a non far avvicinare il capo alla città di Giulietta.
Non è quindi un caso che ieri, commentando i primi risultati elettorali il leghista maroniano Matteo Salvini, mentre auspicava di andare almeno a quattro ballottaggi nelle città del nord, concludeva che è meglio una sonora sconfitta in solitudine, che una vittoria in cattiva compagnia. Il riferimento era a Berlusconi e al Pdl, partito pressoché disperso nel voto amministrativo, come evidenziano i risultati di Palermo (la città del 61 a 0) dove Costa, candidato del Pdl e dell’Udc, è attorno al 15 %.
Già, perché anche il cosiddetto terzo polo, presentatosi peraltro in ordine sparso, non può certo segnare un risultato positivo. Quanto al Pd arriverà al secondo turno con i suoi candidati ben posizionati per vincere. Situazione complicata anche per il partito di Bersani nel capoluogo siciliano, visto che a contenere ad Orlando (Idv), poco sotto il 50%, potrebbe essere il giovane Ferrandelli. con un risultato appena superiore al 15%. Sempre che riesca a prevalere su Costa.
Naturalmente colpisce il successo dei candidati del movimento di Beppe Grillo. A Parma sarà proprio il rappresentante di 5 stelle Pizzarotti (oltre il 20%) a contendere il ballottaggio al candidato del Pd, in netto vantaggio. Ma anche a Genova potrebbe essere il grillino Putti (attorno al 15%) ad arrivare secondo dopo un testa a testa con il candidato centrista Musso. Ed anche a Verona il candidato grillino è andato oltre il 10%.
Fin qui le prime indicazioni di un voto per ora interlocutorio. C’è da chiedersi se i risultati peseranno sulla tenuta del governo Monti. Dipenderà soprattutto da quella che sarà la reazione degli sconfitti. In particolare del Pdl. Il quale potrebbe giudicare la sconfitta di ieri conseguenza del sostegno a quello che i giornali di Berlusconi considerano il governo delle tasse. Ma davvero un partito che perde a Palermo come a Genova e a Verona, può permettersi di andare dritto dritto ad elezioni anticipate? Farebbe un dispetto soprattutto a se stesso.
E allora Monti dovrà soprattutto pensare a contare (come ha già fatto) nei rapporti con i suoi nuovi interlocutori europei. Nei quali potrebbe esserci un po’ meno Merkel e un po’ più Hollande. Poi i conti si faranno dopo i ballottaggi.